Il Papa ai Salesiani: vicini ai poveri e responsabili nella gestione dei beni, giovani
siano protagonisti nella Chiesa
“Lavoro e temperanza” guidarono l’opera di San Giovanni Bosco, volta a curare le anime,
specie dei giovani. Lo ha ricordato il Papa, ricevendo ieri i partecipanti al 27.mo
Capitolo generale dei Salesiani dedicato al tema “Testimoni della radicalità evangelica”,
nell’anno bicentanario della nascita del fondatore. “Lo Spirito Santo vi aiuti a cogliere
le attese e le sfide del nostro tempo” , ha auspicato Papa Francesco rivolto al neo-eletto
rettor maggiore, don Angel Fernandez Artime, e al Consiglio generale, raccomandando
a tutta la famiglia salesiana “trasparenza e responsabilità nella gestione dei beni”,
oltre che “una vita essenziale ad austera”. Il servizio di Roberta Gisotti:
Se il motto
di don Bosco era “Da mihi animas, cetera tolle” (Dammi le anime, prenditi il resto),
il suo programma era rafforzato da altri due elementi – ha osservato il Papa – il
lavoro e la temperanza. Dunque “lavorare per il bene delle anime”, superando “la tentazione
della mondanità spirituale”, nella “temperanza”, che è il “senso della misura”, di
“accontentarsi”, di “essere semplici”, che al figlio Giovanni aveva trasmesso la mamma:
“La
povertà di Don Bosco e di mamma Margherita ispiri ad ogni salesiano e ad ogni vostra
comunità una vita essenziale e austera, vicinanza ai poveri, trasparenza e responsabilità
nella gestione dei beni”.
L’esperienza di Don Bosco e il suo sistema ‘preventivo’
– ha proseguito Francesco – vi sostengano “per rispondere all’attuale emergenza educativa”,
preparando i giovani “a lavorare nella società secondo lo spirito del Vangelo, come
operatori di giustizia e di pace, e a vivere da protagonisti nella Chiesa":
“La
presenza in mezzo a loro si distingua per quella tenerezza che Don Bosco ha chiamato
amorevolezza, sperimentando anche nuovi linguaggi, ma ben sapendo che quello del cuore
è il linguaggio fondamentale per avvicinarsi e diventare loro amici”.
E,
“fondamentale qui - ha aggiunto il Papa - è la dimensione vocazionale”, che non venga
“confusa con una scelta di volontariato”, evitando “visioni parziali, per non suscitare
risposte vocazionali fragili e sorrette da motivazioni deboli”. Perché le vocazioni
siano frutto di una buona pastorale giovanile, Papa Francesco ha chiesto anzitutto
la preghiera, il coraggio della proposta, il coinvolgimento delle famiglie:
“La
geografia vocazionale è cambiata e sta cambiando, e questo significa nuove esigenze
per la formazione, l'accompagnamento e il discernimento”.
Attenzione particolare
ha raccomandato il Papa per i giovani esclusi dal mondo del lavoro - 75 milioni solo
in Occidente - e a quelli schiavi di dipendenze “che derivano da una comune mancanza
di amore vero”:
“Andare incontro ai giovani emarginati richiede coraggio,
maturità umana e molta preghiera. E a questo lavoro si devono inviare i migliori!
I migliori! Ci può essere il rischio di lasciarsi prendere dall'entusiasmo, inviando
su tali frontiere persone di buona volontà, ma non adatte. Perciò è necessario un
attento discernimento e un costante accompagnamento”.
Infine una riferimento
alla vita di comunità, perché sia ispirata a “relazioni autentiche”, superando “tensioni”,
il rischio dell’individualismo e della dispersione”, e sia fatta di “accoglienza,
rispetto, aiuto reciproco, comprensione, cortesia, perdono e gioia”.