"Era un prete che aveva
preso sul serio il proprio ministero, rimasto fedele alla formazione che aveva ricevuto,
in un tempo di altissima corruzione - quello caratterizzato dalla cosiddetta 'economia
del terremoto' dell'Irpinia - che aveva mietuto, solo in Campania, più di 2600 vittime".
Così Sergio Tanzarella, docente di Storia della Chiesa alla Pontificia Facoltà
Teologica dell'Italia meridionale, ricorda don Peppe Diana, assassinato a soli
35 anni, il 19 marzo nella sua parrocchia di Casal di Principe (NA). "Non si rassegnò
all'idea di dover celebrare solo funerali, e ci rimise la vita. Da allora molta
strada è stata fatta nella lotta per la legalità in queste terre. La coscienza che
si potesse continuare a vivere senza avere tanti problemi anche con la presenza della
camorra è scomparsa, ma la mentalità camorristica, ben più grave della stessa camorra,
non è venuta meno. E quella si sradica con un investimento culturale che impegna
generazioni". Ad interpretare don Diana nella fiction di Rai1 Per amore
del mio popolo, l'attore Alessandro Preziosi che ai nostri microfoni racconta:
"Ogni tanto viene da chiedermi se ciascuno di noi è capace di essere semplice uomo
tra gli uomini, al di là degli eroismi, così come fu don Diana. Sul set c'è una
scena che mi è rimasta molto impressa perché mentre la recitavo, sul sagrato di una
chiesa, mi sono reso conto che era necessario dare importanza alle 300-400 persone
che si erano radunate là nei pressi, volevo che le parole di Diana passassero a loro,
prima ancora che al pubblico televisivo. Questa figura mi ha suggerito di non aver
paura. Mi sembra di aver colto l'urgenza di spogliarsi dell'idea di una vita vissuta
al massimo, all'insegna di chissà quale conquista e credere che invece stiamo vivendo
già la vita eterna. Tanto vale la pena spenderla per dare il meglio di noi". Marisa
Diana, nipote del sacerdote ucciso: "Era un uomo vitale, questo ricordo
bello mi resta di lui. E questo voglio che si continui a conoscere di lui, questo
dà speranza. Prima vivevamo sotto la dittatura armata della camorra. Ora si può parlare
e dobbiamo farlo". "La cosa più bella che mi sento di dire è una sintesi bellissima
che ha incarnato tra una vita interiore molto forte e l'impegno sociale", spiega Don
Franco Picone, attuale parroco a S. Nicola. Don Diana è stato un vero spartiacque
per il nostro territorio. Adesso il grido più forte che viene da questa terra è quello
del bisogno di lavoro. Ciò che manca è l'anello di una buona amministrazione locale.
Qui ai giovani servono poche parole, ma molto i fatti per attrarre al Vangelo.
(a cura di Antonella Palermo)