2014-03-30 14:10:19

Crisi ucraina: a Parigi l'incontro Russia-Usa per cercare una soluzione


L’Ucraina risponde con un secco 'no' alla proposta russa di far diventare l'Ucraina uno Stato federale, assecondando le richieste autonomiste dei filorussi delle regioni orientali e meridionali del Paese. E mentre Mosca ha annunciato circa 5 miliardi di euro di aiuto all’economia della Crimea, gli Usa hanno stabilito un finanziamento da 10 milioni di dollari alla Moldova affinché rafforzi i controlli sulla frontiera con l'Ucraina.

E si attendono importanti novità dal doppio incontro di oggi pomeriggio e domani mattina a Parigi tra il segretario di Stato americano John Kerry ed il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Un vertice che arriva dopo la telefonata tra Obama e Putin e con il rilancio dell'azione della diplomazia internazionale. In proposito Benedetta Capelli ha raccolto il commento di Fulvio Scaglione, vicedirettore di Famiglia Cristiana ed esperto dell’area:RealAudioMP3

R. – Io credo che questo incontro, e comunque la trattativa Usa-Russia, sia inevitabile perché quello a cui abbiamo assistito in queste settimane, al netto del rovesciamento del governo di Yanukovich e dell’annessione – o comunque la si voglia chiamare – della Crimea da parte della Russia, è un gigantesco cumulo di chiacchiere. Fin dall’inizio è stato chiaro che un problema generale di riassetto della posizione strategica dell’Ucraina non avrebbe potuto essere risolto senza una partecipazione della Russia. Aver cercato di spingere ai margini la Russia con la forza della diplomazia è stato un grave errore, che ha poi portato a quello che sappiamo. Tutta la politica delle sanzioni e tutte le minacce, le urla che si sono sentite in queste settimane sono cose abbastanza vuote. Era inevitabile che si arrivasse comunque a sedersi di nuovo al tavolo delle trattative. Da questo incontro possiamo aspettarci un ritorno alla ragione.

D. – Quali sono i punti di congiunzione tra Stati Uniti e Russia e quali invece quelli di differenza?

R. – Credo che punti di congiunzione ce ne siano pochissimi; quello che invece deve subentrare è il realismo della politica, la razionalità della politica. E’ abbastanza chiaro che l’Ucraina non può essere strattonata né in un senso né nell’altro; che – anzi – entrambe le soluzioni, quindi l’unione doganale proposta dalla Russia e il trattato di adesione all’Unione Europea, per ragioni diverse, comporteranno per l’Ucraina un periodo molto, molto duro di sacrifici, di riforme costose in termini di vita degli ucraini. Non c’è una soluzione garantita, non c’è una via lastricata di latte e miele: l’Ucraina ha scelto – o sceglierà, quasi sicuramente – la via europea. Sarà una via che comporterà tanta lotta e tanti sacrifici.

D. – Il ministro degli Esteri russo Lavrov ha detto che “federazione non è più una parola tabù nei nostri negoziati”: che cosa significa?

R. – Significa che le parti stanno cercando di metterci un po’ di elasticità; nel caso specifico, la Russia è disposta a discutere uno status per la Crimea che non sia quello dell’annessione pura e semplice, che non sia quello della Crimea che diventa un’altra regione della Russia tout court.

D. – Tra l’altro sembra aprirsi un fronte per quanto riguarda i tatari musulmani, che al loro congresso hanno deciso di creare un territorio autonomo chiedendo anche il sostegno dell’Onu, del Consiglio d’Europa, dell’Osce … Che fronte può essere, questo che si apre?

R. – Penso che non sia nessun fronte, non credo che si abbia convenienza a sostenere un’ulteriore fonte di problemi. Questo, naturalmente, attiene alla solita politica del doppio standard, per cui l’Occidente si fa in quattro – almeno a parole – per il Tibet cinese o per il Kosovo, e poi poco si interessa di rivendicazioni che non sono certamente meno fondate o meno dignitose di queste che ho appena elencato.







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