2014-03-24 20:07:13

Comunali in Francia. Verso il ballottaggio di domenica i socialisti si alleano con i Verdi e il Partito comunista


Ampio dibattito dopo il boom, in Francia, del partito di estrema destra Fronte Nazionale di Marine Le Pen, che al primo turno delle elezioni comunali di ieri ha conquistato il 4,5%. In generale si registra la vittoria del centrodestra dell'Ump e un crollo dei socialisti. Ora si guarda al ballottaggio di domenica prossima e il partito socialista annuncia che sarà alleato con i verdi e il partito comunista. Il servizio di Francesca Pierantozzi:RealAudioMP3

Le grandi manovre sono cominciate all’indomani del primo turno delle municipali in Francia, che ha visto una forte affermazione dell’estrema destra del Fronte Nazionale e un voto molto punitivo per la sinistra al governo. A Parigi, dove la socialista Anne Hidalgo è arrivata, per pochi voti, dietro alla conservatrice Nathalie Kosciusko-Morizet ma è comunque favorita al ballottaggio di domenica, un accordo è stato concluso nella notte tra socialisti e verdi. Gli ecologisti hanno ottenuto buoni risultati nella capitale e il loro appoggio dovrebbe essere decisivo per far restare a sinistra la Ville lumière. La destra è invece in testa nella maggior parte delle grandi città, da Marsiglia a Strasburgo, passando per Perpignan, Nimes o Amiens, dove il Fronte Nazionale è addirittura in pole position. Il partito di Marine Le Pen sarà presente in oltre duecento città al secondo turno di domenica prossima. Se il partito socialista ha chiesto di sbarrare la strada all’estrema destra, anche con desistenze e alleanze, la destra dell’Ump ha invece rifiutato qualsiasi accordo che possa favorire la sinistra. François Hollande per ora tace. Molti considerano inevitabile un profondo rimpasto di governo dopo il secondo turno di domenica.


Dell’esito delle urne Benedetta Capelli ha parlato con Michele Sorice, docente di Scienza Politica alla Pontificia Università Gregoriana di Roma:RealAudioMP3

R. - L’astensionismo in realtà era abbastanza prevedibile, secondo alcuni studiosi, e questo deriva da un certo scollamento tra la politica istituzionale e la sensibilità dei francesi. Il risultato di Hollande era in parte prevedibile, forse non in queste dimensioni; la popolarità dell’esecutivo e del presidente non è mai stata così bassa ed è naturalmente legata a molti fattori: in parte relativi alla politica interna ed in parte all’incapacità del governo di rispondere in maniera efficace alle emergenze sociali che si stanno sviluppando in un Paese che, comunque, sente la crisi e che non trova risposte adeguate in un governo che si sperava fosse di cambiamento.

D. - Invece, dov’è la chiave del successo di Marine Le Pen?

R. - Direi che ci sono tre chiavi che possiamo individuare: la prima è quella relativa alla crescita di un sentimento euroscettico che sta avvolgendo la Francia, Paese che è vero che ha sempre avuto il luogo comune dello sciovinismo come sua caratteristica dominante, però ha sempre avuto anche una grande sensibilità europea. Probabilmente sente però l’Europa lontana: l’Europa delle burocrazie sta allontanando il sogno dell’Europa dei cittadini e questo si ripercuote moltissimo nella politica francese. Marine Le Pen è riuscita ad intercettare questo sentimento euroscettico in maniera molto forte e questa direi che sia la prima tendenza. La seconda è legata alla crescita di emergenze sociali a cui il governo non riesce a dare una risposta di sinistra, dalle forti aspettative sociali, che avevano accompagnato le elezioni di Hollande e che dunque vengono canalizzate verso un voto che è sostanzialmente di protesta. La terza è relativa invece ad un problema interno al Partito socialista che non riesce ad esprimere un legame forte con il suo elettorato ed ancora una volta il Front National riesce ad approfittarne; non ci riesce invece l’Ump in misura considerevole perché comunque è ancora sentito come molto istituzionale. Diciamo quindi che da una parte la crisi dei partiti tradizionali, dall’altra l’emersione di tendenze anti europee e poi l’assenza di una capacità strategica, da parte dei partiti istituzionali, democratici di rispondere alle tendenze neo populiste.

D. - Per quanto riguarda il ballottaggio di domenica prossima ritiene che ci sarà questa netta affermazione ancora di più del Fronte Nazionale, oppure si possono ipotizzare alleanze?

R. - C’è da rilevare che il Front National si presenta soltanto in poco più di 600 comuni su 36 mila, quindi non è comunque presente; laddove fosse presente non credo che ripeterà l’exploit perché ci saranno sicuramente alleanze repubblicane - come vengono chiamate in Francia - tra i partiti che si riconoscono in una visione democratica della società; per altro, è già accaduto nelle elezioni presidenziali che portarono poi alla vittoria di Chirac. Non credo sia pensabile l’alleanza tra Partito socialista e l’Ump che possa in qualche modo attenuare, se non addirittura ridurre fortemente il successo del Front National.

D. - Secondo lei questo sentimento anti europeista che ha dominato le municipali francesi, che effetto potrà avere anche in altri Paesi chiamati per esempio al voto per le europee?

R. - Sicuramente la tendenza anti europea e contro le burocrazie europee è molto forte in tutta Europa. Quindi, più che l’esito del voto francese, è una tendenza montante presente nell’opinione pubblica di molti Paesi: nel Nord Europa, tradizionalmente “alieno” a questi tipi di populismi anti europei; in Gran Bretagna dove l’Ukip sta diventando un partito straordinariamente importante. Lo Stato francese quindi non credo che avrà influenza sulle europee, però sicuramente sta in una tendenza che potrà evolversi, o comunque far avere risultati molto significativi alle forze euroscettiche ed anche all’interno del Parlamento europeo alle elezioni del prossimo maggio.







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