Putin firma il decreto sull'indipendenza della Crimea. Arrivano le sanzioni di Ue
e Usa
Si alza la tensione a livello internazionale dopo il referendum di domenica scorsa,
che a larghissima maggioranza ha detto “sì” all’annessione della Crimea alla Russia.
Ieri sera il Presidente russo Puitn ha firmato il decreto per il riconoscimento della
Crimea come Stato indipendente. Arrivano, intanto, le sanzioni da Unione europea e
Stati Uniti e il Presidente Obama annuncia che ce ne potranno essere di più dure contro
la Russia se proseguirà nel suo piano di annessione della Crimea. Il servizio di Debora
Donnini:
Sono 21 gli
esponenti russi e ucraini colpiti dalle sanzioni dell’Unione europea e 11 da quelle
degli Stati Uniti tra cui l’ex presidente ucraino Yanukovich, il vice primo ministro
russo Rogozin e l’attuale “premier” della Crimea Aksyonov. La consultazione di ieri
in Crimea, dove ha vinto con quasi il 97% il “sì” all’annessione, viene giudicata
illegittima da Ue e Usa tanto che Obama promette di adottare sanzioni più dure se
Mosca proseguirà nel suo piano di annettere la Crimea e ad “inteferire” in Ucraina,
anche se ritiene che sia ancora percorribile la strada della diplomazia. In serata
poi rispondendo ad una domanda se Putin potrà essere in seguito oggetto di misure
punitive, il portavoce della Casa Bianca, Jay Carney, dice che l'amministrazione Obama
"non intende escludere alcun individuo". E deluso e preoccupato per il referendum
svoltosi ieri in Crimea, si dice anche il segretario generale dell’Onu, Ban ki Moon.
Sul terreno, intanto, il Parlamento della Crimea va vanti verso la secessione: stamani
si è dichiarato ufficialmente indipendente dall'Ucraina e ha chiesto l'annessione
della penisola alla Russia. E' stato anche deciso il passaggio al fuso orario di Mosca,
la nazionalizzazione di tutte le proprietà ucraine e l'adozione del rublo come seconda
moneta ufficiale accanto alla 'grivnia' ucraina, che non circolerà piu' dal gennaio
2016. Il Parlamento di Sinferopoli ha inoltre annunciato che le autorita' ucraine
non hanno piu' potere sulla penisola e che le unità militari ucraine sul territorio
saranno sciolte. Nazionalizzate, poi, le due aziende energetiche della penisola. Immediata
la reazione di Kiev: il Parlamento ucraino ha ratificato la mobilitazione di 40mila
riservisti decisa dal presidente 'ad interim'. E Ue e Ucraina firmeranno venerdì l’accordo
politico di associazione. In questo clima interviene anche la Nato: l’annessione della
Crimea - sostiene - sarebbe una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite.
Del
braccio di ferro tra Sebastopoli e Kiev e del ruolo della comunità internazionale
Fausta Speranza ha parlato con Germano Dottori, docente di Studi strategici
all'Università Luiss:
R. - E’ una
questione molto sensibile sia per l’opinione pubblica russa che per l’opinione pubblica
ucraina, ma occorre anche tener presente il fatto che comunque questa crisi non si
sviluppa nel vuoto pneumatico: c’è la Comunità internazionale ed esistono anche possibilità
che qualche mediazione - per congelare la situazione e piano piano farla rientrare
entro margini più accettabili - esista ancora.
D. - La prima richiesta, in
queste ore, da parte di Stati Uniti e Unione Europea è quella di accettare in Crimea
osservatori internazionali…
R. - Sì, è comprensibile. Anche perché ovviamente
si vuol fugare il timore che le persone ostili all’ingresso della Crimea nella Federazione
Russa subiscano delle discriminazioni o vengano fatte oggetto in qualche misura di
ritorsioni. Mi sembra abbastanza normale e sarebbe anche interesse - a mio avviso
- delle autorità locali permetterlo. D’altra parte, però, gli animi sono ancora abbastanza
surriscaldati, come prova la circostanza riferita poco fa da una giornalista italiana
sul posto che anche andare ad assistere alle manifestazioni di giubilo ha creato dei
problemi con le sicurezze locali: malgrado - diciamo - ci fosse il loro interesse
anche, teoricamente, a mostrare al mondo che genere di consenso e di supporto popolare
ha questo passo che è stato fatto in Crimea ieri.
D. - La Comunità internazionale
ha ribadito che questo referendum è illegittimo e illegale, fondamentalmente perché
viene dopo l’intervento delle truppe russe in Crimea: è così?
R. - I problemi
sono molteplici. Io credo che, al di là di tutto, siccome la Comunità internazionale
è composta da Stati sovrani e molti Stati sovrani sono alle prese con una crisi di
coesione territoriale che li attraversa al proprio interno ed è una cosa molto forte
anche all’interno dell’Unione Europea - avvertita, per esempio, dal Belgio e in una
certa misura anche dalla Gran Bretagna; non parliamo poi della Spagna - c’è comunque
un interesse a far sì che il precedente non si generalizzi. L’intenzione è di circoscriverlo
al massimo! Il secondo elemento è che qui non si parla soltanto di una secessione
e quindi di una proclamazione dell’indipendenza, ma si parla di una proclamazione
dell’indipendenza che è funzionale al passaggio di un territorio da uno Stato sovrano
ad un altro Stato sovrano. Io immagino che proprio per questo la Russia avrà tutto
l’interesse a separare i due passaggi, in modo tale che risulti chiaro che la Russia
non si annette un territorio appartenente ad un altro Stato, ma accetta la proposta
di unione che viene da un altro Stato sovrano nei suoi confronti. Alla fine è la politica
che incide in questo caso e che determina un po’ anche la forzatura delle forme giuridiche.
D. - Professore, permettiamoci una banalizzazione giornalistica: sta vincendo
Putin perché si è preso appieno la Crimea o sta vincendo l’Occidente perché il resto
dell’Ucraina sarà più libera e più distante dall’influenza di Mosca?
R. - Direi
la seconda, nel senso che Putin recupera la Crimea, ma, sino a questo momento, perde
l’Ucraina, che era un elemento essenziale del suo progetto di unione euroasiatica.
Peraltro la perdita dell’Ucraina è qualche cosa che non è maturata ieri e neanche
nell’ultimo mese: è qualcosa che ha preso forma già nel 2013.