Papa Francesco in Terra Santa: le attese degli intellettuali palestinesi
“50 anni dopo la visita di Papa Paolo VI, la visita di Papa Francesco in Terra Santa”.
È questo il titolo dato ad un recente simposio, svoltosi a Betlemme, ed organizzato
dal Centro Al-Leqa, un istituto culturale per gli studi religiosi e del patrimonio
di Terra Santa. L’evento ha riunito numerose e significative personalità dell’intelligentsia
palestinese, ovvero esponenti del mondo della cultura, della politica, rappresentanti
religiosi, sia musulmani che cristiani.
L’obiettivo del simposio era duplice:
in primo luogo, si è trattato di fare il punto della situazione in vista del prossimo
viaggio apostolico di Papa Francesco in Terra Santa, dal 24 al 26 maggio; in secondo
luogo, si è dato ampio spazio all’analisi di temi quali la riconciliazione, la pace,
la cooperazione di cristiani e musulmano per la promozione della giustizia e della
convivenza tra i popoli.
Tra i relatori erano presenti mons. Fouad Twal, patriarca
latino di Gerusalemme, mons. Joseph Lazzarotto, delegato apostolico a Gerusalemme,
e Abd Al-Majeed Ata, mufti della moschea di Betlemme. Richiamando l’attenzione sull’importanza
che rivestirà questo viaggio apostolico sia da un punto di vista politico che culturale,
Mons. Twal ha evidenziato che l’orizzonte nel quale si svolgerà resta, in ogni caso,
quello della commemorazione del 50.mo anniversario dell’incontro ecumenico tra il
Papa Paolo VI ed il Patriarca Atenagora. Soffermandosi sul tema della riconciliazione,
il presule ha dichiarato che “la Terra Santa è sempre assetata dell’appello indirizzato
da Paolo VI alle Nazioni Unite nel 1965: ‘mai più la guerra’ poiché nella guerra siamo
tutti dei perdenti”, ed ha aggiunto che “questo invito è identico a quello lanciato
da Papa Francesco per impedire la guerra in Siria”. Il patriarca latino ha anche espresso
la sua convinzione profonda sul fatto che “il nostro mondo, la nostra regione hanno
ancora un bisogno quotidiano d’amore, di giustizia e di riconciliazione tra i popoli,
e prima di tutto nei cuori”.
Su questa linea si è mosso il mufti Abd Al-Majeed
Ata, manifestando la propria gioia, oltre che quella del popolo musulmano di Betlemme,
per la visita del Pontefice. Il capo religioso musulmano ha anche ricordato, con attenzione
e profonda ammirazione, l’impegno svolto dai Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI
nel costruire ponti di dialogo per una pace sincera, fraterna, oltre che per una conoscenza
reciproca, tra musulmani e cristiani di Palestina. (A cura di G. Palasciano)