Sequestro Moro. La procura di Roma ascolterà l'ispettore in pensione
Sarà ascoltato dalla procura di Roma Enrico Rossi, l’ispettore di polizia in pensione,
che ha riferito all’agenzia di stampa Ansa l’esito di una sua inchiesta in base alla
quale ci sarebbero stati due esponenti dei Servizi segreti a bordo di una moto notata
in via Fani il 16 marzo 1978 durante il sequestro di Aldo Moro. Una versione che riaccende
il dibattito, anche politico, su una vicenda che ha segnato la storia italiana. Servizio
di Giampiero Guadagni:
C’è chi parla
di novità sconvolgenti e chi di vera e propria bufala. Ma di certo le ultime rivelazioni
sul presunto coinvolgimento dei Servizi segreti nelle fasi del sequestro di Aldo Moro
saranno oggetto di esame da parte della Commissione d’inchiesta parlamentare, se anche
il Senato dirà "sì" alla sua istituzione così come ha fatto la Camera proprio nei
giorni scorsi. Anche la procura di Roma, naturalmente, intende fare luce sulla versione
dell’ispettore di polizia in pensione Enrico Rossi che ha raccontato di sue indagini
nate da una lettera anonima scritta nel 2009 da un uomo che si definisce dei Servizi
e che spiega di avere protetto le Brigate Rosse in Via Fani, insieme ad un collega,
dipendenti da un colonnello del Sismi presente sul luogo dell'agguato. Il racconto
di Rossi era noto già dal 2010 alla procura di Torino, che trasmise poi le carte a
quella di Roma per competenza territoriale. Le indagini svolte non hanno però confermato
la versione. Il primo inquirente ad occuparsi dei fatti di Via Fani, Luciano Infelisi,
è categorico nel dire che mai sono emersi aiuti dei Servizi segreti alle Br. Sulla
stessa linea Giovanni Pellegrino, ex senatore Ds e presidente della vecchia Commissione
parlamentare d'inchiesta su stragi e terrorismo. Chi continua a nutrire molti dubbi
è Maria Fida Moro, figlia maggiore dello statista, per la quale ogni pista è possibile
e va battuta.