“Francescani per l’ecologia”: riflessioni sull’ambiente ispirate a tre Papi, Bergoglio,
Ratzinger e Wojtyla
Giovanni Paolo II, Benedetto XVI, Francesco e la salvaguardia del Creato: è questo
il cuore della riflessioni “Francescani per l’ecologia”, diffusa dalla Commissione
interfrancescana di giustizia, pace e integrità del Creato. Pubblicata in occasione
della Giornata mondiale dell’acqua e nel 35.mo anniversario della proclamazione di
San Francesco d’Assisi a “Celeste patrono dei cultori dell’ecologia” - avvenuta nel
1979 per volere di Giovanni Paolo II che siglò la bolla Inter sanctos - la riflessione
vuole proporre “un testo suggestivo sulla consapevolezza e sull’impegno ecologico”.
Il testo parte da una premessa: in passato, erano gli uomini a temere la natura, mentre
negli ultimi due secoli “la situazione si è capovolta”, a causa di una “cultura dello
scarto, cultura dello spreco e cultura della rottamazione”. “Atteggiamenti che – scrivono
i Francescani – come ci ha ricordato Papa Francesco fin dai primi giorni del suo pontificato,
sono innanzitutto antiumani e tradiscono in radice la vocazione umana, non solo cristiana,
del custodire”, con conseguenze dannose. Tali comportamenti, infatti, “impoveriscono
la Terra di tutti, rendendola più fragile e mettendo a rischio l’ambiente che le generazioni
dopo di noi riceveranno in eredità, contravvenendo così a ogni responsabilità nei
loro confronti”. Guardando, poi, alla figura di San Francesco d’Assisi, il quale intuì
come “il naturale indichi e partecipi al sovrannaturale”, i francescani riprendono
gli insegnamento di questi tre Papi sul tema dell’ecologia, a partire da Giovanni
Paolo II e dal suo messaggio per la Giornata mondiale della pace del 1990: pace con
Dio creatore, pace con tutto il creato. “Da quel momento – sottolinea il documento
- espressioni quali ‘vocazione ecologica’ e ‘conversione ecologica’ entrano a pieno
titolo nel vocabolario cattolico”. Quanto a Benedetto XVI, i francescani evidenziano
come il suo insegnamento sull’ecologia “resti fino a oggi quello maggiormente sviluppato
da un Papa su questo tema”: basti citare l’Enciclica Caritas in veritate: “La Chiesa
ha una responsabilità per il Creato e deve far valere questa responsabilità anche
in pubblico”, difendendo “non solo la terra, l’acqua e l’aria come doni della creazione
appartenenti a tutti”, ma soprattutto “proteggendo l’uomo contro la distruzione di
se stesso”. (n. 51). Infine, Papa Francesco “ci ha abituati fin da subito a un’ecologia
a carattere integrale”: nell’omelia per la Messa di inizio pontificato, il 19 marzo
2013, Papa Bergoglio ha infatti detto che “quando non ci prendiamo cura del Creato
e dei fratelli, allora trova spazio la distruzione e il cuore inaridisce”. Il documento
dei francescani mette poi in guardia da “ogni manipolazione di dottrine religiose
in senso antiecologico” e dedica ampio spazio sia alla partecipazione dei frati alla
Conferenza delle Nazioni Unite “Rio+20”, svoltasi a Rio de Janeiro nel giugno 2012,
sia all’opera di advocacy all’Onu di Franciscans International “per affrontare casi
di ingiustizia ambientale o per migliorare le politiche nazionali in modo da proteggere
popolazioni e pianeta”. Infine, i discepoli del ‘Poverello di Assisi’ invitano ad
evitare da una parte gli “atteggiamenti estremi” che possono trasformare “l’ecoattivismo
in ecoterrorismo”, e dall’altra quel “sonnambulismo irresponsabile” che rifiuta il
problema. Il comportamento più corretto, allora, sarà fatto di “piccoli e concreti
passi” compiuti da “uomini e donne di buona”, perché “insieme, è possibile”. (A
cura di Isabella Piro)