Crimea: soldati russi attaccano base militare ucraina. Ban Ki-moon domani a Mosca
Sale decisamente la tensione nella vicenda della Crimea. Soldati russi hanno attaccato
una base militare ucraina nell'ovest della Crimea. Lo dice il portavoce del ministero
della Difesa di Kiev. Inoltre, il comandante della marina militare ucraina, secondo
la stampa locale, è stato portato via dalla sede dello Stato maggiore di Sebastopoli
da agenti dei servizi segreti russi. Sebastopoli ha rifiutato la visita del vice premier
e del ministro della Difesa ucraini. Domani sarà a Mosca il segretario generale dell'Onu
Ban Ki-moon, che potrebbe incontrare il presidente russo Vladimir Putin. Stasera si
riunisce il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Degli aspetti giuridici di
questa vicenda Luca Collodi ha parlato con Angela Del Vecchio, docente
di diritto internazionale all'Università Luiss:
R. – Nel diritto
internazionale il principio di autodeterminazione dei popoli non può essere applicato:
questo l’ha detto anche il segretario generale delle Nazioni Unite ed è stato ripetuto
continuamente in tanti atti dell’Onu. Non può portare a giustificare il distacco di
queste minoranze e la formazione di nuovi Stati; può portare soltanto al fatto che
all’interno di quegli Stati unitari ci siano delle norme che prevedano maggiore autonomia,
maggiore rispetto, tutela dei diritti di queste minoranze. Quando si tocca questo
tema è un tema delicatissimo, perché le minoranze di lingua russa, ad esempio, esistono
anche nei Paesi baltici che ora fanno parte dell’Unione Europea, esistono in tante
zone. Non vorrei poi che il principio di autodeterminazione diventasse la giustificazione
come fu per i Sudeti - si è citato già questo esempio - per il regime nazista. Non
possiamo giustificare tutto con l’autodeterminazione dei popoli.
D. – A questo
punto che cosa può succedere?
R. – Direi che forse ci si può fermare qui. Spero
che ci si possa fermare qui. In realtà, infatti, la Russia aveva un fortissimo interesse
in Crimea per il porto di Sebastopoli, nel quale ha sede la flotta navale russa, che
poi controlla il Mediterraneo. Senza quel porto, la flotta navale russa per il Mediterraneo
come si muove? C’era quindi questo motivo particolare, tanto che c’era anche un trattato
tra la Russia e l’Ucraina per la gestione, l’amministrazione di questo complesso problema.
Io penso, però, che Putin si fermi all’annessione della Crimea e non vada più avanti.
Ha raggiunto l’obiettivo: ha dimostrato all’Occidente che la Russia non vuole essere
bloccata nella sua predominanza in certi settori, vuole riaffermare il suo controllo
nelle aree che appartenevano alla ex Unione Sovietica. Insomma, credo che la dimostrazione
l’abbia data e che forse potrebbe fermarsi qui.
D. - Un’ultima riflessione.
Su questi episodi si può tornare a parlare di ‘guerra fredda’, in particolare tra
Stati Uniti e Russia, o è eccessivo?
R. – Io spero che non si torni ad una
‘guerra fredda’. Adesso siamo nel momento della reazione più immediata. I tempi cambiano.
Ci sono tanti di quegli interessi economici che ormai siamo interdipendenti. L’economia
occidentale e l’economia russa sono interdipendenti: nessuno può fare a meno dell’altro.
E’ vero, ci possono togliere il gas, ma loro poi a chi lo vendono? Tutti ormai nel
mondo della globalizzazione sono connessi. Non è più il vecchio mondo. Credo che ognuno
in questo campo abbia voluto delimitare le proprie sfere di influenza. E la Russia
le ha volute delimitare in maniera molto netta, per quanto riguarda la Crimea.