Messa del Papa con i parlamentari italiani: no ai "dottori del dovere", apriamo il
cuore a Dio
Al tempo di Gesù c’era una classe dirigente che si era allontanata dal popolo, lo
aveva “abbandonato”, incapace di altro se non di seguire la propria ideologia e di
scivolare verso la corruzione. Lo ha affermato Papa Francesco all’omelia della Messa
celebrata presso l'Altare della Cattedra in San Pietro, alla presenza di 493 parlamentari
italiani. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Interessi di
partito, lotte interne. Le energie di chi comandava ai tempi di Gesù erano per queste
cose al punto che quando il Messia si palesa ai loro occhi non lo riconoscono, anzi
lo accusano di essere un guaritore della schiera di Satana. Ad ascoltare di primo
mattino le parole di Papa Francesco nella Basilica Vaticana c’è gran parte del parlamento
italiano, compresi nove ministri e i presidenti di Senato e Camera, Pietro Grasso
e Laura Boldrini. La prima lettura, tratta dal Libro di Geremia, mostra il profeta
dare voce al “lamento di Dio” verso una generazione che, osserva il Papa, non ha accolto
i suoi messaggeri e che invece si giustifica per i suoi peccati. “Mi hanno voltato
le spalle”, cita Papa Francesco, che commenta: “Questo è il dolore del Signore, il
dolore di Dio”. E questa realtà, prosegue, è presente anche nel Vangelo del giorno,
quella di una cecità nei riguardi di Dio soprattutto da parte dei leader del popolo:
“Il
cuore di questa gente, di questo gruppetto con il tempo si era indurito tanto, tanto
che era impossibile ascoltare la voce del Signore. E da peccatori, sono scivolati,
sono diventati corrotti. E’ tanto difficile che un corrotto riesca a tornare indietro.
Il peccatore sì, perché il Signore è misericordioso e ci aspetta tutti. Ma il corrotto
è fissato nelle sue cose, e questi erano corrotti. E per questo si giustificano, perché
Gesù, con la sua semplicità, ma con la sua forza di Dio, dava loro fastidio”.
Persone,
prosegue Papa Francesco, che “hanno sbagliato strada. Hanno fatto resistenza alla
salvezza di amore del Signore e così sono scivolati dalla fede, da una teologia di
fede a una teologia del dovere”:
“Hanno rifiutato l’amore del Signore e
questo rifiuto ha fatto sì che loro fossero su una strada che non era quella della
dialettica della libertà che offriva il Signore, ma quella della logica della necessità,
dove non c’è posto per il Signore. Nella dialettica della libertà c’è il Signore buono,
che ci ama, ci ama tanto! Invece, nella logica della necessità non c’è posto per Dio:
si deve fare, si deve fare, si deve… Sono diventati comportamentali. Uomini di buone
maniere, ma di cattive abitudini. Gesù li chiama, loro, ‘sepolcri imbiancati’”.
La
Quaresima, conclude Papa Francesco, ricorda che “Dio ci ama tutti” e che dobbiamo
“fare lo sforzo di aprirci” a Lui:
“In questa strada della Quaresima ci
farà bene, a tutti noi, pensare a questo invito del Signore all’amore, a questa dialettica
della libertà dove c’è l’amore, e domandarci, tutti: Ma io sono su questa strada?
O ho il pericolo di giustificarmi e andare per un’altra strada?, una strada congiunturale,
perché non porta a nessuna promessa. E preghiamo il Signore che ci dia la grazia di
andare sempre per la strada della salvezza, di aprirci alla salvezza che viene soltanto
da Dio, dalla fede, non da quello che proponevano questi ‘dottori del dovere’, che
avevano perso la fede a reggevano il popolo con questa teologia pastorale del dovere”.