Ucraina firma accordo associazione con Ue. Senato russo: sì annessione Crimea
La crisi ucraina ancora al centro della cronaca internazionale. Dopo le sanzioni reciproche
di ieri tra Russia e Stati Uniti, oggi nuova giornata decisiva. Il Senato di Mosca,
così come aveva fatto la Duma, ha votato favorevolmente all’annessione della Crimea,
mentre a Bruxelles è stata firmata la parte politica dell’accordo di associazione
tra Unione Europea e Ucraina. Intanto, il primo ministro russo, Medvedev, ha ricordato
che Kiev ha un debito di 16 miliardi di dollari con Mosca per forniture di gas. Sulle
ricadute economiche degli eventi di questi giorni, Giancarlo La Vella ha parlato
con l’economista, Francesco Carlà:
R. – Le ricadute
economiche ci sono da parecchi lati: l’Ucraina chiaramente si impoverisce e cerca
aiuto dall’Unione Europea, dall’estero. Il Giappone si è offerto di offrire un finanziamento
di un miliardo di dollari. L’Europa e anche l’Italia rischiano alcuni business molto
importanti, come ad esempio la mega opera a South Stream che vale dieci miliardi di
dollari. Ma anche la Russia hai i suoi problemi, perché sia le solite agenzie Fitch
e Standard and Poor’s hanno degradato l’outlook di Mosca. Quindi anche lì, ci saranno
delle ripercussioni per tutti i titoli di Stato russi.
D. – Se la Russia dovesse
chiedere il rientro immediato dei debiti per le forniture di gas a Kiev, questa cosa
ricadrebbe in qualche modo anche sull’Europa?
R. – Qui l’escalation
è di tre tipi. Mediatica, con continui comunicati anche da parte di Stati Uniti, Europa,
Russia, Ucraina. Militare, con le scaramucce nelle zone russofone. E naturalmente
ripercussioni economiche, finanziarie, minacce e cose di questo tipo. Quindi, dal
combinato disposto di questi tre fronti possono nascere i profili più delicati e preoccupanti
per i prossimi giorni.
D. – Guardando al futuro, si corre il rischio che si
ricrei un mondo a blocchi contrapposti?
R. – Intanto, dal punto di vista politico
l’Unione Europea ha detto che il G8 non esiste più. Quindi, Mosca sta già subendo
le sue ripercussioni. Che si crei un mondo, di nuovo da un punto di vista economico,
simile a quello del periodo della Guerra Fredda, del Muro di Berlino, ho molti più
dubbi perché le interrelazioni di tipo finanziario, industriale ed economico sono
molto più ampie, complesse e stratificate. Credo sia possibile che tutte le parti
trovino molto sgradevole proseguire eccessivamente su questa linea. Non credo che
dal punto di vista economico e finanziario sia molto conveniente. Naturalmente, restano
gli scenari militari, per i quali è molto più difficile stabilire i confini e i termini.