Darfur: nessun cessate il fuoco ma segnali incoraggianti
Si è concluso senza la firma di un atteso cessate-il-fuoco, il secondo forum di Um
Jaras per la pace e la sicurezza in Darfur. Al termine dell’incontro - riferisce l'agenzia
Misna - i partecipanti hanno divulgato una nota in cui raccomandano il disarmo di
tutti i gruppi e le milizie armate, e ribadiscono che solo le forze armate sudanesi
(Saf) hanno il diritto di girare armate nella turbolenta regione occidentale.
I
capi tribali intervenuti per l’occasione nella cittadina, non lontano dal confine
col Ciad, hanno sottolineato l’esigenza che i militari fuoriusciti siano “reintegrati
nell’esercito regolare o comunque sottoposti a una supervisione” da parte dello Stato
che deve tornare a imporre “lo stato di diritto” sul territorio. Il riferimento è
ai combattenti delle cosiddette Forze di rapido intervento (Rsf) costituite da paramilitari
e ‘Janjaweed’, combattenti di etnia araba alleati di Khartoum nel conflitto civile
darfuriano.
All’incontro, a cui hanno partecipato anche al presidente del Sudan,
Omar Hassan al Bashir, e il suo omologo ciadiano Idriss Deby, erano presenti anche
i leader tradizionali delle tribù Rizeigat, Massalit, Ma’alia, Salamat and Ta’isha,
protagonisti di aspri scontri in diverse regioni del Darfur nell’ultimo anno e mezzo.
Esponente
del clan Zaghawa Bidyat, legato alla tribù del Darfur, Deby potrebbe avere un ruolo
fondamentale da svolgere nella mediazione sul conflitto. Inoltre è sposato con una
figlia di Musa Hilal, leader della milizia sudanese che ha recentemente disertato
dal partito di governo del Sudan, prendendo il controllo su molte località del Nord
Darfur.
Segnali incoraggianti, considerato anche il sostegno espresso alla
pace e alla coesistenza pacifica e la lettera aperta, indirizzata al presidente, in
cui si impegnano a non fare ricorso alle armi e alla volontà di risolvere “in modo
pacifico” differenze e dispute. (R.P.)