2014-04-02 14:21:21

"Atrocità deplorevoli" in Centrafrica: Ban Ki-moon invoca aiuti internazionali


“Agire rapidamente per fornire supporto alla popolazione” del Centrafrica. Lo ha detto ieri il segretario generale dell’Onu, Ban ki-moon, in occasione del vertice Ue-Africa a Bruxelles. Il numero uno del Palazzo di Vetro ha parlato a margine dell’incontro pre-vertice dedicato al Paese africano, sconvolto da un anno di violenze perpetrate prima dai ribelli Seleka e poi dalle milizie anti-Balaka. “Farò appello - ha assicurato - a tutti i Paesi per fornire ulteriori truppe, polizia e sostegno finanziario” alla Repubblica Centrafricana, dove - ha proseguito - ci sono “bisogni urgenti”: la situazione è “molto disastrosa” e “la gente sta soffrendo atrocità deplorevoli”. Ban Ki-moon ha quindi raccomandato di dispiegare una forza di almeno 10 mila soldati; ieri l’Unione Europea ha dato il via libera ad una propria missione militare nel Paese di mille uomini, che si aggiungono ai 2 mila francesi e ai 6 mila militari africani già presenti sul terreno. Al microfono di Giada Aquilino, ascoltiamo frà Antonino Serventini, frate cappuccino a Bimbo, zona aeroportuale di Bangui:RealAudioMP3

R. – I militari francesi assicurano la liberazione e il buon funzionamento delle grandi arterie, come la Transafricana, perché è da lì che passano le ricchezze dell’Africa per l’Europa e per il mondo intero e le merci in entrata.

D. – Quali sono ora le zone più critiche del Paese?

R. - Bangui. Soprattutto la zona del centro commerciale “Kilomètre cinq”, cioè dove c’è tutta l’attività commerciale gestita dagli arabi: lì è il punto critico, dove ancora si sta combattendo e i quartieri sono ad alta tensione.

D. - La stampa internazionale definisce quelle in corso ormai da un anno in Repubblica Centrafricana “violenze a sfondo religioso”. Eppure le testimonianze che arrivano dal Centrafrica dicono che non è così…

R. – E’ vero. E’ tutta una menzogna, non sono a sfondo religioso, perché quelli che attaccano da una parte e dall’altra certamente non lo fanno per motivi religiosi, ma semplicemente per motivi di interesse e di parte, motivi economici: uranio, cotone, grandissimi giacimenti di petrolio e legname. Queste cose sono alla base del ‘litigio’ internazionale: non centrafricano ma internazionale!

D. – La presidente di transizione Catherine Samba Panza ha detto che il Centrafrica è uno Stato che non esiste praticamente più: come si vive in queste ore?

R. – Si vive nell’angoscia. Lo vedo nei bambini che sono qui da noi. Assistiamo 700 persone. C’è angoscia, precarietà. Sono senza scuola, senza acqua, senza possibilità di andare tranquillamente nei campi e ritornare, senza possibilità di andare a fare spese. E poi non possono abitare nei loro quartieri, ciò che interessa loro è salvare la famiglia. Quindi da chi possono andare? Allora si va dai carmelitani, in diecimila, si va in seminario, in seimila, si va dai cappuccini, in 700, si va all’aeroporto, in 100 mila... E poi in queste condizioni: adesso piove, si fanno tende, ma sono insufficienti. Si vive davvero nella miseria.

D. – Lei ha parlato di 700 persone riparate da voi. Ovviamente accogliete tutti, senza distinzione…

R. – Sì. La difficoltà è proprio quella di entrare nel cuore delle persone per poter ricucire i sentimenti di umanità, ma ci vorranno almeno 30 anni per togliere dal cuore dei bambini questa terribile realtà di lacerazione nazionale.

Ultimo aggiornamento: 3 aprile







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