L'Assemblea Generale delle Nazioni Uniti ha bocciato come invalido ed illegale il
referendum del 16 marzo in cui la Crimea ha votato la secessione dall'Ucraina e l'annessione
alla Russia. A favore del testo hanno votato 100 Paesi, 11 si sono espressi contro
e 58 si sono astenuti. A Kiev ieri sera circa 1500 ultranazionalisti hanno presidiato
la Rada, il Parlamento nazionale, con la richiesta di dimissioni del ministro degli
Interni Avakov. Intanto il piano economico diventa determinante per il futuro dell’Ucraina.
Giuseppe D’Amato
Il
Fondo monetario internazionale ha già pronto un piano di aiuti compreso tra i 14 ed
i 18 miliardi di dollari in due anni. La velocità delle riforme in alcuni settori
chiave tra i quali l’energia, ha spiegato il capo missione Fmi Georgiev, determinerà
l’esatto impegno finanziario. L’obiettivo è di “ripristinare la stabilità e riportare
il Paese alla crescita”. Parallelamente Unione europea e Stati Uniti dovrebbero aprire
proprie linee di credito verso Kiev per altri 10 miliardi. In totale, però, assicurano
gli esperti serviranno nell’arco di 3-5 anni non meno di un centinaio di miliardi.
Proprio per ottemperare agli impegni, il governo ucraino ha approvato subito un aumento
dei prezzi del gas per uso domestico del 50%. Ma senza questo sacrificio, ha spiegato
il premier Jatseniuk il Paese slavo rischierebbe la bancarotta e la contrazione del
Pil del 10%. La Russia, intanto, reclama da Kiev 16 miliardi di debiti ed aumenterà
il prezzo delle forniture di idrocarburi.