2014-03-18 19:57:42

Crimea: Russia e Usa sempre più distanti. Ue: risultato referendum illegale


Sempre più distanti la Russia e gli Stati Uniti, affiancati dall’Unione europea, sulla crisi in Ucraina. Due giorni dopo il referendum per la secessione della Crimea da Kiev, il capo del Cremlino Vladimir Putin ha riaffermato l’appartenenza della penisola a Mosca, mentre il Presidente statunitense Barack Obama e la cancelliera tedesca Angela Merkel ribadiscono l’illegittimità della consultazione. Sul terreno, intanto, sale la tensione. Il servizio di Giada Aquilino: RealAudioMP3

Avanti con una risposta coordinata sulla crisi in Ucraina, la secessione della Crimea e la posizione della Russia. Lo hanno ribadito, in una telefonata, il presidente statunitense Barack Obama e la cancelliera tedesca, Angela Merkel, dopo che la Casa Bianca - a proposito della linea di Mosca - aveva parlato di “una minaccia alla pace”. La stessa Merkel aveva precisato poco prima che “sono sospesi” tutti i lavori di preparazione al G8 di giugno a Sochi, così come la partecipazione di Mosca. Ad esprimere la linea ufficiale europea, i presidenti della Commissione Ue e del Consiglio europeo, Jose' Manuel Barroso e Herman Van Rompuy: Bruxelles - hanno fatto sapere – “non riconoscerà il referendum illegale e illegittimo della Crimea né il suo risultato”. Domani Van Rompuy incontrerà a Mosca il presidente Vladimir Putin, il quale ha intanto affermato che “la Crimea è sempre stata parte inscindibile dalla Russia” e ha chiesto al Parlamento una legge ad hoc per l'ingresso della Crimea e di Sebastopoli, firmando però già l'accordo per l’ingresso nella Federazione russa. Il ministro degli Esteri Lavrov ha intanto risposto al capo della diplomazia statunitense John Kerry e al vicepresidente Joe Biden, sostenendo che le sanzioni alla Russia sono “inaccettabili” e “non rimarranno prive di conseguenze”. Sul terreno intanto fonti ucraine parlano di un soldato di Kiev ucciso in un attacco condotto da militari russi a Simferopoli, in Crimea, tanto che le truppe ucraine sono state autorizzate a sparare per difendersi. Della sorte della penisola ha parlato il premier ad interim, Arseni Iatseniuk, che ha definito l'annessione della Crimea da parte della Russia “una rapina su scala internazionale”.

Il mondo occidentale chiede che abbiano accesso in Crimea osservatori internazionali. Fausta Speranza ne ha parlato con Daniele De Luca, docente di Storia delle relazioni internazionali all’Università del Salento: RealAudioMP3


R. - Innanzitutto, dobbiamo vedere chi fa questa richiesta: se sono delle organizzazioni internazionali, se sono degli Stati, l’Unione Europea o gli Stati Uniti, questo vuol dire che è come dire che la Crimea è persa. Quindi si riconosce il referendum da parte della Crimea, si riconosce - scusate la ripetizione - il riconoscimento da parte della Russia e quindi una possibile annessione a breve. A questo punto gli osservatori internazionali dovrebbero solo controllare che non vengano violati i diritti delle minoranze ancora presenti in Crimea. Io a questo punto, forse, dovrei aggiungere che bisognerebbe avere dei controllori internazionali, degli osservatori internazionali anche per le minoranze non ucraine in Ucraina stessa.

D. - Perché davvero la situazione rischia di sfociare in grandi tensioni?

R. - Ma certo. Questo è assolutamente uno dei rischi in cui si può incappare. Ci sono minoranze da una parte e ci sono minoranze dall’altra: il problema in questo momento, forse non è tanto quello che è avvenuto - cioè il referendum e i successivi passaggi - ma quello che avverrà dopo, soprattutto quello che Putin farà, perché ancora sul tappeto ci sono altre questioni, altri problemi che dovrebbero essere affrontati. C’è una minoranza russa nella Moldavia - la Transnistria - e come si comporterà lì Putin, se anche questa parte dovessero dichiararsi indipendente? E quale sarà l’atteggiamento che gli Stati Uniti potrebbero avere o l’Unione Europea potrebbe avere? Certo da quello che si vede sono atteggiamenti comunque relativamente deboli: se il presidente Obama, ancora oggi e ancora ieri, dice che vede una soluzione diplomatica alla questione, probabilmente lui non sa quello che sta vedendo e probabilmente questo sta facendo soltanto il gioco del presidente Putin.

D. - Queste sanzioni che valore hanno da parte degli Stati Uniti e da parte dell’Unione Europea e anche da parte del Giappone?

R. - Al momento credo che siano simboliche e che tutti se le aspettassero, compresi i russi stessi. La limitazione o di movimento o di movimenti finanziari sono le prime sanzioni, ma sono soprattutto le sanzioni che non fanno male a nessuno. Adesso bisogna vedere se c’è una chiara intenzione di muoversi ancora nell’inasprimento di queste sanzioni. Si parla di sanzioni tipo quelle che sono state adottate nei confronti dell’Iran. Però - attenzione - qui i casi sono totalmente diversi: i rapporti tra Stati Uniti, Unione Europea e Iran sono completamente diversi da quelli che gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno nei confronti della Russia. Quindi arrivare ad una radicalizzazione delle sanzioni - come nel caso di Teheran - mi sembra una proposta un po’ azzardata.

D. - L’Unione Europea sta prendendo tempo sulla questione del G8, che potrebbe essere ridotto a G7. Ma sarebbe un gesto davvero grave!

R. - Sarebbe grave sì, ma io lo ritengo ancora abbastanza simbolico. Credo che anche in questo caso la Russia - Putin - abbia messo in conto una possibile esclusione al primo giro, in maniera tale poi da prendere tempo, far - come dire - ammorbidire la questione e poi essere probabilmente più avanti richiamata. C’è poco da fare: senza la Russia non si può… La questione del G7 e G8 non è tanto importante, perché - come ho già detto un’altra volta - la questione importante è sempre quella del G20: lì ci sono degli Stati completamente diversi, le cui economie in questo momento sono assolutamente determinati e dove vengono prese le vere decisioni.








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