Al termine dell'Udienza
generale Papa Francesco ha pregato per le vittime del terremoto de L'Aquila e per
chi ancora vive nel disagio a cinque anni dal sisma. Ha incoraggiato a "tenere viva
la speranza", sollecitando la "ricostruzione delle abitazioni" che "deve accompagnarsi
a quella delle chiese". A salutare il Papa oltre un centinaio di rappresentanti del
gruppo Jemo 'nnanzi (in dialetto abruzzese, 'andiamo avanti'),
nato dalla libera adesione di quanti, all'indomani della tragedia che provocò 309
vittime, si sono voluti adoperare, nonostante le perdite, per la ricostruzione materiale
e morale della città. Da parte loro non è neppure mancata la solidarietà con le popolazioni
dell'Emilia, pure provate dal sisma tempo dopo. Ai nostri microfoni la testimonianza
di Angelo De Nicola e Cesare Ianni, una carica di positività, e quella del Vescovo
di Sulmona-Valva, Angelo Spina: "La via della ricostruzione è difficile per divergenze
fortissime attorno alle grandi scelte da operare che disperdono energie, ci sono lotte,
c'è il riaffermarsi della burocrazia come rete ingabbiante, la frammentazione e il
palleggio delle responsabilità. La mia diocesi - rileva il presule - ha ancora 86
chiese chiuse e attualmente in qualche paese si celebra ancora messa nel bocciodromo
comunale". Antonella Mammarella, insegnante in una scuola primaria de L'Aquila,
completa il quadro poco confortante: "A Bazzano, la parrocchia di fatto è ancora in
una tensostruttura. Nelle aree intorno al capoluogo di Regione ci sono spazi del tutto
anonimi che sono solo veri e propri dormitori. Qui il traffico e il centro commerciale
è l'unico luogo in cui ci si può ritrovare". (a cura di Antonella Palermo)