La Turchia blocca Twitter. Usa e Ue: grave attacco alla libertà di espressione
Cresce la tensione in Turchia dopo che l’autorità per le telecomunicazioni ha bloccato
l'accesso a Twitter, poche ore dopo la minaccia espressa dal premier Erdogan di vietare
l'uso del social network nel Paese a seguito della pubblicazione di alcune intercettazioni
che lo vedono coinvolto in un caso di corruzione. “Non mi interessa cosa dice la comunità
internazionale”, afferma il premier, suscitando la preoccupazione degli Stati Uniti
e la condanna dell'Ue, che parla di grave violazione di libertà d'espressione. Anche
il presidente turco, Gul, disapprova e l’opposizione promette ricorso. Come spiegare
dunque questa decisione? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Fazila Mat,
corrispondente ad Istanbul dell’Osservatorio Balcani e Caucaso:
R. - Il premier
Erdogan ha avuto un rapporto difficile con Twitter e i social media già a partire
dai fatti del Gezi Park dell’estate scorsa. In quell’occasione, aveva definito i social
media una piaga della società, perché fornivano un canale di informazione essenziale
per mobilitare le proteste.
D. - Ora la condanna è altrettanto forte, e comunque
l’oscuramento di Twitter è totale. Come si legge in Turchia questa mossa?
R.
- Il prossimo 30 marzo ci sono le elezioni amministrative, considerate dal premier
Erdogan come un test molto importante per riconfermare la propria autorità. È molto
probabile, come suggeriscono anche alcuni analisti, che questa mossa sia rivolta a
cercare una maggiore popolarità tra il suo elettorato conservatore, una mossa forte
di persona che - incurante di quello che addirittura potrebbe dire la comunità internazionale
- fa quello che decide di fare.
D. - Questo però gioca negativamente nell’immagine
che può dare all’Europa un cammino di riavvicinamento, o no?
R. - Assolutamente
sì. Però, una volta assicurata forse di nuovo la posizione all’interno del Paese,
potrà forse pensare di rammendare la propria immagine fortemente in calo all’estero.
D.
- È anche una mossa che continua inesorabilmente a incidere su una stabilità interna
ormai al tracollo…
R. - Sì, la politica turca in questo momento è attraversata
da una forte turbolenza. Sappiamo che c’è in atto questo scontro di potere tra le
forze vicine al governo e l’ex alleato Fethullah Gulen, una lotta per occupare le
posizioni di forza all’interno dello Stato. Quindi, è quasi come se da un momento
all’altro tutto potesse cambiare.