2014-04-03 09:29:26

Pakistan: cattolici e musulmani in digiuno e preghiera per Sawan Masih e Asia Bibi. Minacce all'avvocato che li difende


La Chiesa cattolica pakistana ha celebrato un mercoledì di digiuno e preghiera per Sawan Masih ed Asia Bibi, due vittime delle controverse leggi sulla blasfemia nel Paese asiatico, condannate a morte e in attesa del processo di appello. All'iniziativa "a favore dei cristiani perseguitati" si sono unite anche diverse organizzazioni della società civile e semplici fedeli; ieri attivisti e leader religiosi hanno promosso diverse manifestazioni di piazza, di natura pacifica, a Lahore e Islamabad "in segno di vicinanza e solidarietà".

Asia Bibi - riferisce l'agenzia AsiaNews - dal novembre 2010 nel braccio della morte, sottoposta a regime di isolamento in carcere per motivi di sicurezza, è ormai da tempo un simbolo della lotta contro la "legge nera". Dopo molti rinvii e temporeggiamenti, il prossimo 14 aprile si dovrebbe celebrare la prima udienza del processo di secondo grado.

Il 26enne cristiano Sawan Masih, originario di Lahore, è stato invece condannato nei giorni scorsi in primo grado, dietro false accuse che in realtà celano dissapori personali con la persona che lo ha denunciato. La sua vicenda aveva dato origine a un attacco mirato contro la minoranza residente nella Joseph Colony di Lahore, con centinaia di case e due chiese date alle fiamme dagli estremisti islamici. In questo caso il processo di appello è previsto per il 25 luglio 2014, presso l'Alta corte di Lahore.

Interpellato da AsiaNews padre Asher Arshad, dell'arcidiocesi di Lahore, sottolinea "l'incoraggiante risposta" ricevuta in questi giorni dalla società civile all'invito al digiuno e alla preghiera "per Asia Bibi e Sawan Masih, due perseguitati a causa della loro fede". Aqeel Mehadi, attivista pro diritti umani di Lahore, aggiunge: "Ci uniamo ai nostri fratelli cristiani in segno di solidarietà, mentre pregano e digiunano" per le due vittime. "In quanto musulmano - continua - sono disgustato per quanto è successo e quanto continua a accadere". Egli ricorda le parole del fondatore del Pakistan moderno, Ali Jinnah, che ha sempre rivendicato nei suoi discorsi il principio della libertà religiosa e immaginato un Paese multiculturale e liberale, in cui "ogni cittadino possa professare la propria religione e non sia incarcerato a causa della sua fede".

Tra l'altro Sardar Mushtaq Gill - attivista e avvocato cristiano che sta seguendo da vicino processi come quello di Asia Bibi e quello di Sawan Masih, cristiani accusati e condannati a morte per blasfemia - a capo dell’Ong “Lead” (“Legal Evangelical Association Development”), è stato pesantemente minacciato e intimidito e, come forma di pressione - riferisce l'agenzia Fides - gli potrebbe essere revocata la licenza per esercitare l’avvocatura. (R.P.)







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