Sant'Agostino al centro della predica di Quaresima di p. Cantalamessa: è lo Spirito
Santo che fa l'unità dei cristiani
E’ Sant’Agostino il protagonista della seconda predica di Quaresima di padre Raniero
Cantalamessa, pronunciata nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico
alla presenza del Papa. Il predicatore della Casa Pontificia ha scelto il vescovo
di Ippona per spiegare che “la Chiesa è formata da più persone riunite e amalgamate
insieme dalla carità che è lo Spirito Santo”, dove proprio quest’ultimo è ciò che
la anima e la unisce. Il servizio di Tiziana Campisi:
C’è una prima
distinzione da comprendere quando si guarda alla Chiesa, questo ha insegnato Agostino.
Una cosa è la Chiesa presente o terrestre, “il campo in cui sono frammisti grano e
zizzania, la rete che raccoglie pesci buoni e cattivi, cioè santi e peccatori”, altra
è la Chiesa futura o celeste, quella fatta di tutti e soli santi. Il predicatore della
Casa Pontificia è partito da questo grande insegnamento del vescovo di Ippona per
sviluppare la sua meditazione sulla natura della Chiesa proseguendo, con l’ulteriore
distinzione, nella Chiesa terrena, tra comunione dei sacramenti, quella che unisce
quanti partecipano degli stessi segni esterni - ossia sacramenti, Scritture, autorità
- e comunione operata dalla Spirito Santo, dalla grazia, dalla carità:
“L’appartenenza
piena alla Chiesa esige le due cose insieme, e la comunione visibile dei segni sacramentali
e la comunione invisibile della grazia. Essa però, e qui un altro progresso di Agostino,
ammette dei gradi”.
Da qui gli scismi, le separazioni, le controversie,
le dispute teologiche, sicché Agostino conclude che “può dunque esserci nella Chiesa
cattolica qualcosa che non è cattolico, come può esserci fuori della Chiesa cattolica
qualcosa che è cattolico”:
“Vediamo come la teologia di Agostino ci può
aiutare in questa impresa di superare gli steccati secolari … oggi dobbiamo muovere
dalla comunione spirituale della carità verso la piena comunione anche nei sacramenti,
soprattutto dell’Eucaristia”.
Il problema che si pone, considerando discordie
e divisioni, ha rilevato padre Cantalamessa, è che “non si può dare maggiore importanza
alla comunione istituzionale” rispetto “a quella spirituale”:
“Questo per
me pone un interrogativo serio, da tempo. Posso io, come cattolico, sentirmi più in
comunione con la moltitudine di coloro che, battezzati nella mia stessa Chiesa, si
disinteressano completamente di Cristo e della Chiesa, o se ne interessano solo per
parlarne male, di quanto io mi senta unito, in comunione con la schiera di coloro
che, pur appartenendo ad altre confessioni cristiane, credono le verità fondamentali
che crediamo noi, amano Gesù Cristo, diffondono il Vangelo, mostrano i segni interiori
dello Spirito Santo? Le persecuzioni, così frequenti oggi in certe parti del mondo,
non fanno distinzione: non bruciano chiese, non uccidono persone perché sono cattolici
o perché sono protestanti, ma perché sono cristiani. Per essi siamo già ‘una cosa
sola’!”.
Sono interrogativi “che dovrebbero porsi anche i cristiani di
altre Chiese nei confronti dei cattolici, ha aggiunto il predicatore della Casa Pontificia,
che ha ribadito l’importanza dell’intuizione di Sant’Agostino nel riconoscere nello
Spirito il principio essenziale dell’unità della Chiesa, “anziché nella comunione
orizzontale dei vescovi tra di loro e dei vescovi con il Papa”. Insomma, è lo Spirito
Santo che fa l’unità della Chiesa, “riflesso dell’unità perfetta che c’è tra il Padre
e il Figlio per opera dello Spirito”. “È Gesú che ha fissato una volta per sempre
questo fondamento mistico dell’unità quando ha detto: ‘Che siano una cosa sola come
noi siamo una cosa sola’. L’unità essenziale nella dottrina e nella disciplina sarà
il frutto di questa unità mistica e spirituale, non potrà mai esserne la causa”. Infine
padre Cantalamessa ha osservato:
“I passi più concreti verso l’unità non
sono perciò quelli che si fanno intorno a un tavolo o nelle dichiarazioni congiunte
- per quanto questi siano utilissimi e indispensabili - ; sono quelli che si fanno
quando credenti di diverse confessioni si trovano a proclamare insieme, in fraterno
accordo, Gesú Signore, condividendo ognuno il proprio carisma, riconoscendosi come
fratelli nella piena lealtà e obbedienza ognuno alle direttive della propria Chiesa”.
Ma quale l’insegnamento ultimo da cogliere sulla natura della Chiesa?
E’ l’esortazione che Agostino usa chiudendo tanti suoi discorsi sulla Chiesa stessa:
“Se dunque volete vivere dello Spirito Santo, conservate la carità, amate la verità,
e raggiungerete l’eternità”.