2014-03-18 12:36:58

La Corea che attende il Papa. Suor Kwon: Francesco porta pace a un Paese che vive diviso


Cresce l’attesa tra i fedeli coreani, in vista della visita di Papa Francesco in programma a metà del prossimo agosto. Soprattutto fra i giovani l’entusiasmo si è fatto sentire fin dai primi giorni seguiti all’annuncio del viaggio nel Paese asiatico. Anche le comunità coreane che vivono all’estero si stanno mobilitando. Il servizio di Davide Dionisi:RealAudioMP3

"Giovani asiatici, svegliatevi! La gloria dei martiri risplende in voi". E’ questo il messaggio che ad agosto partirà da Daejeon e raggiungerà ogni angolo del mondo. A conferma che le nuove generazioni sono pronte a raccogliere il testimone di chi ha dato la vita per seguire Cristo e di annunciare il Vangelo anche negli angoli più lontani. L’Asia risponde così all’appello di Papa Francesco e vuole impegnarsi al suo fianco per prendere le distanze da quella che il Porntefice stesso ha definito la globalizzazione dell’indifferenza. Per questo, anche i tanti coreani che vivono lontano da casa hanno scelto di essere protagonisti dell’evento della prossima estate. Tra questi, suor Domina Kwon, della Congregazione delle Suore di San Paolo di Chartres, a Roma in qualità di studentessa di Psicologia alla Pontificia Università Gregoriana. Le abbiamo chiesto come abbia accolto la notizia della visita di Papa Francesco in Corea del Sud:

R. - Con grande emozione ed entusiasmo. Prima di tutto, Papa Francesco ci ha mostrato per un anno la figura di un consolatore e pacificatore del mondo. La sua umanità, semplicità e accoglienza hanno toccato, abbracciato e baciato non solo i cristiani ma anche tutti i popoli, e ha raggiunto soprattutto i poveri, i malati e i feriti con i suoi gesti di pura misericordia.

D. - Che paese troverà il Santo Padre?

R. - La Corea del Sud ha forti energie spirituali e un profondo zelo per l’evangelizzazione. Allo stesso tempo, però, viviamo anche le tensioni tra vari valori - per esempio tra collettivismo e individualismo - e minacce alla pace, la tristezza dalla divisione dello stato tra Sud e Nord. Mi aspetto che il Papa ci indichi i valori che bisogna seguire preferibilmente insieme, valori che derivano dal Vangelo e siano rivolti al bene comune. Inoltre, spero anche che, grazie alla visita del Papa, la società coreana si impegni maggiormente sui temi della giustizia e della pace attraverso attività concrete, al fine di costruire un mondo migliore in cui si riscalderà e trasformerà il nostro cuore.

D. - Papa Francesco andrà in Corea per abbracciare i giovani. Che messaggio porterà secondo lei?

R. - Inoltre questa estate il Papa incontrerà i giovani asiatici, partecipando alla Giornata della Gioventù dell’Asia in Corea del Sud con il tema: “Asian youth! Wake Up! The glory of the martyrs shines on you.” ("Giovani asiatici, svegliatevi! La gloria dei martiri risplende in voi"). Nella nostra epoca sembra che ci sia una lotta tra la Velocità e la Verità. La velocità porta la mobilità e la facilità di comunicazione attraverso i nuovi media e la tecnologia. Però, soprattutto ai nostri giovani, penso stia mancando a poco a poco l’entusiasmo giovanile per la ricerca della verità, dipendendo e facendosi trascinare dalla velocità del mondo. Mi ricordo il grido del Papa ai giovani: “Non si può vivere senza guardare le sfide. Non state al balcone, lottate per dignità e contro la povertà”. Spero che durante la visita il Papa lanci alcuni messaggi ai giovani sullo zelo e l’entusiasmo giovanile, sull’importanza di avere una mente aperta e pronta al discernimento, sempre illuminato dalla Verità, come aveva consigliato agli studenti delle università romane.

D. - Come verrà accolto dai fedeli coreani?

R. - I cristiani coreani stanno aspettando di celebrare con il Papa la Beatificazione di 124 coreani che hanno dedicato la loro vita per testimoniare la verità e la fede in Dio durante il periodo delle persecuzioni. Prego per i cristiani coreani perché possano avere l’opportunità di riscoprire la bellezza di questo cammino di fede che abbiamo ricevuto dal sangue dei nostri martiri.







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