Egitto: respinte le false accuse contro il monastero di Santa Caterina
In una articolata conferenza stampa svoltasi domenica al Cairo, alcuni rappresentanti
del mondo politico e accademico egiziano hanno respinto le false accuse di infedeltà
alla nazione egiziana e di collusione con entità straniere rivolte in tempi recenti
contro i monaci di Santa Caterina, il complesso nel Sinai conosciuto e apprezzato
come uno dei più antichi monasteri cristiani del mondo.
Il principale artefice
degli attacchi al monastero è il generale in pensione Ahmed Ragai Attiya, che ha accusato
i monaci di aver modificato la toponomastica dell'area, di aver nascosto i cosiddetti
12 ruscelli di Mosè (quelli che secondo tradizione dissetarono il popolo ebraico durante
il suo Esodo verso la Terra Promessa), di essersi impossessati del 20% della terra
del Sinai meridionale, di aver issato sul monastero in alcune ricorrenze speciali
la bandiera greca e di aver trasformato il monastero in un'area occupata dalla Grecia
e dall'Unione Europea.
In margine a un precedente seminario organizzato al
Cairo dal generale Attiya, era stata distribuita anche una pubblicazione che auspicava
la creazione di un “Fronte per la difesa del Sinai meridionale” e descriveva i monaci
greci come occupanti. Prendendo spunto da questi attacchi, alcuni organi di stampa
vicini ai salafiti hanno accusato il monastero di connivenza con i servizi d'intelligence
israeliana. E quindi di rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale.
Alla
conferenza svoltasi ieri hanno preso parte, tra gli altri, il monaco di Santa Caterina
Gregorios al-Sinawi, il giurista e ex parlamentare Ehab Ramzy, il consulente Rifat
al Said e i rappresentanti di alcune tribù locali coinvolte nella sicurezza del Monastero.
Tutti gli intervenuti hanno respinto le accuse anche sulla base dei documenti che
definiscono lo status della comunità monastica e i suoi rapporti con la nazione egiziana.
Alcuni relatori, nei loro interventi, hanno adombrato il tentativo di fomentare attraverso
le menzogne l'ostilità popolare contro il monastero, in un'area dove si concentrano
gruppi islamisti armati. L'area di proprietà del monastero include altri 71 giardini
e siti monastici di minore entità. (R.P.)