Il clericalismo, uno dei mali della Chiesa, il laico sia laico: così il Papa all'Associazione
"Corallo"
Il Papa ha incontrato stamani i membri dell’Associazione “Corallo”, che rappresenta
imprese radiofoniche e televisive locali, analogiche e digitali, satellitari, via
internet, nonché agenzie di informazione radiotelevisiva e concessionarie pubblicitarie
radiotelevisive. Papa Francesco, parlando a braccio, ha ringraziato per il lavoro
svolto dall’associazione. Occorre “cercare la verità con i media, ma non solo la verità”
– ha detto – “verità, bontà e bellezza, tutte e tre insieme. Il vostro lavoro deve
svolgersi su queste tre strade: la strada della verità, la strada della bontà e la
strada della bellezza”.
“Nel cammino della verità, nelle tre strade – ha detto
- possiamo trovare sbagli, anche trappole”. Si può cercare la verità ma bisogna stare
attenti a “non diventare un intellettuale senza intelligenza”. Si può cercare la bontà,
ma bisogna stare attenti a “non diventare un eticista senza bontà”. Può piacere la
bellezza, ma bisogna stare attenti a “non fare quello che si fa tanto, truccare la
bellezza, cercare i cosmetici per fare una bellezza artificiale che non esiste. La
verità, la bontà e la bellezza vengono da Dio e sono nell’uomo. E questo è il lavoro
dei media: è il vostro”.
Il Papa ha parlato dell’unità armonica del lavoro
svolto dal “Corallo”: “Ci sono i media grandi, i piccoli … ma se noi leggiamo” la
lettera di San Paolo ai Corinzi “vediamo che nella Chiesa non c’è né grande, né piccolo:
ognuno ha la sua funzione”. “La mano non può esistere senza la testa” – ha proseguito
– e così, anche i media che siano grandi o piccoli “sono membri armonizzati per la
vocazione di servizio nella Chiesa. Nessuno deve sentirsi piccolo, troppo piccolo
a confronto con un altro troppo grande. Tutti piccoli davanti a Dio nell’umiltà cristiana,
ma tutti abbiamo una funzione, tutti! Tutti! Come nella Chiesa”. E qui ha fatto una
domanda: “Chi è più importante nella Chiesa? Il Papa o quella vecchietta che tutti
i gironi prega il Rosario per la Chiesa? Che lo dica Dio; io non posso dirlo!”. Ognuno
è importante in questa armonia – ha detto – “perché la Chiesa è l’armonia della diversità;
il corpo di Cristo è questa armonia della diversità. E quello che fa l’armonia è lo
Spirito Santo, quello è il più importante di tutti!”. Così “è importante cercare l’unità
e non andare per la logica del pesce grande che ingoia il piccolo”.
Poi ha
parlato del clericalismo: “è uno dei mali della Chiesa, ma è un male complice, perché
ai preti piace la tentazione di clericalizzare i laici; ma tanti laici in ginocchio
chiedono di essere clericalizzati, perché è più comodo! È più comodo! E questo è un
peccato a due mani. Dobbiamo vincere questa tentazione: il laico deve essere laico,
battezzato; ha la forza che viene dal suo Battesimo: servitore, ma con la sua vocazione
laicale” e questa “non si negozia” perché conta l’identità. “Tante volte – ha proseguito
- ho sentito questo nella mia terra: ‘Ma, io, nella mia parrocchia, sa?, ho un laico
bravissimo: quest’uomo sa organizzare … Eminenza, perché non lo facciamo diacono?’.
E’ la proposta del prete, subito: clericalizzare”. “Perché è più importante il diacono,
il prete, del laico? No! E’ questo lo sbaglio! Ah, è un buon laico? Che continui così
e che cresca così. Perché è l’identità dell’appartenenza cristiana, lì. Per me – ha
sottolineato - il clericalismo impedisce la crescita del laico”.
“E’ una tentazione
complice fra i due” – ha aggiunto il Papa – “perché non ci sarebbe il clericalismo
se non ci fossero laici che vogliono essere clericalizzati. E’ chiaro, questo?”. Quindi,
ha proseguito il discorso sull’armonia: “anche questa è un’altra armonia, perché la
funzione del laico non può farla il prete, e lo Spirito Santo è libero: alcune volte
ispira il prete a fare una cosa, altre volte ispira il laico. Si parla, nel Consiglio
pastorale – tanto importante, sono i Consigli pastorali … Una parrocchia – e in questo
cito il Codice di diritto canonico – una parrocchia che non abbia Consiglio pastorale
e Consiglio degli affari economici, non è una buona parrocchia: manca vita. Poi, sono
tante le virtù”.
Il Papa ha poi ripreso il discorso della strada della bontà,
della verità e della bellezza. “Ma anche – ha detto - ci sono i peccati dei media!
Mi permetto di parlare un po’ di questo. Per me, i peccati dei media, i più grossi,
sono quelli che vanno sulla strada della bugia, della menzogna, e sono tre: la disinformazione,
la calunnia e la diffamazione. Queste due ultime sono gravi! Ma non tanto pericolose
come la prima”. Infatti, ha detto, “la calunnia è peccato mortale, ma si può chiarire
e arrivare a conoscere che quella è una calunnia. La diffamazione è peccato mortale,
ma si può arrivare a dire: ‘Ma, questa è un’ingiustizia perché questa persona ha fatto
quello in quel tempo, poi si è pentita, ha cambiato vita’. Ma la disinformazione è
dire la metà delle cose, quelle che sono per me più convenienti, e non dire l’altra
metà. E così, quello che vede la tv o quello che sente la radio non può farsi un giudizio
perfetto perché non ha gli elementi e non glieli danno. Da questi tre peccati, per
favore, fuggite. Disinformazione, calunnia e diffamazione”.
Il Papa ha concluso
dicendo di aver parlato a braccio, ispirato da questo incontro, “con un linguaggio
del cuore” e “non con il linguaggio italiano, perché io non parlo lo stile di Dante”
ha detto sorridendo. L’incontro si è concluso con la preghiera dell’Ave Maria e la
benedizione.