La diocesi di Roma rilegge in un incontro le figure di don Camillo e Peppone
“La catechesi non si trasmette solo con la Bibbia, ma con la cultura nata dalla fede”.
In questo senso, i film di don Camillo e Peppone, nati dalla penna di Giovannino Guareschi,
rappresentano un tesoro di vita cristiana vissuta. Ne è convinto mons. Andrea Lonardo,
direttore dell’Ufficio catechistico della diocesi di Roma, intervenuto a un incontro
per educatori dedicato proprio all’opera dello scrittore cristiano. Il servizio di
Antonella Pilia:
Don Camillo
e Peppone: sacerdote del paese il primo, sindaco comunista il secondo. I due personaggi
in costante attrito, nati dalla penna di Giovannino Guareschi, sono entrati nel cuore
di ben tre generazioni. Merito dei libri, tradotti in 350 lingue, ma soprattutto dei
film, realizzati negli anni ‘50 e riproposti ogni anno a grande richiesta di pubblico.
A loro, la diocesi di Roma ha dedicato un incontro. Mons. Andrea Lonardo, direttore
dell’Ufficio catechistico:
Papa Francesco nell’Evangelii Gaudium ci sta insegnando
che la catechesi ha bisogno di immagini: deve toccare il cuore, deve emozionare come
una madre che parla ai suoi figli. Papa Giovanni Paolo II nel Trittico Romano, un
ciclo di poesie bellissimo, spiega che la Bibbia attende qualcuno che la traduca in
qualcosa di visibile e di concreto. E così Guareschi ci mostra come la parola di Dio
prende vita nella storia di un prete, nella storia del sindaco comunista, nelle storia
delle famiglie e della gente del paese, così come nel desiderio di vivere bene e di
superare il male. Per questo, come Ufficio catechistico della diocesi, ogni anno stiamo
portando avanti la riflessione su una figura - quest’anno su Guareschi - per aiutare
i catechisti ad attingere da questi tesori di immagini, di vita cristiana vissuta
che aiutano a completare l’annuncio che viene fatto attraverso la scrittura ed il
dogma della Chiesa.
D. - Lei ha raccontato che Papa Giovanni XXIII chiese a
Guareschi di scrivere un catechismo della Chiesa cattolica…
R. - Certo. Questo
episodio è molto interessante: nel ’59, appena eletto Papa, Giovanni XXIII si rese
conto che la catechesi aveva bisogno di qualcosa di più vicino al cuore, alla vita
delle persone, rispetto al semplice catechismo con tutta la riproposizione della Chiesa.
Tramite Loris Capovilla, allora suo segretario, fece chiedere proprio a Guareschi
se se la sentiva di scrivere un catechismo della Chiesa per mostrare la vitalità della
morale, dei dogmi, della liturgia cristiana… Guareschi, a quel tempo, rispose subito
che era assolutamente impensabile perché non si riteneva in grado. Poi, pian piano,
ci ripensò e si rese conto che in realtà avrebbe potuto commentare ogni aspetto della
fede cristiana dicendo: “Don Camillo dice… o don Camillo fece… o don Camillo pensò…”,
ma era troppo tardi. Giovanni XXIII oramai era diventato anziano, si era ammalato
ed il progetto era decaduto. Vediamo, però, nei libri e nella serie cinematografica
che ne è stata tratta, che in realtà don Camillo e Peppone sono la riproposizione
delle storie evangeliche senza citarle esplicitamente nella vita dell’uomo del suo
tempo ma anche di ogni tempo.
D. - Perché i film di don Camillo e Peppone
sono ancora tanto attuali a distanza di oltre 50 anni?
R. - E’ innanzitutto
uno stile che può essere un’illustrazione di quello che Papa Francesco ci dice circa
questo sguardo positivo sulla realtà: Peppone e don Camillo, pur essendo acerrimi
nemici, in realtà si vogliono bene. È una Chiesa che certamente denuncia il male ma
vuole profondamente bene ad ogni persona. È un dialogo tra due amici che camminano
insieme. C’è una scena famosissima dove i due sono in bicicletta e si superano vicendevolmente
ma vogliono, comunque, arrivare alla meta insieme. Don Camillo è un prete profondamente
inserito nella vita del paese. E' un uomo di Dio, ma anche uomo della gente. E in
questo paese, questo piccolo mondo, lui è testimone della trascendenza di Dio. Un’altra
scena meravigliosa, che viene anche ripresa dai libri, è quella dell’alluvione: sul
greto del fiume c’è la gente che sta lasciando il Paese e chissà quando ritornerà
perché l’alluvione ha allagato tutto. Nella chiesa è rimasto solo il prete con l’acqua
fino alla cintura e con il megafono rassicura la gente: “Sentirete ancora le campane
suonare, vi richiamerò e voi ritornerete”. Dio è con noi e ci benedice e come tutte
le altre generazioni che hanno ritrovato la vita dopo aver affrontato la morte, così
anche noi riusciremo a rendere il nostro paese un piccolo paradiso. Queste sono immagini
molto potenti, molto forti che mostrano la grandezza di Dio e la bellezza della vita
di tutti i giorni.