250 membri di diverse religioni in dialogo a Castel Gandolfo
Un incontro svolto in un clima di grande semplicità e spirito di famiglia, quello
vissuto ieri mattina in Vaticano da un gruppo di 20 esponenti di 8 religioni con Papa
Francesco, in rappresentanza dei 250 tra cristiani, musulmani, indù, ebrei, sikh,
buddisti e altre fedi, partecipanti all’incontro “Chiara e le religioni. Insieme verso
l’unità della famiglia umana”, in corso da martedì a Castelgandolfo. Papa Francesco
ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa in ricordo di Chiara Lubich, fondatrice
del Movimento dei Focolari, a sei anni dalla scomparsa e ha concluso:” Importante
è camminare e non fermarsi mai”. A tutti poi la richiesta: “Pregate per me”. Ma
sull’importanza di questo originale evento che questa sera si concluderà con una conferenza
pubblica alla Pontificia Università Urbaniana, sentiamo al microfono di Adriana
Masotti, Roberto Catalano, responsabile del Centro per il dialogo interreligioso
dei Focolari:
R. - Una delle
definizioni più tipiche della personalità di Chiara Lubich è stata quella di “donna
del dialogo”. Dialogo che lei ha fatto all’interno della Chiesa cattolica, con fedeli
delle altre comunità ecclesiali e di altre Chiese, con persone di altre religioni
e con persone che non hanno un riferimento religioso, in particolare con le persone
di altre religioni. Lei personalmente ha incontrato buddisti, indù, ebrei, musulmani,
sikh e da questo - oltre alle esperienze del Movimento nel mondo - è nata un’esperienza
di dialogo che noi chiamiamo “dialogo della vita”, ma che poi si è sviluppata nel
dialogo della “cooperazione”, nel dialogo della “comunione di esperienze” e anche
in quello “accademico”. Sono sempre stati dialoghi bilaterali: buddisti-cristiani,
indù-cristiani, ebrei-cristiani, musulmano-cristiani. Questa volta, si è però pensato
di fare un incontro interreligioso: per la prima volta i rappresentanti di questi
dialoghi bilaterali si sono riuniti per fare questa esperienza comune di dialogo.
D.
- Con un obiettivo specifico?
R. - L’obiettivo è innanzitutto di comunicarci
quelle che sono state le esperienze sulle rispettive vie di dialogo bilaterale che
si sono vissute, perché siamo tutti impegnati nello stesso dialogo ma in diversi settori.
Quindi, unirci come in un mosaico per poter continuare insieme, guardando a quello
che questi giorni ci hanno ispirato proprio per vivere con la dimensione universale
nel particolare e respirare, nel particolare, la dimensione universale.
D.
- Qual è il segreto che permette a tutte queste diverse religioni, questi diversi
uomini e donne, di incontrarsi e comprendersi?
R. - La spiritualità che Chiara
ha offerto è una spiritualità evangelica e del Vangelo ha messo in rilievo la carità
come via per arrivare all’unità, quella carità che Chiara chiamava “l’arte di amare”.
Un’arte in qualche modo rappresentata anche nelle altre religioni attraverso quella
che è definita "la regola d’oro": “Fai agli altri quello che vorresti che gli altri
facessero a te”, oppure: “Non fare agli altri quello che non vorresti che gli altri
facessero a te”. Se ciascuno mette in pratica questo, vive quello che noi cristiani
chiamiamo carità - che ha anche un riflesso però nella compassione buddista, nella
misericordia musulmana, nella devozione indù - e può vivere, ognuno nella propria
specificità, lo stesso valore con una metodologia dialogica comune.
Sul Convegno
in corso a Castelgandolfo la testimonianza del Rabbino Russel G. Pearce, docente
di diritto, etica e religione alla Fordham University di New York:
R. – So, we
are here because Chiara Lubich and the Focolari, over the past 15 years, … Siamo
qui perché Chiara Lubich e i Focolari, negli ultimi 15 anni hanno invitato noi tutti
al dialogo con la Chiesa cattolica. L’invito diceva che incontrando Dio in tutti noi,
Chiara sarebbe diventata una cattolica migliore. Con questo invito, ella ci ha aiutato
a trovare nella nostra religione un insegnamento simile: siamo tutti creati ad immagine
di Dio, e se siamo tutti creati ad immagine di Dio, amare il prossimo significa amare
Dio. Oggi, l’invito non è rivolto soltanto alla religione in se stessa – a me in quanto
ebreo – ma a tutti noi, affinché ci uniamo attraverso le religioni per unirci in dialogo
ai Focolari e alla Chiesa. E’ stupefacente. E’ una benedizione fare parte di questo
…
Ma secondo lei è possibile il dialogo anche tra ebrei e musulmani?
R.
– The first thing I wanted to say in answer to an earlier question during the … La
prima cosa che vorrei dire è che noi tutti qui presenti siamo coinvolti in qualche
modo in un dialogo nei nostri Paesi d’origine: diversi tipi di dialogo, espressioni
concrete di dialogo. Ora, lei mi chiede del dialogo tra ebrei e musulmani. Vorrei
dire due cose. Prima di tutto, alla pausa caffè di questa mattina erano presenti ebrei
di Israele e musulmani di un Paese arabo, che hanno condiviso la loro esperienza di
amore tra vicini e discusso di come poter promuovere, nei rispettivi Paesi di origine,
l’amore per il prossimo. E’ miracoloso che si sia verificato un evento di questo tipo!
Credo che solo la Chiesa cattolica sia capace di mettere insieme le persone in conferenze
o convegni di questo tipo. Perché? Perché questo è dovuto alla consapevolezza della
Chiesa che noi tutti, a qualsiasi religione apparteniamo, siamo creati ad immagine
di Dio; e perché la Chiesa è capace di essere padre, fratello, sorella impegnati a
mettere insieme questa famiglia di tutti noi, che pure siamo diversi … E l’ho visto
in questo convegno, ed è veramente stupefacente!
Di ciò che ha significato
per lei l'incontro con la spiritualità dei Focolari parla la prof.ssa Kala Acharya,
di religione indù, che vive e lavora a Mumbai in India:
R. – For the
spirituality of Chiara, as you know, … La spiritualità, come sapete, è qualcosa
che va al di là della conoscenza e delle parole. La spiritualità dev’essere vissuta,
non è qualcosa di cui dobbiamo parlare. La spiritualità di Chiara era una spiritualità
sempre accompagnata dall’azione, l’azione che per lei significava amare il genere
umano. Ancora, l’amore non è qualcosa di cui dobbiamo parlare, ma è qualcosa che dev’essere
espresso e in ogni azione di Chiara, in ogni riflesso della sua personalità c’era
sempre l’amore. Ed è per questo che lei ha espresso questo amore che aveva per il
genere umano anche attraverso il dialogo: un tipo di dialogo che è nuovo, inusitato.
Per concludere: lei voleva che ciascuna delle persone che incontrava potesse trarre
beneficio dalla sua spiritualità. Lei era come il filo della collana: nella collana
abbiamo le perle, però se non c’è il filo, le perle vanno perdute. Lei è stata come
il filo di una collana, che ha portato migliaia di persone a vivere insieme.
D.
– Sicuramente, Chiara avrà trovato qualcosa di utile, di bello nell’induismo. C’i
fa un esempio?
R. – She said that Hinduism is very deep, very intense, very
profound. … Lei diceva che l’induismo è molto profondo, molto intenso... Il cristianesimo
dà molta importanza all’amore e al servizio; l’induismo dà importanza alla vita, alla
vita che è sempre presente. L’induismo dà molta importanza a quello che noi chiamiamo
il karma, cioè ogni azione che noi facciamo deve produrre del bene. Non sarà Dio che
ci darà la ricompensa o meno delle nostre azioni, ma saranno le nostre stesse azioni
che ci ricompenseranno o ci condanneranno: questa è una caratteristica fondamentale
dell’induismo.
Il reverendo Nissho Takeuchi è buddista e viene dal Giappone.
Ci racconta che cosa l'ha colpito di più della spiritualità di Chiara Lubich:
R. – Credo che
la spiritualità di unità di Chiara Lubich sia proprio alla base di ogni sapienza delle
diverse culture e delle diverse religioni, cioè io credo che questa sapienza di essere
in unità è proprio ciò di cui il mondo moderno ha bisogno. Secondo me, alla gente
del mondo odierno manca la capacità di dialogare: noi siamo educati per condurre dibattiti,
piuttosto che dialoghi. Nel dibattito, si cerca di trovare i difetti o gli errori
degli altri per convincere gli altri; mentre nel dialogo si cercano i punti positivi
nell’altro e si cerca di imparare dall’altro. Venendo a conoscenza degli aspetti positivi
dell’altro, possiamo progredire nel reciproco rispetto. Questo è proprio quello che
il mondo di oggi chiede. Tutti noi partecipanti all’evento di questi giorni siamo
scossi dall’impatto che ha avuto la spiritualità di Chiara che ci permette di dialogare.
Questo ci dà una speranza e una prospettiva per il nostro cammino. La sapienza che
si può acquisire tramite un dibattito è diversa dalla sapienza che si può raggiungere
attraverso un processo di dialogo. Quindi, è necessario essere educati al dialogo;
dobbiamo educare i giovani al dialogo. E questo credo che sia uno dei frutti di questi
giorni …
Laila Mohammed appartiene alla comunità musulmana afro-americana.
Qual è l’esperienza che lei sta facendo di questo incontro così originale?
R. – Ho già
sperimentato in passato, con il dialogo tra i musulmani e il Movimento dei Focolari,
ma questa volta siamo presenti non soltanto musulmani e cristiani: ci sono indù, buddisti,
sikh e questa esperienza mette in evidenza l’amore tra tutti che è più luminoso, enorme,
più evidente. C’è un altro aspetto: quello del dialogo tra musulmani ed ebrei. Sappiamo
tutti che tra musulmani ed ebrei non è proprio sempre facile. Ecco, ieri un ebreo
ha raccontato di come lui si sentiva da piccolo come una comunità in minoranza in
mezzo ad una maggioranza cristiana. Io ho capito che lui ha vissuto esattamente l’esperienza
che io ho vissuto, da piccola, come musulmana in un Paese a maggioranza cristiana.
E questo mi ha portato ad essere molto più vicino alle comunità che sono ai margini
della società. Chiara, che ho incontrato nel 2002, ha aperto le sue braccia per abbracciare
tutto il mondo e per conquistare il maggior numero possibile di uomini e donne alla
fraternità. E io ho un amore speciale per Chiara perché quando l’ho sentita parlare
per la prima volta, ha messo in evidenza come la parola “amore” sia citata più di
cento volte nel Corano: io stessa non lo sapevo. Noi musulmani diciamo sempre che
l’islam è la pace: è vero, l’islam è la pace. Però, adesso che sono una donna matura
– ho 54 anni – capisco che l’islam è la pace però è anche l’amore. E mi sono impegnata
a vivere questo aspetto dell’amore.