Comunali in Francia. Verso il ballottaggio di domenica i socialisti si alleano con
i Verdi e il Partito comunista
Ampio dibattito dopo il boom, in Francia, del partito di estrema destra Fronte Nazionale
di Marine Le Pen, che al primo turno delle elezioni comunali di ieri ha conquistato
il 4,5%. In generale si registra la vittoria del centrodestra dell'Ump e un crollo
dei socialisti. Ora si guarda al ballottaggio di domenica prossima e il partito socialista
annuncia che sarà alleato con i verdi e il partito comunista. Il servizio di Francesca
Pierantozzi:
Le grandi manovre
sono cominciate all’indomani del primo turno delle municipali in Francia, che ha visto
una forte affermazione dell’estrema destra del Fronte Nazionale e un voto molto punitivo
per la sinistra al governo. A Parigi, dove la socialista Anne Hidalgo è arrivata,
per pochi voti, dietro alla conservatrice Nathalie Kosciusko-Morizet ma è comunque
favorita al ballottaggio di domenica, un accordo è stato concluso nella notte tra
socialisti e verdi. Gli ecologisti hanno ottenuto buoni risultati nella capitale e
il loro appoggio dovrebbe essere decisivo per far restare a sinistra la Ville lumière.
La destra è invece in testa nella maggior parte delle grandi città, da Marsiglia a
Strasburgo, passando per Perpignan, Nimes o Amiens, dove il Fronte Nazionale è addirittura
in pole position. Il partito di Marine Le Pen sarà presente in oltre duecento città
al secondo turno di domenica prossima. Se il partito socialista ha chiesto di sbarrare
la strada all’estrema destra, anche con desistenze e alleanze, la destra dell’Ump
ha invece rifiutato qualsiasi accordo che possa favorire la sinistra. François Hollande
per ora tace. Molti considerano inevitabile un profondo rimpasto di governo dopo il
secondo turno di domenica.
Dell’esito delle urne Benedetta Capelli
ha parlato con Michele Sorice, docente di Scienza Politicaalla Pontificia
Università Gregoriana di Roma:
R. - L’astensionismo
in realtà era abbastanza prevedibile, secondo alcuni studiosi, e questo deriva da
un certo scollamento tra la politica istituzionale e la sensibilità dei francesi.
Il risultato di Hollande era in parte prevedibile, forse non in queste dimensioni;
la popolarità dell’esecutivo e del presidente non è mai stata così bassa ed è naturalmente
legata a molti fattori: in parte relativi alla politica interna ed in parte all’incapacità
del governo di rispondere in maniera efficace alle emergenze sociali che si stanno
sviluppando in un Paese che, comunque, sente la crisi e che non trova risposte adeguate
in un governo che si sperava fosse di cambiamento.
D. - Invece, dov’è la chiave
del successo di Marine Le Pen?
R. - Direi che ci sono tre chiavi che possiamo
individuare: la prima è quella relativa alla crescita di un sentimento euroscettico
che sta avvolgendo la Francia, Paese che è vero che ha sempre avuto il luogo comune
dello sciovinismo come sua caratteristica dominante, però ha sempre avuto anche una
grande sensibilità europea. Probabilmente sente però l’Europa lontana: l’Europa delle
burocrazie sta allontanando il sogno dell’Europa dei cittadini e questo si ripercuote
moltissimo nella politica francese. Marine Le Pen è riuscita ad intercettare questo
sentimento euroscettico in maniera molto forte e questa direi che sia la prima tendenza.
La seconda è legata alla crescita di emergenze sociali a cui il governo non riesce
a dare una risposta di sinistra, dalle forti aspettative sociali, che avevano accompagnato
le elezioni di Hollande e che dunque vengono canalizzate verso un voto che è sostanzialmente
di protesta. La terza è relativa invece ad un problema interno al Partito socialista
che non riesce ad esprimere un legame forte con il suo elettorato ed ancora una volta
il Front National riesce ad approfittarne; non ci riesce invece l’Ump in misura considerevole
perché comunque è ancora sentito come molto istituzionale. Diciamo quindi che da una
parte la crisi dei partiti tradizionali, dall’altra l’emersione di tendenze anti europee
e poi l’assenza di una capacità strategica, da parte dei partiti istituzionali, democratici
di rispondere alle tendenze neo populiste.
D. - Per quanto riguarda il ballottaggio
di domenica prossima ritiene che ci sarà questa netta affermazione ancora di più del
Fronte Nazionale, oppure si possono ipotizzare alleanze?
R. - C’è da rilevare
che il Front National si presenta soltanto in poco più di 600 comuni su 36 mila, quindi
non è comunque presente; laddove fosse presente non credo che ripeterà l’exploit perché
ci saranno sicuramente alleanze repubblicane - come vengono chiamate in Francia -
tra i partiti che si riconoscono in una visione democratica della società; per altro,
è già accaduto nelle elezioni presidenziali che portarono poi alla vittoria di Chirac.
Non credo sia pensabile l’alleanza tra Partito socialista e l’Ump che possa in qualche
modo attenuare, se non addirittura ridurre fortemente il successo del Front National.
D.
- Secondo lei questo sentimento anti europeista che ha dominato le municipali francesi,
che effetto potrà avere anche in altri Paesi chiamati per esempio al voto per le europee?
R.
- Sicuramente la tendenza anti europea e contro le burocrazie europee è molto forte
in tutta Europa. Quindi, più che l’esito del voto francese, è una tendenza montante
presente nell’opinione pubblica di molti Paesi: nel Nord Europa, tradizionalmente
“alieno” a questi tipi di populismi anti europei; in Gran Bretagna dove l’Ukip sta
diventando un partito straordinariamente importante. Lo Stato francese quindi non
credo che avrà influenza sulle europee, però sicuramente sta in una tendenza che potrà
evolversi, o comunque far avere risultati molto significativi alle forze euroscettiche
ed anche all’interno del Parlamento europeo alle elezioni del prossimo maggio.