Al card. Sandri il Premio Ducci per la pace: "Lo dedico alle vittime in Siria e a
p. Dall'Oglio"
Per il suo impegno a favore della pace, quale prefetto della Congregazione per le
Chiese Orientali, il cardinale Leonardo Sandri è stato insignito martedì sera,
in Campidoglio a Roma, del premio Ducci per la Pace 2014. A margine dell’evento, lo
ha intervistato Elvira Ragosta:
R. - Vorrei
dedicare questo premio a tutte le vittime della guerra in Siria, a tutte le persone
sequestrate, in particolare ai due vescovi dei quali ancora non si sa nulla e anche
a padre Dall’Oglio. Inoltre, a tutti quei fedeli che hanno sofferto tantissimo durante
questa guerra: vittime di morte, oppure rifugiati costretti ad allontanarsi dal proprio
Paese.
D. - I portatori di pace come lei conservano il grande dolore conosciuto,
visto e vissuto nei tanti viaggi. Che cosa ricorda con particolare emozione dei suoi
viaggi e delle sue conoscenze?
R. - Mi ha fatto moltissima impressione l’incontro
con i rifugiati siriani a Beirut, in un campo dove c’erano molti bambini al freddo,
in mezzo al fango, senza scarpe. Ho potuto vedere questa sofferenza e toccarla con
mano. Il cuore soffre tanto vedendo questi bambini.
D. - Quanto è lungo, secondo
lei, il cammino della pace per la Siria e anche per la situazione ucraina?
R.
- Il cammino della guerra è sempre facile, veloce e rapido. Il cammino della pace,
al contrario, impiega sempre più tempo perché il nostro cuore è sempre in contraddizione
con quello che gli è richiesto come figli di Dio, come fratelli. Ma noi abbiamo una
forza che non è quella delle armi: è la forza di Dio che può tutto. Noi siamo nelle
sue mani.
Il riconoscimento, assegnato ogni anno dalla Fondazione Ducci a tre
rappresentanti delle tre religioni monoteiste, è stato attribuito per l’isalm al Gran
Mufti di Siria, Al-Din Hassoun, che - intervenuto in videoconferenza - ha ricordato
l’importanza del dialogo interreligioso per la pace in Medio Oriente e ha esortato
la diplomazia a non riconoscere la creazione di uno Stato religioso in Siria, perché
diventerebbe uno stato razzista, e ha chiesto di appoggiare la nascita di un nuovo
Stato siriano basato sul rispetto della dignità dell’uomo. Il Premio Ducci per la
pace è stato consegnato anche alla giornalista e attivista italo-israeliana, Manuela
Dviri, da anni impegnata con l’associazione “Saving children” per la cura di bambini
palestinesi negli ospedali israeliani. La sua testimonianza al nostro microfono:
R.
- Si parla di pace, ma in realtà per costruire la pace bisogna lavorare nel quotidiano,
faticosamente, e bisogna trovare i fondi per andare avanti. È un lavoro difficile
che si crea giorno dopo giorno, si lavora giorno dopo giorno.
D. - E’ un lavoro
fatto anche di comunicazione nell’ambiente nel quale lei si spende maggiormente…
R.
- Sì, mi spendo maggiormente intanto nel mandare avanti questo progetto che si chiama
“Saving Children” per la cura di bambini palestinesi negli ospedali israeliani: è
un progetto che a oggi ha curato più di 10 mila bambini, perché io penso che il futuro
del mondo siano i bambini e i bambini devono essere sani. Quindi, è importante la
comunicazione ma ancora di più è importante fare.
D. - L’importanza del dialogo
tra le religioni e la costruzione della pace…
R. - Chiaramente la pace è importante
e quindi va costruita. Questo non è un momento di costruzione di pace, è un momento
difficile della storia dell’umanità, pericoloso e complicato. Però, qualsiasi dialogo
si faccia - che sia fra le religioni, che sia fra popoli, che sia fra intellettuali
o persone comuni - è un dialogo che costruisce e che va mandato avanti.