2014-03-24 11:52:00

L'unità tra cristiani supera i conflitti: così il Papa ai vescovi della Guinea Conakry


Le discordie tra cristiani sono il più grande ostacolo all’evangelizzazione. Lo ha sottolineato Papa Francesco, nel discorso consegnato ieri mattina ai vescovi della Guinea Conakry in visita ad Limina. Dopo aver salutato il presidente della locale Conferenza episcopale, mons. Emmanuel Félémou, e ricordato la collaborazione con il cardinale Robert Sarah, arcivescovo emerito di Conakry e presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, il pensiero del Santo Padre è anche andato alle condizioni di grande povertà della popolazione del Paese africano, a fianco della quale opera la Chiesa locale. Il servizio di Giada Aquilino:RealAudioMP3

In un mondo ferito da tanti “conflitti etnici, politici e religiosi”, le nostre comunità devono essere autenticamente fraterne e riconciliate, perché “le discordie tra cristiani sono il più grande ostacolo all’evangelizzazione”: solo rimanendo “uniti nell’amore” possiamo rendere testimonianza “della verità del Vangelo”. Questa la riflessione del Papa con i vescovi della Guinea Conakry, ai quali ha ricordato che “l’unità supera il conflitto”. Tali disaccordi, ha proseguito il Pontefice, favoriscono il proliferare di gruppi che sfruttano la povertà e la buona fede della gente, “per offrire facili ma illusorie soluzioni ai problemi”.

In questo quadro e nonostante le condizioni in cui la Buona Novella è annunciata siano spesso “difficili”, in Guinea Conakry comunque si compie “un grande lavoro di evangelizzazione”, in cui i vescovi non sono “soli”: con loro, “tutto il popolo – ha notato il Santo Padre – è missionario”. Ricordando che “tutta la nostra esistenza deve essere coerente col Vangelo che predichiamo”, il Pontefice ha messo in luce la “realtà viva” delle diocesi del Paese africano, riferendosi ai fedeli laici impegnati nella pastorale, con particolare attenzione ai catechisti che svolgono “un’opera insostituibile di evangelizzazione e animazione nelle comunità cristiane”, anche grazie ad appositi centri di formazione.

Papa Francesco ha esortato poi a “sostenere le famiglie” per le quali “il modello cristiano deve essere proposto e vissuto senza ambiguità”, anche se – ha proseguito – la poligamia è ancora diffusa e sono frequenti i matrimoni con disparità di culto, cioè tra un battezzato e un non battezzato. Per i laici, in particolare i giovani, il Santo Padre ha suggerito di invitarli a testimoniare la loro fede con un “maggiore impegno nella società”, perché – con gli altri attori della vita sociale – siano sempre e ovunque “artigiani di pace e riconciliazione per lottare contro l’estrema povertà” nel Paese. In tale prospettiva, “malgrado le difficoltà”, il Papa ha auspicato di “approfondire le relazioni” con le comunità musulmane locali, imparando reciprocamente ad accettare modi di essere, di pensare e di esprimersi diversi.

Il pensiero del Pontefice è andato anche ai religiosi e alle religiose che, con la preghiera e le opere, sono sempre al fianco della popolazione: spesso in situazioni “di grande povertà”, offrono assistenza sanitaria, educativa e scolastica. Eppure l’apostolato dei sacerdoti è reso difficile dal loro numero esiguo; ai vescovi il Papa ha raccomandato di essere “padri e amici”, ricordando che i sacerdoti “devono vivere in linea con ciò che predicano”: è la credibilità stessa della testimonianza della Chiesa ad essere “in gioco”. Per questo, va fatto tutto il possibile per suscitare “abbondanti e solide vocazioni sacerdotali”. Papa Francesco ha quindi salutato la recente apertura del Seminario intitolato a Benedetto XVI, affinché ne nasca un nuovo slancio nella vita sacerdotale, offrendo ai giovani “un cammino serio di crescita intellettuale e spirituale”. Raccomandata infine una vocazione vissuta “nella gioia”, osservando “le esigenze del celibato ecclesiastico”, rifiutando “mondanità e carrierismi”, perché - ha concluso il Pontefice - il sacerdozio “non è un mezzo di ascesa sociale”.

Ultimo aggiornamento: 25 marzo







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