No di Obama ad azioni militari in Crimea. La Russia accusata di creare una "situazione
pericolosa"
"Fin quando non ci saranno le condizioni politiche per un format così importante come
quello del G8, non ci saranno piu' G8''. Lo ha detto la cancelliera tedesca Angela
Merkel in relazione alla crisi ucraina. Oggi a Mosca c'è stato l'incontro tra il segretario
generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, e il capo della diplomazia russa, Lavrov. Domani Ban
Ki-Moon sarà a Kiev. Intanto dall’Ucraina arriva la notizia che le Forze armate hanno
elevato lo stato di allerta. Mentre a Mosca il governo ha iniziato a rilasciare passaporti
russi in Crimea. Sul fronte europeo, domani ci sarà nell'mbito del Consiglio Europeo,
la firma del capitolo politico dell'Accordo di associazione tra UE e Ucraina. E oggi
è arrivato il primo via libera dell'Europarlamento alla rimozione di circa il 98%
dei dazi applicati attualmente dall'Ue sull'import di merci ucraine. Per capire a
questo punto della crisi ucraina cosa diventa una priorità, Fausta Speranza
ha intervistato Raffaele Marchetti, docente di relazioni internazionali all'Università
Luiss: 00:03:39:48
R. – La partita è ancora aperta e riguarda l’Ucraina
orientale continentale. Quella è una partita aperta perché lì vivono minoranze, o
in alcuni posti addirittura maggioranze, russofone che potrebbero guardare alla Crimea
come a un esempio. Lo stesso tipo di dinamica replicata in Ucraina orientale non sarebbe
accettata, sarebbe contrastata fin dall’inizio.
D. – Su questa fase potrebbe
giocarsi un braccio di ferro persino più duro così tra Occidente e Russia, tra Washington
e Mosca e sul piano internazionale?
R. – La questione della Crimea, in qualche
modo, sembrava già chiusa da tanti giorni. Ormai il referendum cristallizza una situazione
ma questa situazione si era andata definendo nelle ultime settimane. E’ tutto sommato
una questione molto grave ma, territorialmente parlando, circoscritta. Come ho detto,
invece, la questione dell’Ucraina orientale è una questione molto più complessa. Sono
sollevato dal colloquio che il ministro degli Esteri russo Lavrov ha avuto con il
segretario di Stato Usa Kerry qualche giorno fa, in cui si parlava di una possibile
riforma costituzionale ucraina in senso federalista. Questa, naturalmente, a mio parere,
sarebbe l’unica possibilità di tenere insieme un territorio e un Paese che è profondamente
diviso. Senza una riforma di questo tipo mi sembra difficile trovare un modo di convivenza
pacifico tra due comunità che si sono polarizzate a seguito degli eventi degli ultimi
mesi.
D. – Intanto al Consiglio europeo l’Unione europea firma con l’Ucraina
il capitolo politico con l’accordo di associazione che, in qualche modo, ha scatenato
il tutto. Che dire di questo?
R. – Certamente l’Unione europea ha cercato in
qualche modo di riguadagnare il tempo perso proponendo la firma in tempi molto brevi
e però è di nuovo un’accelerazione che, tutto sommato, potrebbe creare problemi. Noi
abbiamo un Paese ancora profondamente diviso. La parte occidentale guarda all’Europa,
la parte orientale guarda a Mosca e quindi forse prudenza avrebbe voluto che si tentasse
prima di risolvere i problemi interni e poi si rimettesse in campo la questione dell’associazione
all’Unione europea. Firmare il trattato di associazione significa escludere l’adesione
alla zona euro-asiatica doganale con la Russia. Questo significa prevenire l’idea
dell’ucraina come un Paese neutrale, un Paese di ponte tra l’Europa e la Russia.
D.
– Si è detto in questi giorni che si tratta della crisi più grave dalla fine della
Guerra Fredda e si è detto anche di un ritorno di una situazione di Guerra Fredda.
Ma il mondo nel frattempo è passato al G20, abbiamo la globalizzazione. Davvero è
possibile fare paralleli con la Guerra Fredda, anche se il braccio di ferro Mosca-Washington
lo avvertiamo…
R. – No, questa mi sembra un’affermazione eccessiva. A parte
che abbiamo avuto una guerra in Jugoslavia, abbiamo avuto varie altre guerre nel mondo…
Certamente, non è la crisi più seria che abbiamo avuto dalla fine della Guerra Fredda.
I toni sono molto tesi ed è stata rimessa in campo una retorica da Guerra Fredda,
questo sì, direi soprattutto da parte occidentale.