Un anno fa la Messa d'inizio Pontificato di Papa Francesco
Un anno fa, il 19 marzo 2013, Papa Francesco iniziava il suo ministero petrino con
una Messa presieduta in Piazza San Pietro nella Solennità di San Giuseppe. Circa 200mila
le persone presenti, tra le quali le delegazioni di oltre 130 Stati e organismi internazionali.
Ricordiamo quell’omelia in questo servizio di Sergio Centofanti:
Papa Francesco
arriva in Piazza San Pietro in piedi sulla jeep scoperta, con la sua talare bianca
e sorridente passando tra la folla festante che lo saluta e cerca di toccarlo. D’improvviso,
il Papa fa arrestare il veicolo e scende per abbracciare un tetraplegico sdraiato
su un lettino. Un'immagine che resta impressa nelle menti e nei cuori di quanti assistono
all'evento. Il primo saluto di Papa Francesco durante l'omelia va al suo predecessore
Benedetto XVI che in questo giorno celebra il suo onomastico:
“Ringrazio
il Signore di poter celebrare questa Santa Messa di inizio del ministero petrino nella
solennità di San Giuseppe, sposo della Vergine Maria e patrono della Chiesa universale:
è una coincidenza molto ricca di significato, ed è anche l’onomastico del mio venerato
Predecessore: gli siamo vicini con la preghiera, piena di affetto e di riconoscenza”.
L’omelia
d’inizio Pontificato è centrata sul custodire. San Giuseppe è custode di Maria e Gesù
ed esercita questa custodia “con discrezione, con umiltà, nel silenzio, ma con una
presenza costante e una fedeltà totale, anche quando non comprende”. Il Papa esorta
a custodire Cristo nella propria vita per custodire gli altri con amore, soprattutto
i più fragili, i bambini, gli anziani, i poveri:
“E qui aggiungo, allora,
un’ulteriore annotazione: il prendersi cura, il custodire chiede bontà, chiede di
essere vissuto con tenerezza. Nei Vangeli, San Giuseppe appare come un uomo forte,
coraggioso, lavoratore, ma nel suo animo emerge una grande tenerezza, che non è la
virtù del debole, anzi, al contrario, denota fortezza d’animo e capacità di attenzione,
di compassione, di vera apertura all’altro, capacità di amore. Non dobbiamo avere
timore della bontà, della tenerezza!”.
Quindi parla del ministero petrino,
che comporta anche un potere. Ma di che potere si tratta?
“Non dimentichiamo
mai che il vero potere è il servizio e che anche il Papa per esercitare il potere
deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce;
deve guardare al servizio umile, concreto, ricco di fede, di San Giuseppe e come lui
aprire le braccia per custodire tutto il Popolo di Dio e accogliere con affetto e
tenerezza l’intera umanità, specie i più poveri, i più deboli, i più piccoli, quelli
che Matteo descrive nel giudizio finale sulla carità: chi ha fame, sete, chi è straniero,
nudo, malato, in carcere (cfr Mt 25,31-46). Solo chi serve con amore sa custodire!”.
L’omelia
di Papa Francesco si concludeva con un invito alla speranza:
“Anche oggi
davanti a tanti tratti di cielo grigio, abbiamo bisogno di vedere la luce della speranza
e di dare noi stessi la speranza. Custodire il creato, ogni uomo ed ogni donna, con
uno sguardo di tenerezza e amore, è aprire l’orizzonte della speranza, è aprire uno
squarcio di luce in mezzo a tante nubi, è portare il calore della speranza! E per
il credente, per noi cristiani, come Abramo, come san Giuseppe, la speranza che portiamo
ha l’orizzonte di Dio che ci è stato aperto in Cristo, è fondata sulla roccia che
è Dio”.