La "Festa del Perdono": impariamo da Dio a perdonare gli altri
"Il perdono è un
percorso che oggi va riproposto a tutti perché fa parte di una spiritualità che va
oltre le religioni. E' una realtà che fa stare bene, perché imparare a perdonare è
un dono che facciamo a noi stessi". A parlare così è p. Gianfranco Testa,
missionario della Consolata e fondatore, a Torino, dell'Università del Perdono.
"Il perdono è un regalo che io faccio a me stesso perché non voglio che la riproposizione
anche solo della memoria di un fatto negativo mi impedisca di essere libero", spiega
p. Gianfranco. "A volte noi siamo pieni di rabbia e portiamo dentro il rancore
per tanto tempo, ma è un po' come girare un coltello nella ferita: non ha senso. Se
vogliamo guarire dobbiamo togliere il coltello, non rigirarlo. In fondo si tratta
di seguire quella che Giovanni Paolo II chiamava la 'pedagogia' del perdono".
Alla vigilia della 'Festa del Perdono', l'iniziativa quaresimale del Pontificio Consiglio
per la Nuova Evangelizzazione, padre Testa, a lungo missionario in Argentina, commenta
anche il magistero di Papa Francesco sulla misericordia. "Francesco va all'essenziale,
ci ricorda che al cuore della nostra fede c'è la consapevolezza che siamo amati da
Dio e che possiamo imparare da Lui ad amare gli altri". "Ricordo che durante una
confessione una donna mi confidò che c'era una persona che parlava male di lei e che
non sapeva cosa fare. Poi si rese conto che siccome Dio ama tutti allora amava anche
quella persona e le diventò più facile perdonarla e amarla. Se Dio ama tutti, quindi
anche il mio nemico, perché io non lo posso amare?". "A chi non è credente ricordo
sempre che il perdona libera comunque. Non cambia il passato ma ci amplia il futuro,
ci permette di affrontarlo anche senza scegliere la vendetta. Non significa dimenticare,
l'ingiustizia va sempre combattuta. Ma bisogna combattere il male, non coloro che
lo commettono". All'iniziativa "24 ore per il Signore", che il Papa ha ribattezzato
'Festa del perdono', hanno preso parte anche i circa 500 iscritti al XXV Corso sul
Foro interno, organizzato anche quest'anno dalla Penitenzieria Apostolica. "Si
tratta di un corso annuale, dedicato al Sacramento della Penitenza, rivolto ai preti
ordinati di recente, ai diaconi e ai candidati al sacerdozio che frequentano l’ultimo
anno del curriculum formativo degli studi in vista del presbiterato", spiega S.E.
mons. Krzysztof Nykiel, Reggente della Penitenzieria. "E’ stata privilegiata la
parte pratica relativa alla retta amministrazione del sacramento e alla soluzione
di casi complessi o particolarmente delicati che, nella confessione, vengono sottoposti
al giudizio e alla misericordia della Chiesa". "Da un quarto di secolo durante
il periodo quaresimale la Penitenzieria Apostolica organizza questo Corso perché siamo
profondamente convinti che la valorizzazione del ministero penitenziale, soprattutto
della confessione, dipende in gran misura anche dai sacerdoti e dalla loro consapevolezza
di essere depositari di un ministero prezioso e insostituibile", spiega il Reggente.
Per la celebrazione penitenziale di venerdì 28 a Roma la Penitenzieria aveva messo
a disposizione circa 60 confessori. "Non dimentichiamo quanti cambiamenti di vita
e quante storie di santità hanno avuto inizio in un confessionale!", aggiunge mons.
Nykiel. "L’ascolto della formula 'Io ti assolvo dai tuoi peccati' rappresenta una
vera scuola di conversione e di rinnovamento che porta ad avere sempre maggiore fiducia
nell’amore misericordioso di Dio, più grande di ogni nostro peccato, e che deve far
nascere nel cuore del penitente riconciliato il desiderio di voler stare sempre con
il Signore". (a cura di Fabio Colagrande)