"Verbum Domini II". Mons. Pasini: la Bibbia parla ad ogni uomo di ogni tempo e luogo
Duecento volumi e reperti, tra i quali splendidi codici miniati, che raccontano la
storia della Bibbia dai manoscritti ai primi volumi a stampa, fino alla “Bibbia lunare”
trasportata dall’Apollo 14 sul satellite della Terra nel 1971. E’ la mostra ‘Verbum
Domini II’, allestita, da oggi fino al 22 giugno, al Braccio di Carlo Magno in Vaticano,
per iniziativa del ‘Museum of the Bible’ e con la collaborazione dei Musei Vaticani
e della Biblioteca Apostolica Vaticana. Fabio Colagrande ne ha parlato con
mons. Cesare Pasini, prefetto proprio della Biblioteca del Papa.
R. – Sono circa
200 pezzi, in tutto; ovviamente fanno più impressione i manoscritti, però ci sono
anche reperti interessanti, per esempio, dai Musei Vaticani con frammenti di sarcofaghi:
ce n’è uno interessante nel quale si vede, già nel IV secolo, raffigurata la barca
di Cristo come soggetto, e questo è abbastanza normale, ma con i quattro evangelisti.
E’ una delle prime attestazioni iconografiche della centralità dei quattro Vangeli
e dei loro evangelisti.
D. – Tra l’altro, una mostra che propone manoscritti
che molto raramente escono dalle biblioteche …
R. – Proprio così. Per la Biblioteca
apostolica vaticana direi che mai escono, ma in questa occasione meritava che uscissero!
D.
– Voi esponete in prima assoluta un foglio del papiro Bodmer 1415: di che si tratta?
Spieghiamolo ai non addetti ai lavori …
R. – Si tratta di un papiro che è stato
scritto intorno all’anno 200, quindi immaginiamoci cento anni dopo la morte di Giovanni
Evangelista e qualche decennio in più dopo la morte degli altri evangelisti. Questo
papiro contiene il Vangelo di Luca, il Vangelo di Giovanni e li contiene in sequenza,
e in una pagina – proprio in quella che verrà esposta – si vede la fine del Vangelo
secondo Luca e l’inizio di quello secondo Giovanni. E’ la prima testimonianza fisica,
visibile che noi abbiamo di questa realtà – i quattro Vangeli in sequenza – che è
attestata da fonti letterarie coeve a – per esempio – Ireneo di Lione. E’ bello anche
dire: “Guardalo! E’ proprio quel pezzo lì di papiro che tu vedi che ha oramai trascorso
18 secoli di vita, ed è lì ancora a testimoniarti quell’uso antichissimo che ne facevano
verosimilmente in una comunità cristiana dell’Egitto”.
D. – Comè organizzata
l’esposizione? Ci sono una decina di sezioni …
R. – Si incomincia dall’epoca
più antica, quindi dalle testimonianze dell’Antico Testamento – i papiri del Mar Morto
– andando subito a vedere, poi, la divulgazione della Bibbia – il Nuovo Testamento,
ma anche l’Antico Testamento tradotto in greco – della antica realtà europea. E poi,
allargandoci all’Africa settentrionale, in Oriente, andando fin verso la Cina e poi
tutto il mondo latino, quello medievale, salendo su fino alle isole britanniche. Ad
un certo punto ci imbattiamo nella scoperta della stampa e quindi questa rivoluzione
che permette di stampare le Bibbie in massa: sappiamo che il primo volume a stampa
è proprio la Bibbia di Gutenberg. Ma non solo la Bibbia nella traduzione latina più
diffusa in Europa, ma anche nelle altre traduzioni europee e delle lingue vernacolari
che mano a mano si imponevano. Poi c’è una sezione dedicata all’Europa centrale e
orientale, all’America settentrionale e si arriva ai giorni vicini all’oggi – al secolo
scorso – quando le traduzioni della Bibbia diventano le più svariate e vanno a finire
nelle lingue del mondo, anche le più lontane, anche dei popoli più sperduti. L’ultimo
capitolo è dedicato al viaggio della Bibbia sulla luna, perché una versione speciale
della traduzione inglese – la King James Bible – e allunata sul satellite della terra
il 5 febbraio 1971.
D. – E la missione era “Apollo 14” …
R. – Esatto.
D. – Vediamo un po’ davvero come la Bibbia continui oggi a parlarci …
R.
– Direi, chi va alla mostra si rende conto come abbia parlato e continuamente abbia
trovato le modalità più adeguate per parlare ai vari popoli e nazioni e secoli … E
adesso, questa Parola arriva e dice: “Parlo a te. Sono importante per te. Mi apro
nella mia bellezza e nella mia particolarità di comunicazione”. Per davvero, penso
che la persona che andrà a visitare la mostra sarà entusiasta di questo o di quel
reperto, magari dell’antichità, magari della bellezza; che sia entusiasta anche di
capire come la Parola di Dio abbia proprio avvolto secoli e nazioni …