A Genova il card. Bagnasco parla di unità del Paese, reato di clandestinità e divorzio
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Immigrazione, unità della nazione e divorzio breve sono stati i temi affrontati questo
giovedì dall'arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana,
il cardinale Angelo Bagnasco, che ha celebrato la Messa pasquale ad Ansaldo Energia.
Il servizio di Dino Frambati:
Gli attuali
tre anni per ottenere separazione e divorzio, secondo il presidente Cei, il cardinale
Bagnasco, non sono “forma di coercizione della libertà ma piuttosto possibilità che
le persone coinvolte possano far decantare le emotività e le situazioni di conflitto
in modo da affrontare con maggiore serenità un passo grave come il divorzio”. Accorciarne
i tempi, ha affermato l'arcivescovo genovese, può sembrare una maggiore considerazione
della libertà ma sarebbe invece facilitare una decisione così grave anche per il Paese,
perché due persone stanno insieme con un progetto importante per la società, non solo
per un fatto privato”. Forme invece “restrittive e punitive” come il reato di clandestinità
non risolvono “problemi umani gravissimi”, come quelli legati alle migrazioni, ha
affermato il cardinale Bagnasco, sottolineando come il fenomeno immigrazione debba
essere affrontato da tutta l'Europa. Mentre circa la vicenda dei secessionisti arrestati
ieri, il porporato ha ribadito il concetto che l'Italia è una e la “questione della
decentralizzazione di alcune funzioni va vista in un'ottica di non violenza, collaborazione,
unità del Paese, non solo ideale e storica ma effettiva”.