Ail: in 4.000 piazze d’Italia le uova di Pasqua contro le leucemie
Fino a ieri, in 4.000 piazze d’Italia l'Associazione italiana contro le Leucemie,
i Linfomi e il Mieloma (Ail), è stata presente con i suoi volontari per offrire un
uovo di cioccolato a quanti hanno voluto versare un contributo minimo di 12 euro.
Il tradizionale appuntamento di solidarietà ha permesso negli anni di raccogliere
significativi fondi destinati al sostegno di diverse iniziative dell’Associazione.
Al microfono di Eliana Astorri, ne parla l’ematologo Franco Mandelli,
presidente Ail:
R. – Credo che
dobbiamo veramente pensare che l’Ail sia ormai una delle Associazioni più note nel
mondo. Finanzia essenzialmente due settori. Uno è quello della ricerca, senza la quale
non ci sarebbero risultati migliori, non si riuscirebbe a ottenere più cure, più guarigioni
per tutti. L’altro, fondamentale, è quello dell’assistenza domiciliare ai malati.
Cosa significa? Poter mandare a casa quanto prima possibile i nostri pazienti. Il
bambino chiede: “Dottore, quando torno a casa?”, ma anche l’adulto e l’anziano, perché
nella propria casa la malattia viene vissuta in un altro modo, ci sono i parenti,
gli amici. La terza cosa è quella di realizzare e mantenere anche le case Ail che
sono situate vicino ai reparti di cura. Queste costruzioni si trovano in molte città
italiane e i malati che hanno bisogno di fare delle cure, risiedendo lontani, possono
essere ospitati durante quel periodo. Ovviamente poi, a tutto questo si associa quella
necessità – qualche volta impellente – di offrire dei contributi anche piccoli per
dare ai malati la possibilità di mangiare, di essere accuditi dai loro familiari,
di avere dei volontari vicini che con un sorriso, con una carezza, riescono a far
sopportare ai malati anche indagini dolorose, fastidiose.
D. – Nelle nostre
interviste dedicate alle uova di Pasqua, e a dicembre alle Stelle di Natale, prendiamo
sempre l’occasione per denunciare la mancanza di sangue – parliamo in particolare
del Lazio – e per invogliare alla donazione…
R. – Parlare di questo è importante,
perché senza il sangue non si possono curare non solo i malati affetti da leucemie,
linfomi e mielomi, ma anche i soggetti che hanno incidenti stradali, non si possono
fare trapianti d’organo, interventi chirurgici importanti. Nel Lazio soprattutto,
ma anche in molte altre città italiane, il sangue manca. Fare il donatore significa
sentirsi felici almeno per qualche giorno dopo aver donato. Poi, c’è anche un vantaggio
per il donatore, perché donando il sangue prima di donarlo viene sottoposto ad analisi
che consentono qualche volta di fare delle diagnosi precoci che altrimenti non verrebbero
effettuate. Diventano dei cittadini di "serie A", che hanno delle analisi periodiche
gratuite che possono veramente aiutare il donatore stesso.