Pakistan: raccolta firme per salvare Sawan Masih condannato a morte per blasfemia
“Salviamo Sawan Masih” è il titolo della Campagna di raccolta-firme per denunciare
la recente condanna a morte del giovane cristiano pakistano di 26 anni, accusato di
aver insultato Maometto, nel marzo del 2013. Ad organizzare ieri la conferenza stampa
di presentazione della campagna, l’Associazione Pakistani Cristiani in Italia in collaborazione
con alcuni parlamentari rappresentati da Paola Binetti. Per i dettagli della vicenda,
Debora Donnini ha intervistato il fondatore dell’Associazione, Mobeen Shahid:
R. - Sawan Masih
era in casa insieme al suo amico Shahid Imran, stavano parlando ma ad un certo tra
di loro è nata una discussione sulla religione e hanno cominciato a litigare. Il giorno
dopo Shahid Imran ha sporto denuncia contro Sawan Masih per blasfemia contro Maometto.
Ma la verità è un’altra: c’era un gruppo di commercianti che voleva prendere il quartiere
Joseph Colony, dove abitano i cristiani visto che oggi quel territorio che si trova
vicino alla stazione ferroviaria di Lahore, vale un milione di euro. E questo non
è l’unico caso.
D. - Dopo la denuncia contro il giovane, circa tremila persone
si sono scagliate contro questo quartiere cristiano, incendiando 178 abitazioni, negozi
e due chiese. Oltre 400 famiglie hanno perso la casa e gli 83 uomini ritenuti colpevoli
dell’attacco sono stati rilasciati su cauzione. Masih, invece, è stato condannato
a morte. Perché?
R. - Teniamo presente che la folla ha attaccato il quartiere
cristiano perché la polizia aveva rifiutato di registrare la denuncia. E’ la manifestazione
della folla che ha costretto la registrazione della denuncia. E ora coloro che hanno
distrutto le case dei cristiani e bruciato le Bibbie nella chiesa sono liberi su cauzione.
Pensando alla protezione che si sarebbe potuta dare a Sawan Masih registrando la denuncia,
è accaduto che Sawan Masih ora è condannato a morte!
D. - Cosa chiedete con
questa campagna di raccolta-firme?
R. - Attraverso la Campagna firme che noi
abbiamo lanciato, alla quale si può aderire dall’indirizzo di posta elettronica salviamosawammasih@yahoo.it,
chiederemo al Presidente della Repubblica islamica del Pakistan giustizia per Sawan
Masih, visto che presso la Prima Corte di Lahore è stato condannato senza prove. Oltre
a questo chiederemo una maggiore protezione per le minoranze religiose che oggi sono
vittima di questo abuso della legge sulla blasfemia.
D. - Alcune volte si teme
che denunciare questi fatti possa creare una situazione più pericolosa per i cristiani.
Lei cosa pensa?
R. - Nemmeno il silenzio è la soluzione per uscire fuori da
questa situazione, per cui bisogna saper denunciare l’ingiustizia e poi affrontare
il percorso della giustizia. Noi non scappiamo di fronte al caso e davanti al suo
procedimento naturale presso il tribunale, ma nello stesso momento se rimaniamo in
silenzio, in Pakistan si rischia l’estinzione della Chiesa.
D. - Comunque lei
vede che la situazione per i cristiani sta peggiorando?
R. - In Pakistan la
situazione dei cristiani dopo la morte di Shahbaz Bhatti è peggiorata. Prendiamo l’esempio
solo dell’anno scorso: il 40% delle vittime dell’abuso della legge sulla blasfemia
sono cristiani.