Il card. Scola: "Dal Calvario nessun uomo che muore è solo"
“Nelle quattro stazioni di questa sera abbiamo percorso le ultime tappe del cammino
doloroso di Gesù, fino alle terribili ore della sua agonia sulla Croce. Ciascuno di
noi, almeno dei più anziani come me, ha ben in mente l’agonia di qualcuno dei propri
cari. Lo strazio di essere lì, accanto a loro, ma incapaci di risparmiargli anche
solo un istante di quella lotta durissima e solitaria. L’impotenza, nonostante l’amorevole
vicinanza, a liberarli da quella tremenda solitudine e dallo spavento del proprio
male e della morte”. Lo ha detto ieri sera il card. Angelo Scola, arcivescovo di Milano,
nella terza Via Crucis, che sta guidando nei martedì di Quaresima nel duomo di Milano.
“Da
quel drammatico pomeriggio sul Calvario di duemila anni fa - ha osservato il porporato
-, nessun uomo che muore è solo. Gesù è con tutti gli uomini che muoiono. Condivide
ogni spasimo della loro agonia e si dona loro. Di più, li perdona (per-dono: nel dono
è stato inserito un moltiplicatore infinito). Padre, perdona loro’”. Il cardinale
- riferisce l'agenzia Sir - ha evidenziato poi che “la vita è una cosa seria, ma noi,
per la nostra costitutiva fragilità e forse per il contesto in cui siamo immersi,
siamo portati a banalizzarla, a mettere il silenziatore sulla responsabilità delle
nostre azioni o a scaricarla su persone e circostanze fuori di noi”.
“Cristo,
il nuovo Adamo, ha preso su di sé e in sé tutta la debolezza e la mortalità della
carne del vecchio Adamo. In Adamo ed Eva la nudità del corpo da trasparente segno
della natura comunionale della persona diventa, dopo il peccato, oggetto di vergogna”,
ha affermato il card. Scola. Ma “la com-passione totale di Cristo che si lascia spogliare
di ogni suo diritto divino, restituisce al nostro corpo la sua dignità originaria
e lo destina alla resurrezione. Quante decisive conseguenze della spoliazione del
Redentore!”.
Il porporato riprende quindi una frase di Gesù sulla croce: “Padre
perdona loro”. Si tratta di “una delle ultime, preziose parole di Gesù sulla croce”,
che “è spesa per ribadire, ancora una volta, la misericordia”. Per l’arcivescovo di
Milano, “a questa esperienza così indispensabile per la vita dell’uomo, della famiglia
oltre che per la vita buona della società e del mondo, deve corrispondere l’assenso
pieno e grato della nostra libertà: Egli ti ama, ti guarda e ti ha riscattato, cammina
con lui e vivi per lui. Ammira, ringrazia, ama, loda e adora’”, come scriveva san
Bonaventura. (R.P.)