Francia: dopo vittoria del centrodestra, Hollande affida il governo a Manuel Valls
Rimpasto di governo in Francia. Dopo la recente sconfitta elettorale ed il trionfo
della destra il presidente francese Hollande annuncia in Tv il cambio di rotta affidando
a Manuel Valls il compito di guidare l’esecutivo. Al microfono di Cecilia Seppia,
il commento di Massimo Nava, editorialista da Parigi del Corriere della Sera:
R. - È chiaramente
stato un voto contro il governo, un voto di protesta, uno schiaffo fortissimo a Hollande.
Poi, quanto sia consistente e duratura "l’onda blu" - sia quella verso l’Ump del centrodestra
moderato sia quella più consistente del Fronte Nazionale - questo è tutto da vedere
in futuro.
D. - Come al primo turno, sorprende anche il forte risultato del
Fronte Nazionale di Marie Le Pen, che vince in almeno 14 città e diventa ufficialmente
la terza forza di governo. Anche questo è un dato che fa riflettere…
R. - Assolutamente
si, perché innanzi tutto spezza nello scenario politico francese il tradizionale bipartitismo.
Oggi nasce un terzo polo. In secondo luogo, al di là della consistenza numerica, il
fatto simbolico di amministrare città anche importanti per la prima volta è sicuramente
un fatto molto importante che mette anche questo partito alla prova dei fatti.
D.
- Il primo ministro Ayrault ha riconosciuto il fallimento della sinistra, parlando
però di responsabilità collettiva. Il titolare dell'Interno Valls ha preso il suo
posto e ormai la strada è quella di un rimpasto di governo?
R. - Di solito,
il rimpasto è un segnale importante che comunque dà una spinta nuova, una ventata
di energia a un governo che ha il fiato corto. Potrebbe anche essere l’anticamera
di un’elezione anticipata per capire se sia preferibile addirittura una coabitazione
con il centrodestra - ovviamente se si andasse alle elezioni l’ondata blu sarebbe
vincente - per poi giocarsi tutto alle presidenziali del 2017, che normalmente nel
panorama politico francese è la scadenza principe a cui guardano tutti. Poi, il fatto
che Valls sarà il nuovo primo ministro, un uomo sicuramente energico, che nei sondaggi
piace anche alla destra e comunque agli ambienti moderati, questa è una mossa sicuramente
rischiosa. Perché credo che il voto di domenica vada letto anche in questa chiave:
Hollande viene contestato e punito perché non fa abbastanza per rilanciare il Paese,
per le riforme, per rinnovarlo, per rilanciare l’economia, per l’occupazione, quindi
paga la crisi. Ma, al tempo stesso, paga i tentativi di riforma, Valls compreso.
D.
- Hollande ha comunque conservato Parigi. Questo potrebbe essere un salvagente per
il suo partito, in vista delle elezioni europee di maggio?
R. - Non credo.
Questo è semplicemente un elemento consolatorio. Certo, la capitale ha sempre la sua
importanza: è un po’ il faro, i giornali sono qui, l’intelligenza è qui. Però, non
dimentichiamo che in questo voto di protesta c’è anche un sentimento molto francese
di ostilità verso la capitale, verso il centralismo, verso il verticismo dello Stato.
D.
- Guardando al quadro europeo, cosa cambia questo voto francese? Una volta lei ha
detto: “Le nubi nere per l’Europa arrivano dalla Francia”. Sembra essere di nuovo
questo il caso…
R. - Intanto, sicuramente la Francia è uno dei grandi "malati"
d’Europ,a a dispetto di alcune statistiche e delle mascherature che vengono fatte
per il suo oggettivo peso politico. Quindi, il rischio contagio per l’Europa è evidente,
perché molte in cose di queste voto si possono leggere problematiche che spesso leggiamo
sui giornali a proposito dell’Italia e più in generale dell’Europa: è evidente che
la politica di austerità, lo spread come unica bussola di scelte politiche
e di comportamenti, la disoccupazione crescente, più tutta la distanza che c’è tra
gli ideali europei e la burocrazia europea, sono degli elementi che non possono essere
bollati via come un rigurgito populista. C'è qualcosa di più sotto: la grande maggioranza
dei cittadini europei è stanca, preoccupata, non vede gli effetti dell’euro.