2014-04-02 17:27:19

Rana Plaza: ad un anno dal crollo partono i processi per i risarcimenti. La tesimonianza di una superstite


A quasi un anno dal crollo in Bangladesh del Rana Plaza, l’edificio che produceva per 28 aziende tessili internazionali, è partito il processo per il risarcimento delle vittime. A Roma, l’associazione Abiti Puliti ha ospitato una delle vittime nell’ambito di una campagna europea di sensibilizzazione. Il servizio di Elvira Ragosta:RealAudioMP3

Shila Begun è una degli oltre 2000 operai scampati al crollo del Rana Plaza:

“(parole in bengalese)
Non chiedo un risarcimento solo al governo bengalese, ma a tutte le aziende, che hanno avuto affari con Rana Plaza. Costruivamo noi i prodotti, ma non li facevamo solo per il Bangladesh, li facevamo per tutti. E’ nostro diritto, quindi. Oggi mi vergogno di essere qui a chiedere risarcimenti. Ma voi non siete persone? Penso che siate come noi e quindi abbiate una famiglia. Se ci pensate un attimo è quindi facile capire quello che proviamo. Io sono una donna vedova e come faccio da sola, con mia figlia, non potendo lavorare? Non ho parole oggi, non so cosa dirvi”.

Sotto le macerie dell’edificio le operazioni di soccorso, durate 17 giorni, trovarono i corpi senza vita di 1138 lavoratori. Costretti a lavorare, nonostante da giorni avessero notato le crepe nell’edificio di 8 piani, che produceva capi d’abbigliamento per otre 28 marchi internazionali, per un salario mensile di 30 euro e senza tutela sindacale. Sotto la supervisione dell’Organizzazione internazionale del Lavoro è stato istituito un Fondo cui vittime e familiari potranno chiedere un risarcimento adeguato. Ma non tutti marchi coinvolti hanno versato la loro parte al fondo tra questi anche tre imprese italiane, come ci racconta la portavoce dell’associazione Abiti Puliti, Deborah Lucchetti:

“In Italia le aziende coinvolte direttamente sono tre. Posso dirvi che altre hanno già dimostrato invece una volontà positiva. Mancano all’appello molte altre aziende che erano presenti a Rana Plaza. A livello internazionale le imprese si stanno muovendo, anche quelle americane, che erano quelle più refrattarie ad assumersi la responsabilità. Ci spiace quindi rilevare che le aziende italiane siano ancora al palo. La Commissione che sta già lavorando in Bangladesh, per chiedere a tutte le vittime di sottoporre la richiesta formale di risarcimento, è già avviata. Anche il fondo è partito e da febbraio è aperto alle donazioni di tutti i marchi collegati al Rana Plaza, ma anche di tutte le altre aziende non collegate che lavorano in Bangladesh. Abbiamo finora raccolto all’incirca 10 milioni di dollari, ma la strada è ancora lunga per arrivare a 40”.







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