2014-03-15 13:31:34

Renzi a confronto con l'Europa. Intesa con Hollande: priorità a crescita e lavoro


Impegnativo tour europeo per il premier italiano Renzi che oggi a Parigi ha incontrato Hollande, lunedì vedrà la Merkel in Germania e giovedì, prima dell'inizio del vertice europeo, il presidente della Commissione Ue, Barroso. A Parigi, Renzi e Hollande hanno concordato che la priorità attuale va a crescita e lavoro. Sullo sfondo di questa missione, tante dichiarazioni e alcuni provvedimenti come i primi tagli alle tasse e qualche euro in più nelle buste paga di chi in Italia guadagna di meno. Tra gli annunci la conferma che il governo rispetterà gli impegni presi con l’Europa e terrà i conti in ordine, ma decidendo in autonomia sulle riforme da fare e proponendo un’inversione di rotta che accanto al rigore preveda la crescita e il lavoro. Al microfono di Adriana Masotti sentiamo l’economista Leonardo Becchetti, ordinario di economia politica all’Università Tor Vergata di Roma:RealAudioMP3

R. – Innanzitutto, penso che il rapporto tra Italia ed Europa non debba essere quello di fare i compiti a casa presi da una maestra, ma piuttosto ridiscutere assieme ai Paesi membri quella che può essere la strategia migliore. In questo momento l’Unione Europea sta chiaramente adottando una politica troppo recessiva e quindi Renzi deve assolutamente battersi per una politica fiscale comunitaria molto più espansiva e per una politica monetaria molto più simile a quella che sta perseguendo la Fed negli Stati Uniti, con l’obiettivo di ridurre la disoccupazione piuttosto che guardare solamente all’inflazione.

D. – Ma rispettare gli impegni, cioè nel nostro caso non superare il 3% nel rapporto debito-Pil e, insieme, investire nella crescita è possibile?

R. – Io credo che gli impegni debbano essere da entrambe le parti. Renzi dovrebbe far presente che esiste un impegno italiano che, tra l’altro, andrebbe un pochino ridiscusso, ma esiste anche un impegno da parte delle istituzioni comunitarie. La Banca Centrale, ad esempio, ha l’obiettivo di tendere al 2% d’inflazione. In questo momento, l’inflazione invece è molto inferiore e questo rende molto difficile il rispetto del nostro impegno. Infatti, se noi dobbiamo rispettare il Fiscal compact dall’anno prossimo in poi, questo comporta almeno due punti in più di crescita, quando l’inflazione è così bassa. Io chiederei, quindi, un rispetto degli impegni da tutte e due le parti e, in particolare, insisterei sul fatto che l’Unione Europea deve aumentare leggermente il proprio tasso d’inflazione e non deve tenere il tasso di cambio così alto, cosa che svantaggia moltissimo il tentativo di far ripartire la crescita in tutti i Paesi membri, inclusa l’Italia.

D. – Con quale autorevolezza, con quale credibilità, secondo lei, Renzi si presenta in Europa?

R. – Credo che sicuramente abbia dato un segno di entusiasmo, di energie. Ovviamente deve poi dimostrare che dietro gli annunci ci sono i fatti, attraverso la realizzazione di quello che ha promesso. Io credo, però, debba anche supportare le proprie posizioni con le idee di economisti autorevoli, che nelle diverse parti del mondo, hanno sostenuto che la politica europea in questo momento è troppo recessiva. Sicuramente questi economisti autorevoli hanno curriculum più importanti di quelli dei funzionari europei, che ora ci chiedono di fare i compiti a casa.

D. – Tutti guardano in particolare alle reazioni della Germania. Lei che cosa si aspetta dalla Merkel che, comunque, ha detto che quello presentato da Renzi è un piano ambizioso?

R. – Probabilmente c’è una certa simpatia e bisogna giocare anche su questo. D’altra parte, bisogna convincere i tedeschi che è anche loro interesse avere un’Europa con più crescita, avere un’ Europa dove anche i Paesi del Sud hanno uno sviluppo dell’economia migliore di quello di adesso. E trovare, quindi, quelle situazioni che noi economisti chiamiamo “win win”, cioè quelle situazioni di miglioramenti e di riforma, dove tutti i giocatori hanno dei vantaggi, quindi anche la Germania.

D. – Riguardo poi all’Italia, lei che cosa si auspica, è anche lei in attesa di vedere che cosa poi delle tante promesse si riuscirà a realizzare da parte del governo?

R. – Io insisto sul fatto che il problema dell’Italia è un problema di domanda interna, ovvero l’economia non va avanti perché la gente non compra. Bisogna, dunque, sostenere la domanda interna e per sostenere la domanda interna non è certo la spending review la strada migliore. La strada migliore è quella di riqualificare la spesa e quindi bene ha fatto Renzi a varare un programma sulla casa, un programma sulla ristrutturazione del territorio, un programma sulla ristrutturazione degli edifici scolastici. Queste sono cose che attivano settori ad alta intensità di lavoro e fanno ripartire l’economia. Io credo, quindi, che la strada da seguire sia questa. Bisogna fare molta attenzione anche sul cuneo, perché è bene rimettere i soldi nelle tasche dei cittadini, ma se questo finanziamento del cuneo viene accompagnato da manovre che riducono la domanda pubblica, questo può addirittura avere un saldo zero, un saldo negativo sull’espansione dell’economia. Bisogna tener conto, fondamentalmente, di quelli che sono gli insegnamenti di Keynes che ci dice che è soprattutto la domanda, in questo momento, ad essere molto importante, essendo proprio la domanda interna a languire oggi.







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