2014-03-24 14:35:20

Giornata contro la tubercolosi, malattia ancora molto diffusa in aree povere del mondo


Una serie di iniziative ricorda oggi la Giornata mondiale della tubercolosi, patologia scoperta e descritta il 24 marzo 1882 dallo scienziato tedesco, Robert Kock. Si tratta di una malattia ancora molto diffusa in alcune aree nel mondo, nonostante le nuove terapie e la promozione dei sistemi di prevenzione. Eliana Astorri ne ha parlato con il prof. Roberto Cauda, ordinario di Malattie infettive del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma:RealAudioMP3

R. - La situazione tubercolosi nel mondo ed in Europa è quella di una malattia molto diversa a seconda delle aree geografiche che consideriamo. Mentre Italia, Europa e Nord America possiamo considerarle aree a bassa endemia - quindi con un numero di casi piuttosto basso, comunque sempre significativo, soprattutto per tutti gli aspetti che rappresenta - nel mondo, in particolarmente in alcune aree come l’Africa subsahariana, in India, quindi nel Sud del mondo, questa malattia è ancora estremamente “importante” sia per il numero dei soggetti colpiti, sia per la mortalità ad essa associata.

D. - Qual è il tipo di ambiente in cui la tubercolosi trova le condizioni per diffondersi?

R. - Sono ambienti legati al sovraffollamento, alla povertà, al disagio sociale dove qualche volta è difficile anche fare una diagnosi. È importante soprattutto che le persone abbiano la consapevolezza di essere malate. Proprio quest’anno, per la Giornata mondiale della tubercolosi, “Stop Tb” - un gruppo di Associazioni sotto l’egida dell’Organizzazione mondiale della sanità - ha posto come leitmotiv “Reach the 3 Million”, “Raggiungere i tre Milioni”: quei tre milioni di persone su nove che ogni anno si infettano con la tubercolosi che sono in qualche modo inesistenti da un punto di vista diagnostico e terapeutico e che quindi sono più a rischio di sviluppare forme più gravi, più a rischio di morte, e di diffondere inconsciamente la malattia. Quindi, il messaggio che quest’anno si vuole dare è proprio quello di cercare di arrivare a quelle persone che sono sempre difficilmente raggiungibili proprio per le condizioni di povertà di cui parlavo.

D. - Perché questi Paesi ancora oggi hanno difficoltà ad accedere alle cure?

R. - Certamente non si può generalizzare. Sono situazioni variegate a seconda delle aree geografiche, diverse da Paese a Paese. In linea generale, possiamo dire che la tubercolosi è una malattia estremamente diffusa in alcune aree, ma paradossalmente qualche volta è anche difficile da diagnosticare e trattare. Da un po’ di tempo a questa parte, stanno emergendo ceppi resistenti, i “Multi-drug-resistant”, ovvero ceppi resistenti almeno a due farmaci maggiori. Recentemente, si è visto che esistono ceppi di tubercolosi estremamente resistenti in cui lo spettro di resistenza è ancora maggiore. Tutte queste situazioni non sono solo appannaggio dei Paesi più poveri ma anche dei Paesi come l’Europa ed il Nord America.

D. - In questa Giornata mondiale dedicata alla tubercolosi qual è il suo messaggio?

R. - Il messaggio - se posso prenderlo in prestito dai Cdc di Atlanta (Centers for Disease Control and Prevention) - è “Find Tuberculosis, treat Tuberculosis, cioè “scovare - forse ho usato un termine poco scientifico - la tubercolosi e trattarla". Questo vale per tutti i Paesi dove la tubercolosi è presente, come da noi, con bassa incidenza e per quelli nei quali è più frequente e molto più incisiva. La tubercolosi è un nemico antico, verso il quale non bisogna mai abbassare la guardia.







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