Pubblicato programma del Papa in Terra Santa. Il Patriarca latino di Gerusalemme:
sua voce profetica
La Sala Stampa vaticana ha pubblicato oggi il programma ufficiale del viaggio apostolico
di Papa Francesco in Terra Santa, dal 24 al 26 maggio prossimi. Il servizio di
Giada Aquilino:
L’occasione
è il 50° anniversario dell’incontro a Gerusalemme tra Papa Paolo VI e il Patriarca
di Costantinopoli, Atenagora. Era il 5 gennaio 1964. Ora Papa Francesco compie il
pellegrinaggio in Terra Santa per commemorare quello storico abbraccio. Amman, Betlemme
e Gerusalemme, le tappe del viaggio. Sabato 24 maggio l’arrivo in Giordania, con la
cerimonia di benvenuto nel Palazzo Reale Al-Husseini di Amman e la visita di cortesia
ai reali di Giordania. Poi l’incontro con le autorità locali, quindi la Santa Messa
all’International Stadium della città. Il Papa visiterà anche il Sito del Battesimo
di Gesù a Betania oltre il Giordano e, nella chiesa latina, incontrerà i rifugiati
siriani e giovani disabili.
Domenica 25 maggio, dopo il congedo dalla Giordania,
l’arrivo a Betlemme, nei Territori palestinesi. A seguire la cerimonia di benvenuto
nel Palazzo presidenziale e la visita di cortesia al presidente dello Stato di Palestina,
Mahmoud Abbas. Quindi l’incontro con le autorità locali. Il Pontefice celebrerà poi
la Santa Messa e la preghiera del Regina Coeli nella Piazza della Mangiatoia. Pranzerà
con un gruppo di famiglie palestinesi al Convento francescano di Casa Nova. Subito
dopo, è prevista la visita privata alla Grotta della Natività. A seguire, nel Phoenix
Center del campo profughi di Dheisheh, il saluto ai bambini lì ospitati, a quelli
di Aida e di Beit Jibrin. Termina così la tappa a Betlemme, col trasferimento a Tel
Aviv, in Israele. Da qui a Gerusalemme. Quindi, nella sede della Delegazione Apostolica,
l’incontro in forma privata col Patriarca Ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo
I, e la firma di una dichiarazione congiunta. Poi, nella Basilica del Santo Sepolcro,
l’atteso incontro ecumenico in occasione del 50° anniversario dell’abbraccio tra Papa
Paolo VI e il Patriarca Atenagora. A seguire la cena coi Patriarchi, con i vescovi
e con il seguito papale al Patriarcato latino.
Lunedì 26 maggio, dopo la visita
al Gran Muftì di Gerusalemme nell’edificio del Gran Consiglio sulla Spianata delle
Moschee e quella al Muro occidentale, il Papa deporrà dei fiori al Monte Herzl e visiterà
il Memoriale dello Yad Vashem. Al Centro Heichal Shlomo, nei pressi della Jerusalem
Great Synagogue, il Santo Padre sarà in visita di cortesia ai due Gran Rabbini di
Israele. Quindi si recherà nel Palazzo presidenziale per quella al presidente israeliano
Shimon Peres. Nel Notre Dame Jerusalem Center, si terrà l’udienza privata al primo
ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Dopo il pranzo col seguito, Papa Francesco
si trasferirà nell’edificio antistante la chiesa ortodossa di Viri Galileai sul Monte
degli Ulivi, per una visita privata al Patriarca Bartolomeo I. Seguirà nella chiesa
del Getsemani, accanto all’Orto degli Ulivi, l’incontro con i sacerdoti, i religiosi,
le religiose e i seminaristi. Poi, nella sala del Cenacolo, la Santa Messa con gli
ordinari di Terra Santa e il seguito, ultimo atto di questo primo pellegrinaggio di
Papa Francesco nella terra di Gesù. Infine, il trasferimento da Gerusalemme all’aeroporto
internazionale Ben Gurion di Tel Aviv e il congedo dallo Stato di Israele. Il rientro
a Roma Ciampino nella tarda serata di lunedì.
Oggi, a Gerusalemme, il Patriarca
latino Fouad Twal ha presentato ai giornalisti il pellegrinaggio del Santo Padre
in Terra Santa, che prevede, dunque, anche una tappa in Giordania. Giada Aquilino
lo ha intervistato:
R. – E’ il primo
viaggio in Giordania e siamo felici, benché la visita sia breve. Abbiamo un solo atto
pubblico in Giordania: una Santa Messa nello stadio di Amman. Verranno tutti i nostri
cristiani, con i bambini, e saremo tra i 30 e i 50 mila a festeggiare l’arrivo del
Santo Padre. Poi ci sarà, come lui desidera, un incontro con i piccoli rifugiati siriani,
simbolo di questa umanità ferita: sarà un incontro con più di 500 bambini. Il giorno
dopo, domenica, prenderemo gli elicotteri dalla Giordania fino a Betlemme, dove ci
sarà la visita al presidente palestinese e poi la Messa. Questo per noi e per i fedeli
sarà un momento molto significativo. Per il Santo Padre, un momento importante sarà
quello dell’incontro con il Patriarca ortodosso, nel Santo Sepolcro, e con gli altri
Patriarchi – quello armeno, quelli orientali cattolici – che verranno ad assistere
e a partecipare. Sarà una bella festa. Tanti amerebbero vedere il Santo Padre anche
in Galilea, ma pare che lui questa volta non andrà. Preghiamo e speriamo che ci possa
essere un’altra occasione in cui il Santo Padre venga a trovarci.
D. – Con
il viaggio si commemora lo storico abbraccio tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora,
avvenuto 50 anni fa. Come anticipato, presso la Basilica del Santo Sepolcro si celebrerà
l’incontro ecumenico con tutti i rappresentanti delle Chiese cristiane di Gerusalemme,
insieme al Patriarca Bartolomeo I di Costantinopoli. Nel cammino ecumenico, che cosa
rappresenterà il nuovo incontro?
R. – Un nuovo slancio, un nuovo appello, un
invito a questa comunione, a questa unità dei cristiani. Ricordo che nel ’64 ci fu
grande entusiasmo fra tutti i cristiani per questo movimento ecumenico. Abbiamo fatto
progressi, ma siamo rimasti separati. C’è una comunione, c’è una collaborazione a
livello istituzionale, in Terra Santa, in Giordania e Gerusalemme, con le nostre scuole,
gli ospedali, la Caritas. La comunione, però, l’unità completa, secondo il desiderio
del Signore Gesù, non è ancora stata realizzata. Però vivremo lo stesso entusiasmo,
gioia, incoraggiamento, speranza. Continuiamo a pregare, continuiamo a lavorare, continuiamo
a vivere questa unità nelle nostre istituzioni cattoliche latine, del Patriarcato
Latino, in tante scuole, in tanti ospedali ed in tante opere buone di carità, per
tutti, senza distinzioni. In un certo senso, io dico che tutti i cristiani sono miei:
che siano ortodossi o armeni non cambia niente di fronte a Dio e alla storia.
D.
– I cristiani di Terra Santa soffrono le condizioni di vita particolarmente difficili,
che spesso li inducono ad emigrare. Cosa si attendono questi fedeli dalla visita del
Papa?
R. – Oggi come oggi tutto il Medio Oriente soffre. Speriamo, siamo certi,
che il Santo Padre ci darà una parola d’incoraggiamento, per confermarci in questa
fede. Quanto costa la fede qui? Per avere fede qui, bisogna pagarne il prezzo, costa.
Non dimentichiamo che prima di noi, anche il Signore ha pianto! Continuiamo a pregare,
a piangere, ad accogliere i pellegrini: che siano tutti benvenuti, che si sentano
a casa. Però la situazione è quella che è. Ma non perdiamo mai la speranza: il Signore
ci ama e ci incoraggia.
D. – E le attese nelle altre comunità? Quella ebraica,
quella musulmana…
R. – Per fortuna tutti pensano che il Santo Padre sia loro
amico. E va da sé che qualsiasi discorso, qualsiasi parola per una maggiore giustizia,
per una maggiore dignità, per una maggiore collaborazione avrà indirettamente una
dimensione politica.
D – Quale impulso potrà dare il viaggio di Papa Francesco
ai negoziati di pace tra israeliani e palestinesi?
R. – Dobbiamo aspettare
un poco per vedere le reazioni sui giornali, le voci. Non dobbiamo anticipare e bruciare
le tappe.
D. – In Siria si sono ormai superati tre anni di guerra. Il Papa
più volte ha levato la sua voce, la sua preghiera per la pace, per le popolazioni
colpite dal conflitto. Il Patriarcato di Gerusalemme è impegnato nell’accoglienza
e nella solidarietà per i profughi siriani. Lei ha ricordato che ci sarà una tappa
in Giordania. Come il Papa incontrerà questi profughi?
R. – Incontrerà questi
profughi in Giordania, ma non tutti, solo i bambini. Abbiamo, infatti, un milione
di profughi. I bambini rappresenteranno tanti campi, perché ormai non c’è più un solo
campo in Giordania. I siriani sono su tutto il territorio giordano, fino al Sud, per
cercare lavoro, vita, dignità. Preghiamo anche per questa pace. Ricordiamo la volta
in cui il Santo Padre ha chiamato tutto il suo “esercito” di fedeli per pregare per
la pace e ha fermato una guerra, un attacco militare, che era certo, sicuro. E con
la preghiera di tanti fedeli, grazie a Dio, non ha avuto luogo.
D. – In queste
settimane, la Santa Sede ha confermato il viaggio del Papa, dopo che i media internazionali
avevano parlato di difficoltà, addirittura di cancellazione, per gli scioperi in Israele
del servizio diplomatico e dei dipendenti del ministero degli Esteri...
R.
– Quel viaggio non è mai stato cancellato. Si trattava di ipotesi di alcuni giornalisti.
Questo sciopero - che continua, per la verità, non è finito - certamente influirà
un po’ sulla preparazione, ma il viaggio si farà. Speriamo che questo sciopero abbia
fine e che anche Israele e gli israeliani abbiano la gioia di accogliere il Santo
Padre. Speriamo bene.
D. – E allora dopo le visite di Paolo VI, Giovanni Paolo
II e Benedetto XVI, Papa Francesco come potrà confermare i fratelli di Terra Santa
nella fede?
R. – Tocca a noi saper approfittare al massimo di questa bella
voce profetica. E’ un padre che viene a pregare per noi, con noi, un padre che ama
la preghiera, che ama la pace, che ama l’unità dei cristiani, che ama il dialogo.
Verrà a sottolineare questi valori cristiani.