2014-03-25 16:07:38

Agromafie nella Piana di Gioria Tauro: la denuncia delle associazioni


A quattro anni dalla rivolta dei braccianti a Rosarno, nella Piana di Gioia Tauro la situazione di sfruttamento dei migranti occupati nella raccolta agrumicola non è cambiata. È quanto denunciato martedì alla Camera dei deputati dall’Associazione Medici per i diritti umani e da “Sos Rosarno”, che chiedono al governo il potenziamento dei fondi per l’accoglienza stagionale. Il servizio di Elvira Ragosta: RealAudioMP3

Vivono nelle tendopoli installate dal Ministero dell’interno o nei casolari abbandonati, spesso senza acqua ed elettricità. Sono circa 2.000 i braccianti stranieri impiegati in "nero" per la raccolta degli agrumi nella Piana di Gioia Tauro. Provenienti per lo più dall’Africa subsahariana, lavorano 8 ore al giorno per una paga di 25 euro. Due su tre hanno un permesso di soggiorno e quasi uno su due è rifugiato politico. La stagione agrumicola è ormai alla fine e manca il piano di accoglienza del governo per l’anno prossimo. Dopo la rivolta di Rosarno nel 2010, in Calabria le agromafie continuano a sfruttare i migranti e i piccoli agricoltori. Lamine Bodian, ex bracciante e oggi mediatore culturale dell’associazione “Sos Rosarno”:

"Va di male in peggio, non c’è nessun cambiamento dal giorno della rivolta fino a oggi. Però, ci sono alcune persone che stanno cercando un’alternativa per poter uscire da questi disagi. Io faccio parte di un’associazione che si chiama “Sos Rosarno”: lavoratori e braccianti, ma anche i piccoli agricoltori, stanno cercando una strada giusta, perché anche i piccoli agricoltori possano riuscire a vendere i loro prodotti ad un giusto prezzo, grazie anche alla collaborazione di gruppi di acquisto solidale sparsi in Italia".

L’Associazione Medici per i diritti umani, che a Gioia Tauro ha un presidio, ha realizzato un’indagine sullo stato sociosanitario di circa 150 braccianti, riscontrando che la maggior parte delle malattie diagnosticate è legata alle pessime condizioni abitative, igienico-sanitarie e alle durissime condizioni di lavoro. Lavoro che sfrutta e sottopaga i migranti e che invece ingrassa il volume d’affari delle agromafie. Ma quante sono le Rosarno d’Italia? Stefano Masini, responsabile Ambiente, Territorio e Consumi della Coldiretti:

R. - Sono numerose. Il 20% dell’occupazione dell’agricoltura è appunto legato all’impegno dei lavoratori immigrati. Oltre a Gioia Tauro, in Abruzzo gran parte dei pastori impegnati negli allevamenti zootecnici sono macedoni. Lo stesso accade per il Parmigiano Reggiano - prodotto tipico del nostro made in Italy - che è legato all’impegno di lavoratori indiani, uno su tre addetti alle stalle è appunto di nazionalità indiana. Inoltre, negli alpeggi della Val d’Aosta operano circa 300 persone, in prevalenza lavoratori esteri.

D. - Ci dà qualche cifra sul volume d’affari delle agro mafie?

R. - Nell’ultimo censimento che Coldiretti ed Eurispes hanno realizzato, sono 14 miliardi e mezzo gli euro legati ad attività tradizionali - in particolare di estorsione - ma anche a investimenti in nuove attività produttive di reddito e in particolare alla catena alimentare, che oggi rappresenta un importante segmento, in grado anche di riciclare denaro sporco.

Ultimo aggiornamento: 27 marzo







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