Obama in Arabia Saudita. La crisi siriana e l'Iran i temi "caldi"
Ieri il presidente americano, Barack Obama si è recato in Arabia Saudita. Una tappa
importante alla luce delle recenti diversità di vedute tra Riad e Washington sul disgelo
dei rapporti tra Stati Uniti e Iran, storico antagonista dell’Arabia, e delle divergenze
sul modo di affrontare la crisi siriana. Sul clima della visita, Giancarlo La Vella
ha intervistato Paolo Branca, esperto di Medio Oriente, docente all’Università
Cattolica di Milano:
R. – Sicuramente,
i Paesi arabi del Golfo avrebbero preferito una politica più aggressiva contro l’Iran,
loro storico avversario. Obama, quindi, ha degli alleati storici per ragioni geostrategiche
ed energetiche, come i sauditi, con i quali deve cercare di recuperare un’intesa un
po’ scricchiolante.
D. – Quale ruolo può avere oggi l’Arabia Saudita nelle
varie crisi della zona mediorientale, prima tra tutte la crisi siriana?
R.
– Ce l’ha e ce l’ha forte, anzi dovremmo registrare il fatto che sia stata proprio
l’incertezza degli Stati Uniti, nel periodo delle "primavere arabe", ad aprire il
protagonismo non solo dell’Arabia Saudita, ma anche di piccoli altri Stati della zona,
come il Qatar. Quindi, questa titubanza americana ha lasciato che alcune dinamiche
conflittuali, in zona, si alimentassero e adesso sarà difficile gettare acqua sul
fuoco.
D. – Per quanto riguarda invece la madre di tutte le crisi, quella israelo-palestinese,
l’Arabia potrebbe dare una grossa mano agli Stati Uniti?
R. – Siamo in una
situazione un po’ bizzarra, se si vuole, nel senso che l’Arabia e Israele sono entrambi
su un fronte anti iraniano contro gli hezbollah e certamente non amici del regime
siriano. Questa concomitanza di interessi temporanei potrebbe aiutare una collaborazione,
ma dubito che ci sia l’interesse e la volontà di riaprire il dossier arabo-israeliano,
che molti ritengono sia meglio lasciare quieto, visto che tutta la regione è in subbuglio.
Aggiungere questo problema ad altri forse non aiuterebbe.
D. – Alleanze e diritti
umani: forse stride questa vicinanza tra Riad e Washington, quindi tra la più grande
democrazia del mondo e un Paese che, forse, sul campo dei diritti umani deve fare
ancora parecchi passi importanti...
R. – Purtroppo, questo discorso vale certamente
per l’Arabia, in particolare, ma in generale per i Paesi dell’area, per molti Paesi
dell’Asia o dell’Africa. E la crisi economica non aiuta certamente a cercare di cambiare
alleanze, appoggi con maggiore rispetto dei diritti umani. In più, il protagonismo
della Russia di Putin e la sempre emergente, crescente, influenza della Cina, dove
non sono certamente molto preoccupati del dossier dei diritti umani, lasciano gli
occidentali ancora più svantaggiati su questo settore, che invece dovrebbe essere
cruciale.