Ucraina, la Timoshenko si candida alla presidenza. Fmi stanzia piano di aiuti per
Kiev
In Ucraina, le autorità hanno denunciato la presenza di circa 100mila soldati russi
ai confini con Kiev ma non ci sono conferme da parte di Mosca. Intanto le Nazioni
Unite hanno bocciato come “illegale” il referendum con cui il 16 marzo scorso la Crimea
ha votato per la secessione dall'Ucraina e l'annessione alla Russia. A correre per
le presidenziali ucraine del 25 maggio c’è anche l'ex primo ministro Julia Tymoshenko,
uscita di prigione il mese scorso dopo la caduta del presidente Yanukovich. Due volte
premier, ha già corso nel 2010 ma è stata battuta di poco da Yanukovich. Subito dopo,
l'accusa di corruzione in un affare di gas e l'arresto nel 2011. Intanto, il Fondo
monetario internazionale (Fmi) promette all'Ucraina, ormai in recessione, un piano
di aiuti compreso fra i 14 e i 18 miliardi di dollari. Dell’importanza delle misure
e del ruolo anche di Bruxelles nel sostegno a Kiev, Fausta Speranza ha parlato
con Carlo Altomonte, docente di politiche economiche all’Università Bocconi:
R. – Il Paese
è di nuovo in recessione e ha sperimentato un deflusso di capitali, ha una crisi di
bilancia commerciale e un costo di importazioni maggiore a quello delle esportazioni,
la valuta si sta indebolendo: siamo a una classica crisi dell’economia emergente.
E, ovviamente, il fatto che sia venuto meno anche il sostegno o l’implicito sussidio
al prezzo dell’energia da parte della Russia peggiora le cose.
D. – Gli aiuti
del Fondo monetario internazionale in questa fase: quali obiettivi e quali possibilità,
secondo lei?
R. – Sono sostanzialmente i classici aiuti di stabilizzazione
che consentono al Paese stesso di superare la crisi finanziaria, di avere accesso
alle risorse che servono per pagare i debitori internazionali e quindi evitare un
default e poi rimettere in piedi un programma di consolidamento e di recupero
della competitività, sullo stile di quello che abbiamo fatto noi in Grecia o in Portogallo
o in Spagna, o che si è fatto in passato per le crisi asiatiche. Quindi, diciamo che
da questo punto di vista, tutto come da programma tradizionale del Fondo.
D.
– L’Unione Europea ha firmato l’accordo politico per il processo di adesione. Ma dal
punto di vista economico, a questo punto, quali sono i rapporti e quali possono essere
gli sviluppi?
R. – L’accordo di associazione che si sta definendo, e che poi
prevederà la clausola di adesione, prevede una clausola di libero scambio: quindi,
sostanzialmente andranno abolite tutte le restrizioni commerciali e le tariffe al
libero scambio tra l’Unione Europea e l’Ucraina. Questo consente ai beni ucraini di
avere liberamente accesso al mercato europeo e, viceversa, ai nostri investitori di
andare in Ucraina protetti dalle regole europee. Quindi, come è già capitato per i
Paesi dell’Europa dell’Est – Polonia, Romania e Bulgaria eccetera – questo dovrebbe
sicuramente favorire nel medio periodo lo sviluppo del Paese. Da un punto di vista
politico, evidentemente, noi stiamo ora stringendo accordi molto stretti con un Paese
che poi potrebbe diventare Stato membro e quindi stiamo spostando il confine dell’Unione
Europea potenzialmente dentro, nel cuore della Russia. E questa, evidentemente, è
una questione politica molto, molto delicata.
D. – Professore, proviamo a vederla
dal punto di vista del cittadino ucraino: a questo punto, il primo provvedimento è
che gli aumenta il prezzo del metano in casa del 50%. E’ così?
R. – Sicuramente
sì, nel breve periodo, ma questo gli consente anche di avere una prospettiva superiore
di sviluppo e di crescita nel medio, perché è evidente che un prezzo della crisi ucraina
dipende dallo status abbastanza strano del Paese, compresso tra l’Unione Europea e
la Russia, quindi in assenza di un proprio destino, se vogliamo.
D. – In questa
fase, le politiche economiche quanto determinano anche il futuro status geopolitico
di quell’area?
R. – Secondo me, non tanto. Nel senso che in questa fase, quello
che occorre è stabilizzare il Paese, garantirgli un minimo di crescita e di prosperità.
Però, il Paese resta un Paese molto diviso, tra Est e Ovest: a est dell’Ucraina si
parla russo e a ovest dell’Ucraina invece si parla ucraino e si guarda con interesse
all’Europa; a est non è così. Quindi, secondo me, l’Unione Europea – nel caso Ucraino
– deve stare molto attenta a non accelerare troppo il processo, un po’ come è stato
fatto – se vogliamo – nel caso delle ex Repubbliche jugoslave, proprio per impedire
che, nonostante il benessere economico e nonostante la crescita economica, questa
cosa possa però fare gestire in maniera non adeguata le situazioni politiche interne.
Secondo me, la prospettiva di adesione è una prospettiva di medio termine: dobbiamo
aspettare che il libero mercato, la crescita e l’economia attenuino le tensioni etniche
e nazionali all’interno del Paese.