Renzi a confronto con l'Europa. Intesa con Hollande: priorità a crescita e lavoro
Impegnativo tour europeo per il premier italiano Renzi che oggi a Parigi ha incontrato
Hollande, lunedì vedrà la Merkel in Germania e giovedì, prima dell'inizio del vertice
europeo, il presidente della Commissione Ue, Barroso. A Parigi, Renzi e Hollande hanno
concordato che la priorità attuale va a crescita e lavoro. Sullo sfondo di questa
missione, tante dichiarazioni e alcuni provvedimenti come i primi tagli alle tasse
e qualche euro in più nelle buste paga di chi in Italia guadagna di meno. Tra gli
annunci la conferma che il governo rispetterà gli impegni presi con l’Europa e terrà
i conti in ordine, ma decidendo in autonomia sulle riforme da fare e proponendo un’inversione
di rotta che accanto al rigore preveda la crescita e il lavoro. Al microfono di Adriana
Masotti sentiamo l’economista Leonardo Becchetti, ordinario di economia
politica all’Università Tor Vergata di Roma:
R. – Innanzitutto,
penso che il rapporto tra Italia ed Europa non debba essere quello di fare i compiti
a casa presi da una maestra, ma piuttosto ridiscutere assieme ai Paesi membri quella
che può essere la strategia migliore. In questo momento l’Unione Europea sta chiaramente
adottando una politica troppo recessiva e quindi Renzi deve assolutamente battersi
per una politica fiscale comunitaria molto più espansiva e per una politica monetaria
molto più simile a quella che sta perseguendo la Fed negli Stati Uniti, con l’obiettivo
di ridurre la disoccupazione piuttosto che guardare solamente all’inflazione.
D.
– Ma rispettare gli impegni, cioè nel nostro caso non superare il 3% nel rapporto
debito-Pil e, insieme, investire nella crescita è possibile?
R. – Io credo
che gli impegni debbano essere da entrambe le parti. Renzi dovrebbe far presente che
esiste un impegno italiano che, tra l’altro, andrebbe un pochino ridiscusso, ma esiste
anche un impegno da parte delle istituzioni comunitarie. La Banca Centrale, ad esempio,
ha l’obiettivo di tendere al 2% d’inflazione. In questo momento, l’inflazione invece
è molto inferiore e questo rende molto difficile il rispetto del nostro impegno. Infatti,
se noi dobbiamo rispettare il Fiscal compact dall’anno prossimo in poi, questo comporta
almeno due punti in più di crescita, quando l’inflazione è così bassa. Io chiederei,
quindi, un rispetto degli impegni da tutte e due le parti e, in particolare, insisterei
sul fatto che l’Unione Europea deve aumentare leggermente il proprio tasso d’inflazione
e non deve tenere il tasso di cambio così alto, cosa che svantaggia moltissimo il
tentativo di far ripartire la crescita in tutti i Paesi membri, inclusa l’Italia.
D.
– Con quale autorevolezza, con quale credibilità, secondo lei, Renzi si presenta in
Europa?
R. – Credo che sicuramente abbia dato un segno di entusiasmo, di energie.
Ovviamente deve poi dimostrare che dietro gli annunci ci sono i fatti, attraverso
la realizzazione di quello che ha promesso. Io credo, però, debba anche supportare
le proprie posizioni con le idee di economisti autorevoli, che nelle diverse parti
del mondo, hanno sostenuto che la politica europea in questo momento è troppo recessiva.
Sicuramente questi economisti autorevoli hanno curriculum più importanti di quelli
dei funzionari europei, che ora ci chiedono di fare i compiti a casa.
D. –
Tutti guardano in particolare alle reazioni della Germania. Lei che cosa si aspetta
dalla Merkel che, comunque, ha detto che quello presentato da Renzi è un piano ambizioso?
R.
– Probabilmente c’è una certa simpatia e bisogna giocare anche su questo. D’altra
parte, bisogna convincere i tedeschi che è anche loro interesse avere un’Europa con
più crescita, avere un’ Europa dove anche i Paesi del Sud hanno uno sviluppo dell’economia
migliore di quello di adesso. E trovare, quindi, quelle situazioni che noi economisti
chiamiamo “win win”, cioè quelle situazioni di miglioramenti e di riforma, dove tutti
i giocatori hanno dei vantaggi, quindi anche la Germania.
D. – Riguardo poi
all’Italia, lei che cosa si auspica, è anche lei in attesa di vedere che cosa poi
delle tante promesse si riuscirà a realizzare da parte del governo?
R. – Io
insisto sul fatto che il problema dell’Italia è un problema di domanda interna, ovvero
l’economia non va avanti perché la gente non compra. Bisogna, dunque, sostenere la
domanda interna e per sostenere la domanda interna non è certo la spending review
la strada migliore. La strada migliore è quella di riqualificare la spesa e quindi
bene ha fatto Renzi a varare un programma sulla casa, un programma sulla ristrutturazione
del territorio, un programma sulla ristrutturazione degli edifici scolastici. Queste
sono cose che attivano settori ad alta intensità di lavoro e fanno ripartire l’economia.
Io credo, quindi, che la strada da seguire sia questa. Bisogna fare molta attenzione
anche sul cuneo, perché è bene rimettere i soldi nelle tasche dei cittadini, ma se
questo finanziamento del cuneo viene accompagnato da manovre che riducono la domanda
pubblica, questo può addirittura avere un saldo zero, un saldo negativo sull’espansione
dell’economia. Bisogna tener conto, fondamentalmente, di quelli che sono gli insegnamenti
di Keynes che ci dice che è soprattutto la domanda, in questo momento, ad essere molto
importante, essendo proprio la domanda interna a languire oggi.