Il card. Baldisseri: “la famiglia è una scuola ricca di umanità”
Si è concluso oggi il Convegno Internazionale sulla famiglia indetto dal Pontificio
Istituto Giovanni Paolo II. Nell’incontro finale si è trattato delle risorse della
pastorale familiare di fronte alle sfide attuali. “Dobbiamo affrontare la realtà così
come è, se siamo certi della nostra fede bisogna proclamarla a gran voce”, afferma
il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei Vescovi,
intervistato da Maura Pellegrini Rhao:
R. – L’iniziativa
di trattare il tema della famiglia, quindi anche del matrimonio, è stato un momento
importantissimo per la Chiesa, stabilito da Papa Giovanni Paolo II, in quanto Pontefice
e in quanto studioso. Oggi naturalmente sono passati molti anni da quella famosa Enciclica,
la “Familiaris Consortio”, e Papa Francesco ritiene che sia opportuno riprendere questo
grande tema alla luce del Vangelo e in più, con i tempi mutati, dare uno sguardo che
possa essere di attualizzazione della Dottrina della Chiesa. Molti temi, molti problemi,
molte situazioni sono mutate da quel tempo, per cui la Chiesa deve essere capace di
rispondere alle sfide.
D. – Qual è l’approccio che usate per avvicinarvi a
queste sfide?
R. – Prima di tutto conoscerle, e non soltanto attraverso i media,
e fare in modo che la gente possa esprimersi e possa raccontare la propria storia.
Per questo il Sinodo ha avuto l’iniziativa di inviare un documento preparatorio, in
cui ci fosse un questionario, con domande molto concrete, molto attuali, molto dirette,
che naturalmente hanno avuto un impatto sulla gente, che ha sentito di poter esprimere
finalmente quello che pensa e far conoscere quello che vive in forma diretta, senza
mediazioni.
D. – Si è parlato di testimonianza da parte degli sposi cristiani,
di come sperimentino la grazia ogni giorno. Spesso, però, per chi è nella sofferenza
di un matrimonio fallito, è difficile accogliere questa testimonianza...
R.
– Noi siamo proprio in questa dimensione. Attraverso il sondaggio, noi abbiamo avuto
la testimonianza non solo di persone che vivono il matrimonio secondo la fede, ma
anche di quelli che invece non l’hanno vissuta e che hanno avuto dei drammi, degli
insuccessi. Ecco perché ci interessa conoscere anche queste persone e le loro sofferenze,
per poterle curare di più pastoralmente e accompagnarle. La prima cosa è questa: accompagnarle
nella loro sofferenza. Poi, è chiaro, aiutarle anche a trovare delle soluzioni, quelle
che la Chiesa ritiene siano le soluzioni adatte e concernenti il caso, che allo stesso
tempo siano nella verità e nella carità. E’ questo il dramma: molti casi non hanno
soluzione, perché non sono aiutati. Ci possono essere delle strade. L’importante è
che si tratti del tema, se ne parli. Quando se ne parla, la gente è già in buona posizione,
è già contenta. E' come un ammalato, che è solo, abbandonato, ma basta che ci sia
una persona accanto che subito riprende animo, si consola e gli si dà speranza di
vivere.