2014-03-27 09:28:11

Filippine: progetti del Pontificio Consiglio dei migranti per i marittimi colpiti dal tifone Haiyan


“Aiutare i marittimi colpiti dal tifone, dialogando con la Chiesa locale, con progetti sostenibili, che tengano conto dell’equilibrio ecologico e della difesa dei diritti dei pescatori, e che siano economicamente trasparenti”. È lo scopo del viaggio che mons. Joseph Kalathiparambil, segretario del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, sta effettuando in questi giorni (dal 15 al 29 marzo) nelle aree delle Filippine colpite lo scorso novembre dal tifone Hayan, accompagnato da padre Bruno Ciceri, incaricato dell’Apostolato del mare in seno allo stesso dicastero.

Dopo il tifone - riferisce l'agenzia Sir - il Pontificio Consiglio ha istituto un fondo speciale per finanziare progetti a beneficio della gente di mare delle aree interessate che “ha suscitato - rileva il card. Antonio Maria Vegliò, presidente del dicastero vaticano - una commossa reazione di solidarietà da parte dei Centri Stella Maris di tutto il mondo e di numerose persone, e fino a questo momento ci ha permesso di raccogliere una cifra del tutto ragguardevole”.

“Con i fondi racconti dal Pontificio Consiglio - riferisce una nota del dicastero vaticano - si vogliono avviare progetti che rispettino le usanze locali e siano caratterizzati da una sostenibilità ambientale come, ad esempio, l’utilizzo del legno di cocco e le foglie di palma delle numerose piante distrutte dal tifone per opere di ricostruzione. Su questa linea si è discussa anche la possibilità di avviare progetti di sostegno finanziario per la produzione di alghe marine e di ripopolamento delle mangrovie, che proteggono le coste e creano un buon ambiente per la riproduzione dei pesci”. Nella ricostruzione, però, non mancano i problemi.

Uno di questi - riferisce la nota - è “il divieto governativo, già in atto da tempo, di disboscamento delle colline e l’utilizzo del legno per la ricostruzione delle barche da pesca”. Padre Ciceri segnala che “è possibile introdurre nuove tecnologie quali barche in vetroresina ma occorre considerare la necessità di fornire il know how pratico per la costruzione, manutenzione e riparazione di questo nuovo tipo di barche”. “Un altro problema - prosegue la nota - è il divieto governativo di costruire case tra i 20 e i 40 metri dal mare. Ciò obbligherà i pescatori a spostarsi a 5 o 6 km all’interno, con enormi ripercussioni sul loro lavoro”. (R.P.)







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