Udienza generale. Il Papa: un sacerdote o ama il popolo col cuore di Gesù o non serve
Un vescovo, un prete o un diacono che non sono “al servizio della loro comunità” con
i sentimenti d’amore di Gesù non svolgono bene il loro ministero. Attorno a questo
pensiero di fondo, Papa Francesco ha sviluppato la catechesi dell’udienza generale
di ieri mattina in Piazza San Pietro, dedicata al Sacramento dell’Ordine. Un vescovo
e un sacerdote, ha detto il Papa, devono vivere con intensità l’Eucaristia, l’ascolto
della Parola di Dio e il Sacramento della Confessione. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
Servi della
comunità, con amore. È l’unica supremazia mai immaginata da Gesù per i suoi Apostoli
e per tutti i loro successori, capi della Chiesa in quanto primi a servirla. Qualsiasi
altra forma di esercizio dell’autorità è sbagliata, “non fa bene”, afferma a chiare
note Papa Francesco davanti alle oltre 50 mila di persone che lo ascoltano al riparo
degli ombrelli, in una giornata di primavera regalata all’inverno. Il gregge, spiega
il Papa, si pasce con “il cuore di Gesù, che è un cuore d’amore”:
“Il sacerdote,
il vescovo, il diacono deve pascere il gregge del Signore con amore.
Se non lo fa con amore, non serve. E in tal senso, i ministri che vengono scelti e
consacrati per questo servizio prolungano nel tempo la presenza di Gesù: se lo fanno
col potere dello Spirito Santo, in nome di Dio e con amore”.
L’amore
è la regola del sacerdozio, a ogni ordine e grado. Ma per amare come Gesù bisogna
essere uniti a Lui in modo indissolubile, in azioni, parole, sentimenti. Altrimenti
– assicura Papa Francesco – “si finisce inevitabilmente per perdere di vista il senso
autentico del proprio servizio” e anche “la gioia” che viene dall’essere in comunione
con Cristo:
“Il vescovo che non prega, il vescovo che non sente e ascolta
la Parola di Dio, che non celebra tutti i giorni, che non va a confessarsi regolarmente
– e lo stesso sacerdote che non fa queste cose – alla lunga perdono l’unione con Gesù
e loro diventano di una mediocrità che non fa bene alla Chiesa. Per questo, dobbiamo
aiutare i vescovi, i sacerdoti, a pregare, ad ascoltare la Parola di Dio che è il
pasto quotidiano, a celebrare ogni giorno l’Eucaristia e ad andare a confessarsi abitualmente.
E questo è tanto importante perché va alla santificazione proprio dei vescovi e dei
sacerdoti”.
Capi uniti a Cristo, Maestro di amore e servizio, ma anche
capi “appassionati” delle comunità affidate alla loro cura. Per Papa Francesco non
può esserci un cuore tiepido nel petto di un ministro di Dio. Per lui – ribadisce
– la Chiesa “è la sua famiglia”, le “dedica tutto se stesso”, la “ama con tutto il
cuore”:
“Il vescovo, il sacerdote amano la Chiesa nella loro comunità e
la amano fortemente. Come? Come Cristo ama la Chiesa. Lo stesso dirà San Paolo del
matrimonio: lo sposo ama sua moglie come Cristo ama la Chiesa. E’ un mistero grande
di amore, questo del ministero e quello del matrimonio, i due sacramenti che sono
la strada per la quale le persone abitualmente vanno, come sacramento, al Signore”.
L’ultimo
pensiero sboccia spontaneo ed è per chi non è sacerdote ma sente il fascino per questa
scelta di vita. Per diventarlo, dice con un filo d’ironia Papa Francesco, non si va
dove si staccano dei biglietti. La vocazione non si vende perché è pura iniziativa
di Dio:
“Il Signore chiama: chiama ognuno che vuole che diventi sacerdote,
e forse ci sono alcuni giovani, qui, che hanno sentito nel loro cuore questa chiamata.
La voglia di diventare sacerdoti, la voglia di servire gli altri nelle cose che vengono
da Dio. La voglia di essere tutta la vita al servizio per catechizzare, battezzare,
perdonare, celebrare l’Eucaristia, curare gli ammalati… ma, tutta la vita così! Se
qualcuno di voi ha sentito questo nel cuore, è Gesù che lo ha messo lì. Curate questo
invito e pregate perché questo cresca e dia il frutto in tutta la Chiesa”.
Al
termine dell’udienza generale, Papa Francesco accenna alla situazione del Medio Oriente
salutando in lingua araba i fedeli in arrivo da Giordania e Iraq e poco dopo, in italiano,
gli ufficiali e militari dell’Esercito e della Guardia Costiera di Salerno, alcuni
dei quali in ottobre si recheranno in missione di pace in Libano.