5 anni fa il terremoto dell'Aquila ma l'Italia è ancora indietro sul fronte della
prevenzione
A tre giorni dalla ricorrenza dal sisma dell’Aquila, i geologi tornano a ribadire
che serve un piano nazionale per limitare i danni dei terremoti. Oggi una delegazione
del Consiglio Nazionale sarà in visita nella città abruzzese e nel pomeriggio saranno
consegnati due premi di laurea ad altrettanto ragazzi sulla prevenzione sismica. Il
servizio di Alessandro Guarasci:
Il 45 per cento
degli italiani avverte il rischio sismico come qualcosa di concreto. Ma le città spesso
non sono in grado di resistere a forti scosse. Lo sappiamo, l’Italia è tra le zone
a maggior rischio. Basta dire che nell’area del Monte Pollino, tra Calabria e Basilicata,
dal 2010 ad oggi sono state registrate circa 4mila scosse. E’ indispensabile imparare
a convivere con questi rischi. Ma tanti anni di disastri, pensiamo al Belice, al Friuli,
all’Irpinia, hanno insegnato qualcosa? Risponde Gian Vito Graziano, presidente
del Consiglio Nazionale dei Geologi:
“Se faccio una valutazione, anche un
po’ amara, di quello che è stato il dopo-L’Aquila, io direi anche il dopo-Emilia Romagna,
tantissimo no, non ha insegnato! Perché continuiamo, secondo me, ad avere le stesse
condizioni di cinque anni fa, all’Aquila, nei nostri centri storici …”.
Il
terremoto dell’Aquila del 6 aprile del 2009 per tanti è una ferita ancora aperta.
Sotto le macerie, colpa di un modo di costruire non all’altezza della situazione sono
morti tanti studenti. Angelo Lannutti ha perso una figlia e chiede che questi
ragazzi siano considerati come vittime del lavoro. Un modo anche per fermare lo spopolamento
di universitari che ha colpito la città:
“Questa carenza: lo studente universitario
che animava il centro, oggi non c’è più. Quindi, questo studente universitario che
portava Pil, era "l’operaio" di quell’industria della città, che era l’Università
degli Studi”.
Ma è chiaro, serve la volontà politica, per ricordare in
modo più degno i morti.