Napolitano ai radicali: confronto in Parlamento sul fine vita. Scienza e Vita: sì,
ma dalla parte dei malati
''Il Parlamento non dovrebbe ignorare il problema delle scelte di fine vita e eludere
un sereno e approfondito confronto di idee sulle condizioni estreme di migliaia di
malati terminali in Italia''. Lo scrive il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
all’Associazione Luca Coscioni e al comitato promotore Eutanasia Legale. “Sì, ad un
confronto sereno e non pregiudiziale, sempre dalla parte dei malati e dei disabili
gravissimi”, il commento dell’Associazione Scienza e Vita. Ascoltiamo il presidente
Domenico Coviello intervistato da Paolo Ondarza:
R. – In questi
anni abbiamo sempre continuato a tenere alta l’attenzione, promuovendo convegni, incontri,
dibattiti su questi temi, perché riteniamo importante difendere i più fragili nelle
situazioni di malattia.
D. – Ma sono maturi oggi in Italia i tempi per un confronto
sereno su queste tematiche?
R. – “Scienza e Vita” ha proprio l’impegno di affrontare
da un punto di vista scientifico l’argomento, pur mantenendo il dialogo più aperto
possibile nell’ambito del dibattito sociale. E pensiamo che questa posizione sia importante
e che possa permettere anche il colloquio non solo fra i ricercatori, ma anche con
le famiglie, con i malati e con le associazioni, che in varia forma prestano assistenza
a queste persone.
D. – Parlare di fine vita presuppone alcune premesse dalle
quali non si può prescindere, soprattutto non può significare guardare all’eutanasia…
R.
– Assolutamente sì. L’eutanasia è sempre un simbolo dell’emarginazione del singolo
che ha bisogno di aiuto. Bisogna, quindi, fornire delle risposte a questa sofferenza
del singolo e aumentare invece le risorse che possano aiutare a togliere il dolore.
D.
– Sì ad un’alleanza terapeutica tra medico e paziente e rifiuto di ogni accanimento
sproporzionato come elementi che possano guidare in questo confronto…
R. –
Assolutamente sì, e soprattutto la figura del medico deve accompagnare la persona
malata anche quando non è più possibile guarirla dalla sua condizione medica.
D.
– Quindi, cure palliative?
R. – Cure palliative, ma anche attenzione alla persona
e, quindi, vicinanza alla persona. Il medico, infatti, non è solo un distributore
di farmaci.