Il rettor maggiore dei Salesiani: stare nelle periferie, nostro carisma. Causa in
Italia: confidiamo nella giustizia
“Per don Bosco la porta si apre: è una buona password”: cosi il neoeletto rettor maggiore
dei Salesiani, don Angel Fernandez Artime, incontrando ieri a Roma i giornalisti,
dopo l’incontro con il Papa, lunedì scorso in Vaticano, insieme ai partecipanti al
Capitolo generale della Congregazione, in corso fino al prossimo 12 aprile. Il servizio
di Roberta Gisotti:
Come don Bosco
– ha detto don Fernandez - vogliamo promuovere “buoni cristiani e onesti cittadini”,
dialogare “con tutti credenti e non credenti, cattolici praticanti e cosiddetti lontani”,
“anche in realtà istituzionali che non sempre consentono libertà di espressione e
culto”. “Siamo una multinazionale dell’educazione”, ha aggiunto il neorettore maggiore
dei Salesiani, presenti in 132 Paesi, religiosi, consacrati e laici, oltre 440 mila
raccolti in 30 famiglie. Don Fernandez:
"Sento che, come Salesiani,
abbiamo molta speranza. Vedo molta vita e molta freschezza nella Congregazione, perché
siamo in 132 Paesi. E’ vero, però, che dobbiamo affrontare tutta la realtà, che è
diversa, e abbiamo sfide importanti nel mondo. Sfide come l’attenzione ai giovani
e l’emarginazione sono grandi per noi, come anche quella dei tanti giovani che sono
esclusi, di cui ha parlato il Papa. Questo ha colpito davvero il nostro cuore".
Il
Papa ha raccomandato ai Salesiani un vita essenziale e austera oltre che di trasparenza
e responsabilità nella gestione dei beni. E il pensiero è andato alle gravi difficoltà
economiche in cui si trova la Direzione generale della Congregazione che, coinvolta
in Italia in una causa di eredità con la famiglia Gerini, rischia a fine aprile di
vedere messa all’asta la sede del Salesianum, se non interverrà un pronunciamento
del Pubblico ministero sul ricorso presentato dai Salesiani. Don Fernandez:
"Io
non conosco tutto di questo tema problematico, molto conosciuto in Italia, ma soltanto
in Italia. La Congregazione, infatti, si trova in 132 nazioni, dove le 92 province
religiose sono autonome, in questo senso. Il Papa ci ha rivolto una richiesta, che
noi abbiamo sentito piena di affetto: l’invito in primo luogo ad andare, come tutta
la Chiesa, verso la 'periferia', cosa che per noi è carismatica. E allora la chiamata
del Santo Padre l’abbiamo vista come un riferimento a quello che qui in Italia è stato
un problema giuridico con la Direzione generale, che va detto – e per me questo è
importante dirlo - non è un problema di tutta la Congregazione salesiana. Si sente
dire frequentemente: “La Congregazione salesiana ha un vero problema”. Ma non abbiamo
un vero problema finanziario. E’ vero che in questo caso aspettiamo che il processo
in Italia possa avere davvero una buona soluzione per noi. Ma aspettiamo. Crediamo
nella giustizia. Noi crediamo, ed io come rettore maggiore credo fermamente, in questa
maniera di procedere, quella della trasparenza, dell’auditing in tutte le nostre presenze.
E vi dico che, in tante Ispettorie, questa è la nostra maniera di fare".