Sant'Egidio, giornata di studio cattolici-ortodossi. Riccardi: decisivo tema delle
periferie
Si è svolta a Roma, presso la Comunità di Sant’Egidio, una giornata di studio e riflessione
per approfondire la collaborazione fra ortodossi e cattolici sulla via della carità.
Presenti anche alcuni vescovi del Patriarcato di Mosca e Kiev. L’incontro si è svolto
mentre le Chiese ortodosse sono impegnate nella preparazione del Concilio panortodosso,
convocato entro il 2016 a Costantinopoli, sotto la presidenza del Patriarca ecumenico,
Bartolomeo I. Il servizio di Elvira Ragosta:
Ortodossi e
cattolici uniti sulla via della carità perché, ha sottolineato il metropolita Juvenalij
del Patriarcato di Mosca, "le opere della carità sono legate all’adempimento liturgico”.
E la carità, in un mondo globalizzato, nell’economia come nella società, diventa valore
e servizio necessario per le periferie umane ed esistenziali cui fa riferimento spesso
Papa Francesco. Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di sant’Egidio:
R.
– Io credo che il tema delle periferie sia un tema decisivo, perché nel mondo globale
le città, le mega-città, prevalgono ed è un mondo fatto di periferie umane e di periferie
urbane. In queste realtà, vivono uomini e donne che sono spaesati, che non hanno punti
di riferimento. Il grande problema per il cristianesimo, per le Chiese cristiane,
è riprendere a parlare con loro, riprendere a incontrarli. Io vengo da Città del Messico
e sono rimasto impressionato da questa grande città di 35 milioni di abitanti, in
cui gli uomini e le donne si sentono periferici. Come possono tornare al centro della
storia? Questa è la sfida di questo Convegno, che riunisce cattolici e ortodossi su
questa problematica: costruire, realizzare dei centri di vita in periferia e riscattare
l’uomo dall’anonimato.
D. – C’è una collaborazione più che trentennale tra
la Comunità di Sant’Egidio e la Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca, che in
questo particolare momento di crisi dell’Ucraina assume un valore ancora più importante
e soprattutto nell’esercizio della carità...
R. – La solidarietà con i poveri
costruisce la pace. In questo momento, il tessuto umano dell’Ucraina è molto lacerato,
conflittuale, e i cristiani hanno un grande ruolo nel ricostruire la pace, nel ricostruire
l’unità e la comprensione tra gli ucraini con i russi e con i Paesi vicini.
Tanti
sono i riferimenti alle periferie esistenziali anche nelle Sacre Scritture, come ricordato
da mons. Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone:
R. – Nell’Antico
e nel Nuovo Testamento, i poveri sono i privilegiati di Dio e quindi anche nell’Antico
Testamento la loro presenza è richiamata con forza, soprattutto quando sono trattati
ingiustamente e il loro grido è sempre ascoltato da Dio. Quindi, i Profeti, ma anche
i testi legislativi, il Deuteronomio, hanno uno sguardo particolare verso i poveri
e affermano sempre come Dio sia il loro grande protettore e il loro grande difensore.
Nella Bibbia, noi vediamo, sia nell’Antico Testamento e poi soprattutto a partire
da Gesù, come la Chiesa, come il Vangelo includano i poveri nella comunità. Non solo,
dunque, c’è un’attenzione, non solo c’è una preoccupazione per loro, non solo Dio
li difende, ma Dio vuole anche che siano parte della comunità. Mi viene in mente quel
bellissimo testo del profeta Sofonia, quando parla di un popolo di umili e di poveri.
Ho sempre pensato che gli umili dovremmo essere noi, cioè i discepoli, e i poveri
sono i poveri. Questo popolo è anche il popolo della Chiesa, è il popolo dei cristiani,
e attraverso i poveri incontra Gesù e si converte alla misericordia e all’amore che
Lui ha per noi e per tutti.
Sul fondamento spirituale della misericordia nella
Chiesa ortodossa del Patriarcato di Mosca, è intervenuto il vescovo di Orechovo,
Pantalejmon:
R. – (parole russe) La misericordia ha bisogno di un fondamento
spirituale. E’ una qualità naturale dell’uomo, ma le qualità naturali senza un fondamento
spirituale si perdono, si smarriscono e diventano qualcos’altro. Il mondo va via da
Cristo perché non lo conosce e il nostro compito è riportare Cristo al mondo. Si dice
che questa sia un’epoca post-cristiana, ma Cristo è sempre lo stesso e quindi noi
dobbiamo fare questo.