Convegno di Scienza e Vita sulla sanità in tempo di crisi: il medico sia amorevole
In Italia, anche il sistema sanitario ha risentito pesantemente della crisi economica.
Aumenta l’aspettativa di vita, aumentano le persone da curare e si riducono le disponibilità
economiche, con gravi conseguenze per i più deboli e i più poveri. Questo il tema
al centro del Convegno intitolato “Garantire la salute oggi, con attenzione ai più
deboli”, organizzato da Scienza e Vita. Su questo incontro, in programma ieri a Napoli,
Amedeo Lomonaco ha intervistato il presidente del Forum nazionale sociosanitario
di ispirazione cristiana, il dott. Aldo Bova, consigliere nazionale dell’Associazione
dei medici cattolici:
R. – La salute
è un bene al quale hanno diritto tutti. Allo stato attuale, per la crisi mondiale
che c’è stata e che ha avuto delle ripercussioni in Italia, ne ha risentito anche
il Sistema sanitario nazionale. Sono state ridotte, nelle varie aziende ospedaliere,
tante prestazioni proprio per la difficoltà ad acquistare beni e servizi. E quello
che abbiamo notato, e che dispiace molto, è che a pagare le spese di questa condizione
di difficoltà sono i più indigenti. Basti pensare che per avere una visita ambulatoriale
in alcuni ambienti si pagano 50 euro. Alcune persone, che hanno una pensione di 500-600
euro o qualcosa in più, non ce la fanno.
D. – Quale è lo scopo del convegno?
R.
– Far mente locale sulla situazione attuale, cercare di immaginare quali possano essere
le strade per migliorare l’organizzazione lì dove non ce ne è una buona, migliorare
le prestazioni, fare in modo che ci siano i fondi affinché le persone indigenti abbiano
la possibilità di curarsi. Questo per un dovere nei riguardi delle persone indigenti,
ma anche comprendendo che la loro mancata assistenza comporta ulteriori patologie
e ulteriori aggravi per quanto riguarda assistenza sociale, riabilitazione e tante
altre problematiche che possono essere provocate dal fatto di non curarsi.
D.
– C’è dunque il rischio che il diritto alla salute diventi sempre più un lusso per
pochi. Come evitare questo pericolo?
R. – Eliminando gli sprechi. E’ documentato
che, in un anno, vengono buttati via 6-7 milioni di euro di cibo dagli ospedali. Quindi,
per esempio, regolando meglio l’offerta del cibo e non sprecandolo o buttandolo si
risparmiano soldi. Poi, un’altra cosa che va definita è che ci vuole un rapporto veramente
umano tra la struttura curante e il paziente. E non per un "francescanesimo" che noi
vogliamo portare avanti in questa epoca, ma perché è documentato che lì dove il medico
tratta con umanità e con calore, con amore, il paziente, le cure danno migliori risultati.
Lo dice l’Organizzazione mondiale della sanità con dati obiettivi e certi, avendo
documentato che – per esempio – due trapianti di fegato su quattro vanno male, a livello
mondiale, quando non c’è, da parte del curante, una adesione amorevole e di affettuosità
nei riguardi dei pazienti.
D. – Dunque, il medico è chiamato a essere un professionista,
ma anche un “missionario”…
R. – Il rapporto tra il medico e il paziente non
può essere tra uno che conosce tecniche chirurgiche e, dall’altro lato, una struttura
fatta di muscoli, di cute, di ossa e di cuore. Non è così! Se si interpreta così la
cosa, la cura del paziente non va bene. Ma è chiaro che noi in questa azione ci vogliamo
mettere anche l’afflato cristiano affinché le cose vadano meglio, e abbiamo il dovere
di farlo anche seguendo le indicazioni di Papa Francesco che, certamente, ci dice
di non stare fermi nelle sagrestie o in un circuito chiuso. Dobbiamo vivere la realtà
concreta, calarci nelle difficoltà che si vivono quotidianamente e cercare di dare
il nostro contributo affinché le cose che vanno bene vadano sempre meglio. Ma le cose
che non vanno bene si aggiustino a vantaggio di tutti.
D. – Lei è presidente
del Forum sociosanitario di ispirazione cristiana: che tipo di realtà è questa?
R.
– Anzitutto, bisogna dire che è un Forum a cui partecipano tante associazioni, tra
cui medici cattolici, farmacisti cattolici, giuristi cattolici, Movimento per la Vita,
Unitalsi, Istituto don Gnocchi. Tante strutture che hanno ispirazione cristiana e
che operano nel mondo sociosanitario. La nostra finalità è anzitutto quella di poter
portare avanti un discorso a vantaggio della vita dal suo nascere al suo termine,
ma andando nel concreto e nel pratico. A livello nazionale mettendoci insieme, discutendo
le questioni che ci sono e cercando di avere rapporti con le istituzioni affinché
queste agiscano per aggiornare la legislazione, per seguire bene l’evoluzione del
servizio che lo Stato può offrire in questo settore. Il Forum è collegato alla Conferenza
episcopale italiana. Abbiamo nel nostro statuto un osservatore permanente della Cei
e vogliamo agire in linea con il Magistero della Chiesa.